giovedì 28 marzo 2013

Enzimi spia per prevenire i danni da inquinamento



di Paola Emilia Cicerone

Di solito per individuare i livelli di inquinamento dell’ambiente si analizzano acqua aria o terreno. In futuro forse sarà possibile individuare la presenza di sostanze tossiche nel nostro organismo con una semplice analisi del sangue . Grazie alla scoperta di un gruppo di ricercatori italiani guidato da Giorgio Ricci dell’Università di Roma Tor Vergata. Una ricerca che ha mobilitato circa 900 persone, tra cui oltre 500 volontari residenti nella valle del fiume Sacco in provincia di Frosinone, un’area drammaticamente inquinata da rifiuti tossici e discariche abusive .
In questo modo i ricercatori sono arrivati a individuare un enzima che farebbe da rivelatore di inquinamento: si chiama glutatione transferasi, e appartiene a una famiglia di enzimi che servono a proteggere l’organismo da composti tossici favorendone l’eliminazione. Si è visto infatti che la presenza dell’enzima nel sangue è proporzionale alla presenza di tossine nel sangue. L’enzima insomma , osservano gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Biochemical and Biophysical Research Communications, ( www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0006291X12015471) potrebbe essere utilizzato come campanello d’allarme per disegnare vere e proprie “mappe dell’inquinamento” approfondendo le indagini quando necessario per individuare le sostanze tossiche presenti . In questo modo inoltre la presenza degli inquinanti potrebbe essere valutata in base non alla diffusione nell’ambiente ma a un dato molto più interessante, ossia il loro effetto sull’organismo umano.

mercoledì 27 marzo 2013

Ginnastica per la mente



Di Paola Emilia Cicerone

Che il cervello funzioni meglio se lo teniamo in allenamento è noto da tempo. Oggi c’è chi propone di allenarlo anche in palestra: si chiama Fit 4 Brain, ed è un vero corso di ginnastica studiato con l’aiuto di un neurologo: esercizi di equilibrio, coordinazione e manualità pensati per potenziare le attività cerebrali. Il corso è in partenza nel capoluogo lombardo, presso la palestra Milano Health Club, dove sarà presentato sabato 6 aprile con un incontro aperto al pubblico (info www.mhcmilano.it e facebook.com/MilanoHealthClub)
E chi non è a Milano o non ha voglia di andare in palestra? Possiamo provare a “ tracciare nuove mappe cerebrali” in modo artigianale, cominciando col rompere la routine con piccole novità, come fare la spesa in un supermercato che non conosciamo o cambiare strada quando torniamo dall’ufficio o da scuola. Ci sono poi attività fisiche che richiedono coordinamento e potenziano la nostra abilità di muoverci nello spazio: diversi studi confermano l’efficacia delle arti marziali “dolci” come il tai chi chuan, il “combattimento con l’ombra” di origine cinese che lavora sull’equilibrio ed è anche un ottimo esercizio di memoria. Ma funziona benissimo anche il ballo, dai corsi avanzati al semplice ballo di sala: anche in questo caso dobbiamo memorizzare dei passi, delle sequenze di movimenti, e abbinarli alla musica il tutto in coordinamento con un partner e con le altre persone che si muovono nella sala. Tutti esercizi che tengono in forma le nostre connessioni cerebrali, oltre ai nostri muscoli
Forse a dare i risultati meno soddisfacenti sono proprio i programmi informatici pensati per stimolare l’attività mentale: nel 2010 la rivista Nature ha pubblicato uno studio che ha coinvolto oltre 11.000 persone, mettendo a confronto questo tipo di programmi con un esercizio non strutturato, come cercare on line risposte a domande bizzarre. Dopo sei settimane si è visto che chi aveva utilizzato i programmi di potenziamento cognitivo otteneva sì punteggi più alti in questi programmi, ma non mostrava particolari miglioramenti a livello cognitivo - in termini di memoria e di risposta ai test clinici che si usano per testare le capacità cognitive - rispetto ai soggetti del gruppo di controllo che avevano semplicemente smanettato sul computer (www.health.harvard.edu/blog/can-computer-games-keep-your-brain-fit-201204264640)
Per ottenere i risultati migliori, vale per la ginnastica cerebrale il consiglio universalmente valido per l’attività fisica: fare qualcosa che piace. E’ inutile fracassarsi la testa sulle parole crociate o sul Sudoku se quello che amiamo davvero è giocare a carte, o iscriversi a un corso di lingue se preferiamo l’informatica, il bricolage o il tango. Qualunque opportunità di imparare cose nuove è un ottimo allenamento mentale. E se si tratta di un’attività da svolgere in compagnia - le relazioni con gli altri sono già un allenamento in quanto tale, senza contare gli effetti positivi delle relazioni sociali sull’umore - e facendo un po’ di attività fisica, tanto meglio…
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lunedì 25 marzo 2013

