venerdì 6 settembre 2013

Ma smettere di fumare fa ingrassare, o NO????

Questo è un articolo apparso sul Corriere qualche giorno fa. Di seguito Vi propongo il commento del dottor Fabio Beatrice, mio coautore del libro '101 motivi per non fumare' (Guerini). 
"Smettere di fumare fa ingrassare, e questo è purtroppo un fatto innegabile. Ma vi siete mai chiesti perché ciò avviene? In genere, si pensa che il "nervosismo" che un tempo veniva scaricato tramite la sigaretta, per coloro che smettono di fumare finisca per essere "scaricato" mediante l'assunzione di maggiori quantità di cibo. Ma sarà davvero questo il motivo? Uno studio promosso dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS), suggerisce che la ragione che porta a prendere qualche chiletto dopo aver detto addio alla sigaretta non sia esattamente questa. 
 In realtà, pare infatti che a provocare un aumento di peso possa essere piuttosto un cambiamento nella composizione della flora intestinale. Per provare questa tesi, gli studiosi hanno preso in esame, per un periodo di 9 settimane, il materiale genetico dei batteri intestinali di 5 non fumatori, 5 fumatori e 10 persone che avevano smesso di fumare una settimana prima di prendere parte alla ricerca. In particolar modo, gli studiosi avrebbero esaminato dei campioni di fecidei partecipanti allo studio.
Ebbene, secondo quanto emerso, sembrerebbe che la diversità batterica nelle feci fra i soggetti che fumavano e quelli che non fumavano non fosse troppo eccessiva. A cambiare in maniera evidente pare sia stata invece la composizione microbica dell'intestino, con un aumento deiFirmicutes Actinobacteria e una riduzione diBacteroidetes Proteobacteria. 
Insomma, dalla ricerca i cui risultati sarebbero stati pubblicati sulle pagine della rivista on line "PLoS One", sarebbe dunque emerso che gli ex fumatori che prendono qualche chilo - in media si tratterebbe di 2,2 chili di peso - non lo fanno affatto perché mangiano di più!"
Il commento del dottor Fabio Beatrice, Primario di ORL all'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e Direttore del Centro Antifumo dello stesso ospedale:
L'interpretazione che il fumare modifica la composizione della flora batterica intestinale esponendo chi smette ad un aumento di peso è una delle componenti che interviene in questo fenomeno. Infatti, se da una parte è vero che la cessazione induce una sorta di ripristino delle condizioni fisiologiche di tutto l'organismo, è anche vero che smettendo cessa l'effetto per così dire " dopante" della sigaretta . Chi fuma in effetti tende a impoverire la sua dieta e ad accelerare il proprio metabolismo, chi smette torna ad avere " i morsi della fame " anche perché
ha bisogno di canalizzare in qualche modo lo stress che la sigaretta spegneva in maniera certamente poco salutare. Non è a caso che quando si aiuta una persona a smettere di fumare alcuni punti fermi del trattamento consistono proprio  nella gestione della dieta e nella comprensione e canalizzazione dello stress in forme compatibili con le abitudini e le predisposizioni del soggetto. Si insegnano esercizi di training autogeno, si orienta verso una maggiore attività fisica, si suggerisce una maggiore attenzione alla propria persona. Insomma smettere di fumare senza prender peso è alla portata di tutti purché si ricevano i giusti consigli.

lunedì 2 settembre 2013

A piedi nudi nel parco...e non solo



Di Paola Emilia Cicerone


Ballerine o tacco 12? La risposta corretta per la nostra salute sarebbe “piedi nudi”. Ci piaccia o no, non siamo fatti per portare le scarpe. Lo confermano le rarissime foto dei piedi di chi ha camminato scalzo tutta la vita, molto diversi dai nostri, con la pianta confortevolmente allargata e le dita ben dritt , anzi un po’ aperte a ventaglio: a ricordarlo al mondo è stato Daniel Howell, http://www.thebarefootbook.com/ autore di un volume sul barefooting pubblicato anche in italiano. Con le vacanze appena concluse è facile ricordare quanto sia piacevole camminare a piedi nudi sulla spiaggia o su un prato. Gli esperti però consigliano di sperimentare - a piccole dosi e con un po’ di allenamento - anche un terreno accidentato. Fa bene ai piedi, sensibili e ricchi di terminazioni nervose ma non fragili, e non solo. Camminare a piedi nudi è anche un esercizio cognitivo, stimola la circolazione e riequilibra la postura: particolarmente se riusciamo a farlo in mezzo alla Natura. “Il terreno piatto è un' invenzione degli architetti. E' adatto per le macchine, non per i bisogni umani...” sosteneva l’architetto ed ecologista austriaco Friedensreich Hundertwasser. Di conseguenza, anche se oggi il barefooting va di moda e ci sono anche star famose che lo hanno adottato, forse non è il caso di buttare le scarpe ed affrontare scalzi marciapiedi e metropolitana. Possiamo però cogliere tutte le occasioni per lasciar respirare i nostri piedi, in casa quando non fa troppo freddo ( proteggendosi se è il caso con dei calzini antisdrucciolo) e soprattutto all’aperto, sui prati e sulle spiagge. E non solo

