venerdì 7 marzo 2014

Da Rockerduck a quelli che mandano giù terra e detersivi…

Da qualche tempo va in onda su un canale satellitare un programma televisivo dal titolo “Io e la mia ossessione” che racconta la storia di come il disturbo ossessivo si manifesti nelle sue forme più complesse. Tra i casi maggiormente rappresentati vi è la tendenza di alcuni soggetti ad assumere sostanze non commestibili come sabbia, muro, terra, detersivi, sabbia, sapone, carta e molto altro. Il disturbo viene chiamato ‘picacismo’ e fa parte dei disturbi dell’alimentazione come alterazione del senso del gusto e dei disturbi ossessivi e in alcuni casi di schizofrenia. Ma si legge anche che ne manifesta qualche segnale tra il 10 e il 30% dei bambini tra gli zero e i sei anni. Sembrerebbe quindi evidente che il disturbo faccia parte della sfera dei disturbi mentali se non avessi appreso che la cosa ha una origine organica e che sia spesso appannaggio di soggetti che presentano carenze di ferro, zinco e vitamine. E andando un po’ più in là scopro che in alcune culture questa pratica viene accettata e non considerata affatto patologica. Culture nelle quali l’alimentazione è povera e squilibrata e si riscontrano quindi le carenze di cui accennavo tanto che, ristabilito l’apporto di ferro nella dieta, il disturbo regredisce spontaneamente.
Sorvolo sui rischi per la salute, sulle possibilità di avvelenamento e le conseguenze sull’apparato intestinale per concentrarmi sull’aspetto antropologico della questione. Perché di questo disturbo si hanno tracce sin dall’antichità: Platone stesso consigliava alle donne incinte di assumere argilla, gli aborigeni australiani la usano ancora per la panificazione e nei mercati africani viene venduta come digestivo o per curare la dissenteria. L’assunzione di materiali non commestibili (anche corde, capelli ecc) è considerata ancora oggi un fenomeno normale in alcune società rurali dove si arriva ad assumere materiali che contengono metalli pesanti che hanno come esito intossicazioni da piombo, cadmio, molto gravi e talora fatali. Ma anche ostruzioni intestinali e infezioni parassitarie gravi. In un interessante caso descritto sull’ultimo numero di Area Pediatrica il caso di un bambino che una volta al mese assumeva da 5 anni caolino, un minerale silicato delle argille che non solo era conseguenza di una grave anemia ma che ne rappresentava anche la causa: come spiegano gli autori del caso (presentatosi all’Ospedale Sant’Anna di Ferrara) la superficie della caolinite presenta cariche negative che legano le cariche positive del Ferro e lo sottraggono all’assorbimento da parte del duodeno. Inoltre le tracce di quarzo presenti nel caolino determinano una abrasione della mucosa intestinale che favorisce la desquamazione e la perdita di patrimonio marziale. Ecco come allora l’assunzione di caolino sia diventata sia causa che effetto dell’anemia. Interessante è comunque che quando l’origine del disturbo sia ‘etnica’ ossia una pratica accettata culturalmente, si debba escludere l’orgine psichiatrica del disturbo, configurando una patologia ad eziologia quasi culturale.


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