La singolare scelta di una mastectomia...doppia

Non so cosa significhi ricevere una diagnosi di cancro al seno e quindi ciò che scrivo è solo il frutto di letture, non di esperienza diretta. Un giornalista non scrive solo ciò di cui fa esperienza, ma deve saper fotografare e raccontare i fenomeni che caratterizzano il mondo. Mi ha molto sorpresa un recente articolo americano che ha illustrato come al Cancer Center di Houston siano aumentate le richieste di 'doppia mastectomia' dall'8% del 2010, al 12,6% del 2011 sino al 14% del 2012 e che l'intero Paese abbia rilevato un trend analogo già nel 5 anni dal 1998 al 2003 con un aumento del 150%. 
Succede quindi che molte delle donne americane che ricevono diagnosi di tumore ad uno dei due seni decidano di asportare anche quello sano per evitare di dover vivere una seconda volta l'esperienza del tumore. Una scelta che a prima vista appare estrema, radicale, appunto. Un trend indotto da fattori diversi, innanzitutto il maggiore accesso a tecniche di diagnosi genetica, in particolare quelle che identificano la presenza dei due geni predisponenti la malattia il Brca1 e 2 e che aumentano il rischio di contrarre il cancro di un rilevante 87%. Nonostante non ci sia una indicazione medica alla procedura le donne americane sono terrorizzate e i medici accettano di operare anche il seno sano. Una ricerca dell'Università del Michigan sostiene che le doppie mastectomie non necessarie siano circa il 70%. Il secondo fattore è il maggiore accesso alle informazioni che rende le donne molto preparate sull'argomento ma forse non psicologicamente, altrimenti saprebbero che è un tumore curabile dal quale si può guarire. Le pazienti di questo tumore sono spesso giovani e vogliono essere coinvolte nei processi e nelle decisioni di cura. Una ipotesi è che decidere di asportare il seno sano sia una forma di prevenzione e di ipercontrollo di una situazione molto destabilizzante. Terzo fattore non meno importante le tecniche di chirurgia ricostruttiva sempre più avanzate che permettono risultati estetici insperabili sino a 25 anni fa. Le donne che perdevano un seno allora rimanevano nella maggior parte dei casi deturpate, spesso non erano spinte ad eseguire la ricostruzione e vivevano una mutilazione nella psiche. Oggi le tecniche permettono di avere di nuovo un corpo normale magari scegliendo tra il trapianto di grasso autologo o l'inserimento di una protesi. Il che, nel caso di una ricostruzione doppia permette paradossalmente un risultato ancora migliore perché completamente simmetrico. Il fenomeno è tale comunque che alla Stanford University School of Medicine hanno messo online una guida per aiutare le pazienti a decidere se ricorrere a quella che è ormai chiamata 'chirurgia preventiva'. Va detto infine che la cultura americana è fortemente orientata alla soluzione rapida e 'pratica' dei problemi, mentre in Europa abbiamo un approccio più conservativo e forse empatico in cui il rapporto medico-paziente può rappresentare un sostegno e contenere le ansie. 