Il barefooting si sta diffondendo a livello internazionale (www.barefooting.eu/, www.nati-scalzi.org/ ). E se i più radicali si battono per la possibilità di vivere costantemente senza scarpe , molti preferiscono creare opportunità per camminare a piedi nudi nella natura. In Svizzera sono abbastanza diffusi i sentieri per camminare scalzi su terreni diversi ( www.sentierpiedsnus.ch/ www.myswitzerland.com/it-it/sentieri-da-percorrere-a-piedi-nudi.html) spesso ispirati ai principi della medicina naturale secondo il metodo Kneipp. In Francia c’è un parco di divertimenti dedicato ai piedi scalzi nei Vosgi ( www.la-ferme-aventure.fr/ ) ma anche i percorsi sensoriali dei Giardini di Broceliande in Bretagna ( www.jardinsdebroceliande.fr) e anche nei parchi tedeschi stanno nascendo aree attrezzate appositamente (www.barfusspark.info/it/itpark.htm). In Italia il barefooting non è ancora molto diffuso ma si comincia a organizzare qualcosa (per esempio www.fassa.com/IT/Attivita-e-sport-in-Val-di-Fassa--Barefoot/) Senza dimenticare che per camminare a piedi nudi non serve una struttura attrezzata ma solamente una spiaggia o un prato e la voglia di sperimentare…..I nostri piedi ci ringrazieranno!



sabato 17 agosto 2013

Naturale é bello?


Naturale è bello ?
Di Paola Emilia Cicerone
La Natura ci affascina e siamo tutti attirati dai prodotti “naturali”, si tratti di cosmetici , di detersivi , di alimenti o di rimedi per la salute. Ma “naturale” vuol sempre dire “buono” ?Ovviamente no: se a noi sembra così è perché viviamo in una società postindustriale che del progresso vede prima di tutto i - tanti - lati negativi : inquinamento, speculazione, degrado ambientale. In passato era diverso: la Natura era vista come “matrigna” ,e si contava sul progresso, sulle innovazioni tecnologiche  per proteggersi e rendere la vita più confortevole e sicura.
Sarebbe sciocco negarlo: l’igiene, la luce elettrica, la possibilità di conservare i cibi, i progressi della medicina migliorano davvero la nostra vita. Però a noi il naturale continua a piacere lo stesso, purché sia naturale “ vero” e purché  sia utilizzato a ragion veduta.
Perché naturale “ vero”? Perché l’industria ha colto perfettamente il valore di parole quali “ naturale” “verde”, “ green” e di tutto quello che ci si avvicina come i prodotti  “dell’orto”, “della fattoria “, “del nonno”   e via dicendo,. E’ un fenomeno che i pubblicitari definiscono “greenwashing” : dare una risciacquata “verde” a un prodotto industriale per renderlo più appetibile, e spesso anche più costoso.
Come difendersi? Imparando a leggere le etichette: ci sono certificazioni  che identificano i prodotti biologici o biodinamici, o semplicemente quelli  prodotti con particolare attenzione all’ambiente come fa il consorzio Ecolabel.  E ci sono gli ingredienti, pubblicati - ricordiamo- in ordine decrescente di quantità:  se gli ingredienti pregiati come per esempio uova, latte, burro, olio, frutta , sono ai primi posti  abbiamo in mano un prodotto di qualità.   E impariamo a leggere tra le righe dei messaggi pubblicitari:  un detersivo può essere pubblicizzato come “99% naturale” perché composto in gran parte di acqua, ma questo non ci dice molto sulla sua qualità.
E anche assumendo che ciò che abbiamo acquistato sia davvero naturale, questo non ci assicura che vada comunque bene per noi. Dopo tutto le zanzare e la cicuta sono naturali, no? Il rischio aumenta quando parliamo di medicina “ naturale”: è vero che i principi attivi utilizzati dalla fitoterapia spesso hanno minori effetti collaterali rispetto ai farmaci di sintesi. Ma non è sempre così. Il ragionamento è semplice: se un principio attivo qualunque ha un effetto ,  ossia se le sostanze chimiche, perché di questo si tratta, contenute in un  estratto di piante possono curarci, possono anche avere effetti collaterali, controindicazioni legate al nostro stato di salute o - spesso- ad altri farmaci che stiamo assumendo. In altri termini, il rimedio” innocuo” non esiste: se fa bene - e moltissimi prodotti fitoterapici o erboristici fanno bene davvero - può anche far male.  Sono recentissime le polemiche sugli estratti di riso rosso  fermentato , efficace sostituto naturale delle  statine utilizzate per abbassare i livelli di colesterolo: attualmente sono in libera vendita come integratori, ma visto che funzionano come farmaci - effetti collaterali inclusi - sono in molti a pensare che  dovrebbero essere prescritti dal medico. E i casi da citare potrebbero essere molti: meglio quindi  chiedere consiglio a un medico  o a un erborista prima di consumare integratori o rimedi ”naturali” , specialmente per chi assume anche farmaci.        

