giovedì 2 maggio 2013

Se tuo figlio 'te le leva dalle mani', fanno male a te


Prima di avere figli ho sempre ritenuto che mollare una sberla o uno sculaccione ad un bambino non fosse poi così grave e 'non avesse mai ucciso nessuno'. Quando poi è nata mia figlia non mi è mai venuto spontaneo alzare le mani e le uniche due volte che è successo credo abbia fatto più male a me che a lei. Mi sono resa infatti conto che nel momento in cui picchi un bambino significa che non hai più argomenti, hai smesso di comunicare. Una sberla data con rabbia è solo sfogare la propria frustrazione e la propria impotenza. Ho capito a mie spese che la punizione corporale è sostanzialmente un fallimento e che se usata deve essere gestita in maniera lucida.
Eppure il 27% dei genitori italiani ricorre alle percosse come strumento di educazione dei figli così come rivelato da una indagine della Società Italiana di Pediatria condotta in collaborazione con Save The Children che ha raccolto le interviste da un campione di 436 pediatri.
Gran parte dei pediatri intervistati, l'81,2%, considera le punizioni fisiche una vera e propria forma di violenza mentre solo il 7,2% ritiene che siano un valido strumento educativo e solo l'1,2% giudica la punizione fisica il metodo più efficace per correggere i figli. Nonostante questo i genitori non sempre interpellano il pediatra nelle questioni che riguardano il comportamento dei figli e proprio e il 46,5% dei pediatri ha affermato di essere a conoscenza dell'utilizzo reiterato di punizioni che possono sconfinare nel maltrattamento.
Le punizioni fisiche sono quindi ancora diffuse e in molti contesti accettate culturalmente, eppure molte evidenze sottolineano come possano portare a danni irreversibili nello sviluppo psicofisico di un bambino, minare la sua sicurezza e l'autostima. Danni così profondi che in Europa sono già 23 i Paesi che hanno reso reato picchiare un bambino.
(Fonte Pediatria n.3 - marzo 2013)