Nati per invecchiare

Come tutte le donne sono molto attenta alla tematica dei 'peli superflui' e della loro rimozione che deve essere rapida, indolore e duratura. Di tutte le opzioni possibili da molti anni mi sono affidata alla macchinetta, il Silk Epil della Braun, quello strumento di tortura con una testina su cui sono posate decine di pinzette che strappano il pelo alla radice. Complice una soglia del dolore piuttosto alta ho affidato gambe e ascelle al mitico aggeggio che ha svolto in maniera egregia il proprio lavoro per ben 15 anni. Dopo, è stato rottamato per un modello più moderno, ultima serie, prezzo stellare, prestazioni da Formula 1. Peccato che il nuovo SilkEpil7 mi abbia dato un grande dispiacere: dopo aver speso circa 140 euro per il suo acquisto, la testina si è rotta dopo poco meno di due anni. Allora nell'ordine sono andata a cercare il ricambio che costa 29 euro e mi sono informata sull'obsolescenza programmata. Sembra infatti che da alcuni anni le aziende producano in maniera scientifica macchine destinate a rompersi esattamente dopo due giorni che è scaduta la garanzia. Credo che ognuno di voi possa raccontare una storia simile. Ma soprattutto hanno fatto in modo che i pezzi di ricambio siano così costosi che il cliente ritenga che non valga assolutamente la pena di riparare il bene ma decida di aqcuistarne uno nuovo. Per cui se la vostra auto ha due anni di garanzia potete ragionevolmente ritenere che a due anni qualche mese cominceranno le prime rogne. Mentre se avete comprato una Kia (non è il mio caso) si romperà dopo aver compiuto i 7 anni. A quanto dicono il fenomeno è abbastanza comune e interessa ogni tipo di elettrodomestico, device elettronico, telefonino o stampante. La strategia è quindi una scelta di meccanismi e materie prime che non debbano durare nel tempo ma che anzi, al contrario, abbiano il compito di sostenere i consumi e stimolare continuamente nuovi acquisti. Se non credete a me sappiate che alcuni gruppi ecologisti francesi stanno facendo pressione affinché per legge siano aumentati i tempi della garanzia degli acquisti (chiamata 'durata legale di conformità') e che passi a 3 anni dal 2014 e a 5 dal 2016. Se il provvedimento che tutela i consumatori passasse le aziende sarebbero costrette a costruire macchine più durature. I francesi chiedono inoltre di detassare i pezzi di ricambio e io aggiungo, abbassarne il prezzo. Ecco la politica Apple: sullo schermo dell'Ipod era apparsa una macchia nera, un danno del display, mi hanno chiesto circa 120 euro per cambiarlo. Che ne dite? Me lo sono tenuto con la macchia.

venerdì 22 marzo 2013

Certo però...anche il Vin Brulé...

L'intuizione che il vino avesse particolari proprietà antisettiche e terapeutiche risale agli sgoccioli del 1800 quando il patologo Arnold Pick fece un singolare esperimento: in un contenitore di acqua contaminato dal vibrione del colera aggiunse del vino rosso, lasciò decantare e dopo qualche minuto i batteri erano stati neutralizzati tanto da rendere l'acqua potabile. Numerosi studi si sono succeduti ed hanno portato alla conclusione che il vino abbia una spiccata azione antisettica, merito degli 'antociani' sostanze della famiglia dei polifenoli che contrastano la proliferazione delle proteine batteriche. Si tratta di sostanze antiossidanti presenti nei vegetali rossi e viola come le melanzane, i frutti di bosco e ovviamente l'uva nera. 
Ecco quindi come i vini rossi posseggano qualità antibiotiche: già nel 1977 alcuni ricercatori canadesi si erano appassionati al tema e avevano riscontrato che i tannini del vino rosso presenti nel Vin Brulé avevano anche una attività antivirale a cui si aggiunge la proprietà antinfiammatoria del 'resveratrolo', il magnesio e lo zinco che aiutano la risposta del sistema immunitario. Bevanda calda tipica del Nord Europa da sempre rimedio per prevenire e curare i malanni di stagione, il Vin Brulé è facile da preparare a casa. Ecco la ricetta: 
Mezzo litro di vino rosso
80 gr. di zucchero (io uso quello di canna) 
1 stecca di cannella lunga 
3 chiodi di garofano
3 chiodi di anice stellato
un pizzico di noce moscata 
mezza mela tagliata a rondelle sottili
la buccia di una arancia e un limone biologici 
Lasciate decantare mezz'ora gli ingredienti, poi mettete sul fuoco e girate con un mestolo di legno sino all'ebollizione, abbassate la fiamma, continuate a girare e fate bollire una decina di minuti per far evaporare l'alcol. 
Filtrare o meno, a seconda dei gusti. 
Curarsi non è mai stato così piacevole. 