giovedì 2 maggio 2013

Se tuo figlio 'te le leva dalle mani', fanno male a te


Prima di avere figli ho sempre ritenuto che mollare una sberla o uno sculaccione ad un bambino non fosse poi così grave e 'non avesse mai ucciso nessuno'. Quando poi è nata mia figlia non mi è mai venuto spontaneo alzare le mani e le uniche due volte che è successo credo abbia fatto più male a me che a lei. Mi sono resa infatti conto che nel momento in cui picchi un bambino significa che non hai più argomenti, hai smesso di comunicare. Una sberla data con rabbia è solo sfogare la propria frustrazione e la propria impotenza. Ho capito a mie spese che la punizione corporale è sostanzialmente un fallimento e che se usata deve essere gestita in maniera lucida.
Eppure il 27% dei genitori italiani ricorre alle percosse come strumento di educazione dei figli così come rivelato da una indagine della Società Italiana di Pediatria condotta in collaborazione con Save The Children che ha raccolto le interviste da un campione di 436 pediatri.
Gran parte dei pediatri intervistati, l'81,2%, considera le punizioni fisiche una vera e propria forma di violenza mentre solo il 7,2% ritiene che siano un valido strumento educativo e solo l'1,2% giudica la punizione fisica il metodo più efficace per correggere i figli. Nonostante questo i genitori non sempre interpellano il pediatra nelle questioni che riguardano il comportamento dei figli e proprio e il 46,5% dei pediatri ha affermato di essere a conoscenza dell'utilizzo reiterato di punizioni che possono sconfinare nel maltrattamento.
Le punizioni fisiche sono quindi ancora diffuse e in molti contesti accettate culturalmente, eppure molte evidenze sottolineano come possano portare a danni irreversibili nello sviluppo psicofisico di un bambino, minare la sua sicurezza e l'autostima. Danni così profondi che in Europa sono già 23 i Paesi che hanno reso reato picchiare un bambino.
(Fonte Pediatria n.3 - marzo 2013)

sabato 27 aprile 2013

Se il medico non ascolta

Sembra che i progressi in medicina non vadano di pari passo con un cambiamento nella mentalità degli operatori sanitari. I medici si pongono ancora - la maggior parte delle volte - con un atteggiamento paternalistico e considerano il vissuto del paziente e la sua influenza sul processo di cura secondari rispetto ai sintomi. Eppure emerge da più parti l'esigenza di evitare diagnosi errate e prescrizioni non necessarie sia per contenere i costi che per il confort del malato. Dei 2.7 trilioni di dollari spesi ogni anno in indagini diagnostiche, 1/3 risultano essere soldi buttati. Intanto 100mila persone l'anno negli Stati Uniti muoiono per errori medici dovuti principalmente a diagnosi errate. 
Il miglioramento dell'efficacia delle cure può partire dai pazienti? Sembrerebbe di si, basterebbe che i medici delegassero meno alla diagnostica e ascoltassero di più i pazienti. Sono i malati che devono porsi come soggetto attivo nel processo di cura e pretendere di essere partner nelle decisioni che li riguardano, facendo domande, chiedendo informazioni. Il nuovo mantra è 'non lasciare lo studio medico senza una risposta, una ipotesi e con un dubbio. Informatevi e se necessario preparate una lista di domande per la visita successiva. E se il medico resiste? Se fa opposizione? Se ribadisce il suo ruolo di potere? Vi liquida? Cambiate medico. Moltissime ricerche ormai dimostrano che i pazienti che guariscono prima e meglio, quelli che aderiscono maggiormente alla terapia, sono quelli che vengono coinvolti nelle decisioni e vengono stimolati dai medici a collaborare e a formare una vera alleanza terapeutica, ciascuno nelle proprie possibilità. 

mercoledì 3 aprile 2013

Controlli HIV per mille pazienti odontoiatrici negli Usa

E' veramente una brutta avventura quella che stanno affrontando 1200 clienti di un dentista americano, il Dottor Scott Harrington di Tulsa in Oklahoma. Un mese fa un suo paziente era stato trovato positivo al test per l'epatite C e dopo aver escluso tutte le possibili fonti di contagio, le indagini si sono dirette allo studio del medico. Le autorità sanitarie hanno effettuato una ispezione e rilevato molteplici violazioni degli standard di sicurezza relative alla sterilizzazione degli strumenti e diverse fonti di cross-contaminazione che hanno determinato la chiusura dello studio e la sospensione del medico dalla pratica medica. Le autorità hanno quindi richiamato i pazienti del medico e li stanno sottoponendo gratuitamente ad uno screening per l'epatite e per il virus dell'HIV dei quali avranno un referto tra circa due settimane. Il dottor Harrington che ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni è accusato di almeno 17 diverse violazioni delle leggi dello Stato sulla corretta pratica medica in odontoiatria oltre a comportamenti ad alto rischio sanitario messi in atto che ha portato alla sospensione della licenza. Questo sino a quando non saranno noti i risultati delle indagini degli ignari pazienti che potrebbero aver contratto infezioni molto gravi se non malattie virali. 

La pelle perfetta si conquista anche a tavola


Lunghe routine beauty, pulizia con latte e tonico, crema da notte e da giorno, scrub, peeling e chi più ne ha più ne metta, mentre il conto della profumeria lievita. Ma alla tavola ci avete mai pensato? La bellezza della pelle si conquista anche in punta di forchetta con poche semplici regole: 
1 - Idratare con le verdure giuste - sedano, cetrioli e pomodori regalano un surplus di idratazione e ovviamente non dimenticate di bere il più possibile, possibilmente molta acqua, tisane, the verde e poche, pochissime bevande gassate e zuccherate. 
2 - Il verde è cool - è il colore delle fibre, delle vitamine, dei minerali. Le verdure a foglia verde sono preziose alleate della bellezza e combattono i radicali liberi responsabili dell'invecchiamento, inoltre potrete farne delle scorpacciate senza temere per la linea. Gli spinaci sono ricchi di vitamina A che ha un effetto benefico sulle principali forme di acne e insieme a tutte le altre sono pieni di clorofilla e magnesio. Due elementi che combattono le occhiaie e rendono luminosa la cute. 
3 - Scegli i grassi 'buoni' - Evita quelli di origine animale e scegli piccoli snack a base di mandorle, avocado e cocco fresco che nutrono la pelle e la mantengono giovane. 
4 - Usa la vitamina C - la pelle diventa radiosa e le rughe si attenuano, per avere questo effetto basta spremere mezzo limone in un bicchiere d'acqua tutte le mattine. 
5 - Limita lo zucchero - disidrata la pelle, la invecchia e acidifica l'organismo. 
(Liberamente tradotto e adattato da www.mindbodygreen.com) 