Il potere terapeutico del brodo di pollo


In questi giorni in cui sono stata colpita dal malefico batterio della bronchite ho rispolverato la ricetta del brodo di pollo i cui poteri taumaturgici sono noti alle nostre nonne e alle nonne trisavole. Non guasta poi che si tratti di una bevanda calda che offre l’impressione di stare meglio sin dalla prima sorsata. Per non parlare del fatto che tale delizia veniva somministrata dalle amorevoli mani di mamme e nonne il che è un ottima strada per ottenere un effetto placebo pressoché immediato. Eppure, le virtù medicinali del brodo di pollo sono state studiate scientificamente e confermate. Già nel 2000 Stephen Rennard, pneumologo all’Università del Nebraska aveva studiato gli ingredienti del brodo attivi sul sistema immunitario grazie a test di laboratorio. Poi il dottor Jordan S. Josephson, otorino al Lenox Hill Hospital di New York City ne ha riconfermate le virtù: la bevanda è certamente in grado di ridurre l’infiammazione e la produzione di muco tipiche delle malattie da malattie da raffreddamento, inoltre possiede una attività ‘nervina’, stimolante del sistema nervoso centrale. 
E dato che quando la malattia è causata da un virus non c’è altro da fare che mettersi a letto, bere molto e al massimo assumere blandi analgesici, il brodo di pollo diventa un vero e proprio farmaco. Specialmente se la ricetta è ricca di vitamine sali minerali che agiscono insieme: pollo, cipolle, porri, patate, carote, sedano, prezzemolo, coriandolo, pepe e poco sale. Ma attenzione, dicono gli esperti, del brodo va mangiato anche il pollo, capace di nutrire e apportare proteine facilmente digeribili, preziose quando c’è inappetenza. Gli aminoacidi infatti sarebbero in grado di ridurre l'infiammazione e aumentare la secrezione di muco stimolando i neutrofili oltre ad avere una azione simile all'acetilcisteina, un principio attivo contenuto nei farmaci tradizionali. Un ‘comfort food’, caldo, consolatorio come dicono gli americani, capace anche di favorire la sudorazione e combattere la disidratazione. E se l'appetito non è calato basta aggiungere una manciata di pastina. Un toccasana. Provare per credere. 

sabato 16 marzo 2013

Poveri polpi


Oltre che buoni ho sempre trovato i polpi creature piuttosto simpatiche anche se alcuni tra loro non sono propriamente fortunati: il famoso Polpo Paul a cui erano attribuite predizioni di ogni tipo ha tirato le cuoia al colmo della notorietà e un suo parente ha una storia tanto singolare quanto amara. Chiamato volgarmente 'polpo kamikaze' il Tremoctopus violaceus è un esserino minuscolo specialmente rispetto alla femmina della stessa specie più grande di circa 100 volte. La cosa mi riporta alla mente una vecchia barzelletta sul topolino e l'elefantessa ma non è molto elegante, ma anche in questa storia il sesso e la riproduzione la fanno da padroni. Nonostante le sue dimensioni poco dignitose al piccoletto spetta l'onere -è il caso di dirlo - della riproduzione. E non si pensi al peso della consorte che di certo è per lui uno svantaggio. Il fatto è che il poverino al primo accoppiamento ci lascia...i tentacoli. Per fecondare la femmina usa il 'tentacolo riproduttore' custodito in una sacca sferica tra gli altri tentacoli. Al momento in cui i due si accingono all'atto la sacca si rompe e il pene inietta lo sperma sulla punta del tentacolo che si stacca e rimane nel corpo della femmina dove feconda le uova. La procedura è talmente complessa che il poveretto ci rimane secco mentre la femmina raccoglie tentacoli di vari maschi per fecondare il maggior numero di uova e mettere al mondo svariata prole. Che, sinceramente, mai come in questo caso speriamo che sia femmina! 

giovedì 14 marzo 2013

A grande richiesta: il decalogo della Gattamorta


Gattamorta si nasce, non si diventa, e il prototipo è odiato dal genere femminile tanto quanto genera curiosità sulla sua fattispecie. Da molto tempo quindi con la mia amica Paola Crasso meditavamo uno studio fenomenologico della GM per capire cosa di essa generasse tanta attrazione nel genere maschile. Ora dopo lunghi mesi (non è che mi posso occupà solo di ste cacchiate) il documento scientifico è pronto, ma direi incompleto quindi siete invitati a completare con le Vostre osservazioni quella che potrebbe diventare la Bibbia della nostra eroina. 
Buona lettura 