lunedì 1 aprile 2013

Quando le erbe non funzionano



di Paola Emilia Cicerone
“Sto prendendo la tisana che mi ha dato l’erborista, e ancora non mi sento meglio”.. Quante volte l’abbiamo detto? A volte sembra che i rimedi naturali non funzionino proprio..e qualche volta è proprio così, magari perché la diagnosi non è corretta - succede anche con i farmaci - o perché la preparazione che stiamo assumendo non contiene la dose sufficiente di principi attivi. A questo proposito, su EcoLogica vi ricordiamo che è sempre meglio scegliere prodotti di marca o di sicura provenienza affidandosi al farmacista, all’erborista o al medico.
Ci possono essere però anche altre ragioni per cui il rimedio naturale non funziona , come ci ricorda l’erborista e insegnante di Yoga Amy Jirsa. ( su www.mindbodygreen.com/0-8249/why-herbs-sometimes-dont-work.html).
Il problema, sottolinea Amy, può aver molto a che vedere con le nostre aspettative. I rimedi erboristici - ma non solo quelli - non sono una pillola magica per risolvere ogni malanno, ma parte di un percorso complesso e integrato per mantenere o riconquistare la salute. Non serve a niente insomma curarci il mal di stomaco con le erbe se non rinunciamo ai cibi che ci fanno male, prendere un rimedio per la bronchite cronica e poi continuare a fumare , buttare giù due compresse di valeriana e sperare che ci facciano dormire come un sonnifero di sintesi. Al contrario, avvisa Amy, se siamo abituati a “ prendere qualcosa “ per dormire - e magari lo facciamo da anni, anche se questo tipo di farmaci dovrebbe sempre essere assunto per il più breve tempo possibile - è molto probabile che ci voglia qualche giorno prima che il nostro organismo elimini le molecole chimiche e reagisca alla nuova terapia.
Le erbe richiedono tempo, ma soprattutto nuovi ritmi e la capacità di ascoltare noi stessi: dobbiamo prima di tutto disintossicarci dall’idea - promossa da tante pubblicità - che esistano pillole miracolo che cancellano in un istante raffreddore e mal di testa e ci permettono di ripartire come prima. Queste pillole esistono solo nella fantasia dei pubblicitari, e certamente le erbe non funzionano così: il riposo o il regime alimentare, quando necessari, sono parte della cura. E chi l’ha detto che curarsi debba essere sempre piacevole? Vero, le cure naturali in genere richiedono più tempo e pazienza, ma ci propongono una vera cura non un palliativo. E qualche volta ci richiedono di modificare il nostro stile di vita. Non è un giudizio, commenta Amy ,è una constatazione. Sappiamo che non tutti possiamo trasformarci in asceti . Non tutti possiamo cambiare vita al 100 %, e farlo subito: ci sarà sempre il giorno in cui un appuntamento importante ci costringe a buttare giù un farmaco per stare subito meglio. Ma a volte anche un piccolo cambiamento nel nostro stile di vita può fare la differenza. “ E se è vero che siamo qui per goderci la vita“, conclude Amy “ è altrettanto vero che parte del divertimento sta nel cercare di mantenerci in forma, per goderne ogni momento il più a lungo possibile…”




giovedì 28 marzo 2013

Enzimi spia per prevenire i danni da inquinamento



di Paola Emilia Cicerone

Di solito per individuare i livelli di inquinamento dell’ambiente si analizzano acqua aria o terreno. In futuro forse sarà possibile individuare la presenza di sostanze tossiche nel nostro organismo con una semplice analisi del sangue . Grazie alla scoperta di un gruppo di ricercatori italiani guidato da Giorgio Ricci dell’Università di Roma Tor Vergata. Una ricerca che ha mobilitato circa 900 persone, tra cui oltre 500 volontari residenti nella valle del fiume Sacco in provincia di Frosinone, un’area drammaticamente inquinata da rifiuti tossici e discariche abusive .
In questo modo i ricercatori sono arrivati a individuare un enzima che farebbe da rivelatore di inquinamento: si chiama glutatione transferasi, e appartiene a una famiglia di enzimi che servono a proteggere l’organismo da composti tossici favorendone l’eliminazione. Si è visto infatti che la presenza dell’enzima nel sangue è proporzionale alla presenza di tossine nel sangue. L’enzima insomma , osservano gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Biochemical and Biophysical Research Communications, ( www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0006291X12015471) potrebbe essere utilizzato come campanello d’allarme per disegnare vere e proprie “mappe dell’inquinamento” approfondendo le indagini quando necessario per individuare le sostanze tossiche presenti . In questo modo inoltre la presenza degli inquinanti potrebbe essere valutata in base non alla diffusione nell’ambiente ma a un dato molto più interessante, ossia il loro effetto sull’organismo umano.

mercoledì 27 marzo 2013

Ginnastica per la mente



Di Paola Emilia Cicerone

Che il cervello funzioni meglio se lo teniamo in allenamento è noto da tempo. Oggi c’è chi propone di allenarlo anche in palestra: si chiama Fit 4 Brain, ed è un vero corso di ginnastica studiato con l’aiuto di un neurologo: esercizi di equilibrio, coordinazione e manualità pensati per potenziare le attività cerebrali. Il corso è in partenza nel capoluogo lombardo, presso la palestra Milano Health Club, dove sarà presentato sabato 6 aprile con un incontro aperto al pubblico (info www.mhcmilano.it e facebook.com/MilanoHealthClub)
E chi non è a Milano o non ha voglia di andare in palestra? Possiamo provare a “ tracciare nuove mappe cerebrali” in modo artigianale, cominciando col rompere la routine con piccole novità, come fare la spesa in un supermercato che non conosciamo o cambiare strada quando torniamo dall’ufficio o da scuola. Ci sono poi attività fisiche che richiedono coordinamento e potenziano la nostra abilità di muoverci nello spazio: diversi studi confermano l’efficacia delle arti marziali “dolci” come il tai chi chuan, il “combattimento con l’ombra” di origine cinese che lavora sull’equilibrio ed è anche un ottimo esercizio di memoria. Ma funziona benissimo anche il ballo, dai corsi avanzati al semplice ballo di sala: anche in questo caso dobbiamo memorizzare dei passi, delle sequenze di movimenti, e abbinarli alla musica il tutto in coordinamento con un partner e con le altre persone che si muovono nella sala. Tutti esercizi che tengono in forma le nostre connessioni cerebrali, oltre ai nostri muscoli
Forse a dare i risultati meno soddisfacenti sono proprio i programmi informatici pensati per stimolare l’attività mentale: nel 2010 la rivista Nature ha pubblicato uno studio che ha coinvolto oltre 11.000 persone, mettendo a confronto questo tipo di programmi con un esercizio non strutturato, come cercare on line risposte a domande bizzarre. Dopo sei settimane si è visto che chi aveva utilizzato i programmi di potenziamento cognitivo otteneva sì punteggi più alti in questi programmi, ma non mostrava particolari miglioramenti a livello cognitivo - in termini di memoria e di risposta ai test clinici che si usano per testare le capacità cognitive - rispetto ai soggetti del gruppo di controllo che avevano semplicemente smanettato sul computer (www.health.harvard.edu/blog/can-computer-games-keep-your-brain-fit-201204264640)
Per ottenere i risultati migliori, vale per la ginnastica cerebrale il consiglio universalmente valido per l’attività fisica: fare qualcosa che piace. E’ inutile fracassarsi la testa sulle parole crociate o sul Sudoku se quello che amiamo davvero è giocare a carte, o iscriversi a un corso di lingue se preferiamo l’informatica, il bricolage o il tango. Qualunque opportunità di imparare cose nuove è un ottimo allenamento mentale. E se si tratta di un’attività da svolgere in compagnia - le relazioni con gli altri sono già un allenamento in quanto tale, senza contare gli effetti positivi delle relazioni sociali sull’umore - e facendo un po’ di attività fisica, tanto meglio…
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lunedì 25 marzo 2013

La singolare scelta di una mastectomia...doppia

Non so cosa significhi ricevere una diagnosi di cancro al seno e quindi ciò che scrivo è solo il frutto di letture, non di esperienza diretta. Un giornalista non scrive solo ciò di cui fa esperienza, ma deve saper fotografare e raccontare i fenomeni che caratterizzano il mondo. Mi ha molto sorpresa un recente articolo americano che ha illustrato come al Cancer Center di Houston siano aumentate le richieste di 'doppia mastectomia' dall'8% del 2010, al 12,6% del 2011 sino al 14% del 2012 e che l'intero Paese abbia rilevato un trend analogo già nel 5 anni dal 1998 al 2003 con un aumento del 150%. 
Succede quindi che molte delle donne americane che ricevono diagnosi di tumore ad uno dei due seni decidano di asportare anche quello sano per evitare di dover vivere una seconda volta l'esperienza del tumore. Una scelta che a prima vista appare estrema, radicale, appunto. Un trend indotto da fattori diversi, innanzitutto il maggiore accesso a tecniche di diagnosi genetica, in particolare quelle che identificano la presenza dei due geni predisponenti la malattia il Brca1 e 2 e che aumentano il rischio di contrarre il cancro di un rilevante 87%. Nonostante non ci sia una indicazione medica alla procedura le donne americane sono terrorizzate e i medici accettano di operare anche il seno sano. Una ricerca dell'Università del Michigan sostiene che le doppie mastectomie non necessarie siano circa il 70%. Il secondo fattore è il maggiore accesso alle informazioni che rende le donne molto preparate sull'argomento ma forse non psicologicamente, altrimenti saprebbero che è un tumore curabile dal quale si può guarire. Le pazienti di questo tumore sono spesso giovani e vogliono essere coinvolte nei processi e nelle decisioni di cura. Una ipotesi è che decidere di asportare il seno sano sia una forma di prevenzione e di ipercontrollo di una situazione molto destabilizzante. Terzo fattore non meno importante le tecniche di chirurgia ricostruttiva sempre più avanzate che permettono risultati estetici insperabili sino a 25 anni fa. Le donne che perdevano un seno allora rimanevano nella maggior parte dei casi deturpate, spesso non erano spinte ad eseguire la ricostruzione e vivevano una mutilazione nella psiche. Oggi le tecniche permettono di avere di nuovo un corpo normale magari scegliendo tra il trapianto di grasso autologo o l'inserimento di una protesi. Il che, nel caso di una ricostruzione doppia permette paradossalmente un risultato ancora migliore perché completamente simmetrico. Il fenomeno è tale comunque che alla Stanford University School of Medicine hanno messo online una guida per aiutare le pazienti a decidere se ricorrere a quella che è ormai chiamata 'chirurgia preventiva'. Va detto infine che la cultura americana è fortemente orientata alla soluzione rapida e 'pratica' dei problemi, mentre in Europa abbiamo un approccio più conservativo e forse empatico in cui il rapporto medico-paziente può rappresentare un sostegno e contenere le ansie. 