Il decalogo della Gattamorta

  1. La GM non ha pensieri complessi, non fa analisi, non conosce le dietrologie, per questo è molto apprezzata dai maschi che le donne pensanti le hanno sempre digerite poco;
  2. La GM non si oppone, non discute, è semplicemente e apparentemente accomodante e accondiscendente, questo aspetto la rende molto gradita al genere maschile;
  3. La GM è subdola perchè riesce a far fare agli altri ciò che vuole o non ha voglia di fare, la sua frase tipica è 'tu lo fai molto meglio di me'... e intanto va a farsi fare le mani dall'estetista, cosa che tu non avrai mai il tempo di fare
  4. La GM dice sempre si alle richieste sotto le lenzuola, non ha grandi ambizioni, il suo unico obiettivo è compiacere il partner
  5. La GM a 16 anni ha già deciso l'uomo che sposerà e di solito è un campione di basket, un cantante, un attore, un politico o un avvocato di successo.
  6. La GM apparentemente non è interessata agli uomini, al loro potere, al loro successo o al loro denaro. Ho detto APPARENTEMENTE.
  7. La GM è sempre curata, sa di essere un trofeo da esibire e non si sente affatto sminuita o sopraffatta perchè l'essere piacevole è parte della strategia per ottenere ciò che vuole.
  8. La GM è la peggior nemica delle sue simili.Finge di essere interessata ai fatti delle altre per estorcere informazioni che userà a proprio vantaggio.
  9. La GM è quella che al TUO matrimonio flirta con TUO marito e ti manda per traverso la torta di pasta di zucchero
  10. La GM non è intelligente, è furba. E questo la rende pericolosissima.

martedì 5 marzo 2013

Le avventure delle calze elastiche

Dunque, sono il classico giornalista scientifico che predica benissimo ma razzola una schifezza. Quindi ho sempre rimandato il flebologo sino a quando l'estate scorsa, di fronte ai capillari che con il gran caldo gridavano vendetta ho preso il coraggio a quattro mani e sono finalmente andata a fare un eco doppler degli arti inferiori. Dopo averlo smarrito in casa ho anche deciso di andare dall'angiologo. Fa parte della mia fregola primaverile quanto provvedo ad un restiling che va dalla pedicure al parrucchiere passando per tutti gli altri distretti immaginabili. Ecco quindi che dopo una visita il povero dottore esclama: 'queste gambe sono state abbandonate a loro stesse' e, dopo avermi chiuso un vecchio capillare con la sclerosante ha emesso la sentenza: ' queste sono gambe da calze a compressione graduata'. Il che ha provocato in me un riflesso vagale per cui per poco non gli svengo tra le braccia. Si perché il termine 'calza a compressione' evoca in me lo spettro di vecchie carampane con le gambe a bitorzolo il che stride nettamente con l'immagine che ho di me stessa. Ciononostante se voglio sfoggiare delle gambine come si deve mi tocca abbassare la testa e affermare 'obbedisco'. Esco e mi reco nella prima parafarmacia che incontro e sono sollevata perchè mi ha prescritto quelle da 18-20 mm/mq alla caviglia, peccato che scopro subito che sono le più pesanti. Prima regola quindi: comprarle di una misura più grande. Regola numero due: avere sotto mano il numero di telefono di una ditta nel caso rimanessi incastrata nell'odioso presidio.
Stamattina mi appresto a indossarle e scopro che non scivolano nemmeno se ti ammazzi, va appresa una tecnica, comunque dopo cinque minuti buoni in cui mi dibatto come una assatanata riesco in qualche modo a portarle su. Ho il fiatone e l'ormone dello stress a livelli di guardia. Quando mi alzo la sensazione è di una muta da sub di una taglia più piccola ma confido nel fatto che mi abituerò a camminare in maniera innaturale. Ecco cosa si fa per la bellezza e la vanità e soprattutto per espiare le colpe della pigrizia: se camminassi di più, forse, avrei gambette più sane. Ma siccome non ho ancora imparato a scrivere al pc mentre passeggio, mi toccano le odiose, che, per la cronaca e le più insofferenti, esistono anche in versione autoreggente.