Nati per invecchiare

Come tutte le donne sono molto attenta alla tematica dei 'peli superflui' e della loro rimozione che deve essere rapida, indolore e duratura. Di tutte le opzioni possibili da molti anni mi sono affidata alla macchinetta, il Silk Epil della Braun, quello strumento di tortura con una testina su cui sono posate decine di pinzette che strappano il pelo alla radice. Complice una soglia del dolore piuttosto alta ho affidato gambe e ascelle al mitico aggeggio che ha svolto in maniera egregia il proprio lavoro per ben 15 anni. Dopo, è stato rottamato per un modello più moderno, ultima serie, prezzo stellare, prestazioni da Formula 1. Peccato che il nuovo SilkEpil7 mi abbia dato un grande dispiacere: dopo aver speso circa 140 euro per il suo acquisto, la testina si è rotta dopo poco meno di due anni. Allora nell'ordine sono andata a cercare il ricambio che costa 29 euro e mi sono informata sull'obsolescenza programmata. Sembra infatti che da alcuni anni le aziende producano in maniera scientifica macchine destinate a rompersi esattamente dopo due giorni che è scaduta la garanzia. Credo che ognuno di voi possa raccontare una storia simile. Ma soprattutto hanno fatto in modo che i pezzi di ricambio siano così costosi che il cliente ritenga che non valga assolutamente la pena di riparare il bene ma decida di aqcuistarne uno nuovo. Per cui se la vostra auto ha due anni di garanzia potete ragionevolmente ritenere che a due anni qualche mese cominceranno le prime rogne. Mentre se avete comprato una Kia (non è il mio caso) si romperà dopo aver compiuto i 7 anni. A quanto dicono il fenomeno è abbastanza comune e interessa ogni tipo di elettrodomestico, device elettronico, telefonino o stampante. La strategia è quindi una scelta di meccanismi e materie prime che non debbano durare nel tempo ma che anzi, al contrario, abbiano il compito di sostenere i consumi e stimolare continuamente nuovi acquisti. Se non credete a me sappiate che alcuni gruppi ecologisti francesi stanno facendo pressione affinché per legge siano aumentati i tempi della garanzia degli acquisti (chiamata 'durata legale di conformità') e che passi a 3 anni dal 2014 e a 5 dal 2016. Se il provvedimento che tutela i consumatori passasse le aziende sarebbero costrette a costruire macchine più durature. I francesi chiedono inoltre di detassare i pezzi di ricambio e io aggiungo, abbassarne il prezzo. Ecco la politica Apple: sullo schermo dell'Ipod era apparsa una macchia nera, un danno del display, mi hanno chiesto circa 120 euro per cambiarlo. Che ne dite? Me lo sono tenuto con la macchia.

venerdì 22 marzo 2013

Certo però...anche il Vin Brulé...

L'intuizione che il vino avesse particolari proprietà antisettiche e terapeutiche risale agli sgoccioli del 1800 quando il patologo Arnold Pick fece un singolare esperimento: in un contenitore di acqua contaminato dal vibrione del colera aggiunse del vino rosso, lasciò decantare e dopo qualche minuto i batteri erano stati neutralizzati tanto da rendere l'acqua potabile. Numerosi studi si sono succeduti ed hanno portato alla conclusione che il vino abbia una spiccata azione antisettica, merito degli 'antociani' sostanze della famiglia dei polifenoli che contrastano la proliferazione delle proteine batteriche. Si tratta di sostanze antiossidanti presenti nei vegetali rossi e viola come le melanzane, i frutti di bosco e ovviamente l'uva nera. 
Ecco quindi come i vini rossi posseggano qualità antibiotiche: già nel 1977 alcuni ricercatori canadesi si erano appassionati al tema e avevano riscontrato che i tannini del vino rosso presenti nel Vin Brulé avevano anche una attività antivirale a cui si aggiunge la proprietà antinfiammatoria del 'resveratrolo', il magnesio e lo zinco che aiutano la risposta del sistema immunitario. Bevanda calda tipica del Nord Europa da sempre rimedio per prevenire e curare i malanni di stagione, il Vin Brulé è facile da preparare a casa. Ecco la ricetta: 
Mezzo litro di vino rosso
80 gr. di zucchero (io uso quello di canna) 
1 stecca di cannella lunga 
3 chiodi di garofano
3 chiodi di anice stellato
un pizzico di noce moscata 
mezza mela tagliata a rondelle sottili
la buccia di una arancia e un limone biologici 
Lasciate decantare mezz'ora gli ingredienti, poi mettete sul fuoco e girate con un mestolo di legno sino all'ebollizione, abbassate la fiamma, continuate a girare e fate bollire una decina di minuti per far evaporare l'alcol. 
Filtrare o meno, a seconda dei gusti. 
Curarsi non è mai stato così piacevole. 

Il potere terapeutico del brodo di pollo


In questi giorni in cui sono stata colpita dal malefico batterio della bronchite ho rispolverato la ricetta del brodo di pollo i cui poteri taumaturgici sono noti alle nostre nonne e alle nonne trisavole. Non guasta poi che si tratti di una bevanda calda che offre l’impressione di stare meglio sin dalla prima sorsata. Per non parlare del fatto che tale delizia veniva somministrata dalle amorevoli mani di mamme e nonne il che è un ottima strada per ottenere un effetto placebo pressoché immediato. Eppure, le virtù medicinali del brodo di pollo sono state studiate scientificamente e confermate. Già nel 2000 Stephen Rennard, pneumologo all’Università del Nebraska aveva studiato gli ingredienti del brodo attivi sul sistema immunitario grazie a test di laboratorio. Poi il dottor Jordan S. Josephson, otorino al Lenox Hill Hospital di New York City ne ha riconfermate le virtù: la bevanda è certamente in grado di ridurre l’infiammazione e la produzione di muco tipiche delle malattie da malattie da raffreddamento, inoltre possiede una attività ‘nervina’, stimolante del sistema nervoso centrale. 
E dato che quando la malattia è causata da un virus non c’è altro da fare che mettersi a letto, bere molto e al massimo assumere blandi analgesici, il brodo di pollo diventa un vero e proprio farmaco. Specialmente se la ricetta è ricca di vitamine sali minerali che agiscono insieme: pollo, cipolle, porri, patate, carote, sedano, prezzemolo, coriandolo, pepe e poco sale. Ma attenzione, dicono gli esperti, del brodo va mangiato anche il pollo, capace di nutrire e apportare proteine facilmente digeribili, preziose quando c’è inappetenza. Gli aminoacidi infatti sarebbero in grado di ridurre l'infiammazione e aumentare la secrezione di muco stimolando i neutrofili oltre ad avere una azione simile all'acetilcisteina, un principio attivo contenuto nei farmaci tradizionali. Un ‘comfort food’, caldo, consolatorio come dicono gli americani, capace anche di favorire la sudorazione e combattere la disidratazione. E se l'appetito non è calato basta aggiungere una manciata di pastina. Un toccasana. Provare per credere. 

sabato 16 marzo 2013

Poveri polpi


Oltre che buoni ho sempre trovato i polpi creature piuttosto simpatiche anche se alcuni tra loro non sono propriamente fortunati: il famoso Polpo Paul a cui erano attribuite predizioni di ogni tipo ha tirato le cuoia al colmo della notorietà e un suo parente ha una storia tanto singolare quanto amara. Chiamato volgarmente 'polpo kamikaze' il Tremoctopus violaceus è un esserino minuscolo specialmente rispetto alla femmina della stessa specie più grande di circa 100 volte. La cosa mi riporta alla mente una vecchia barzelletta sul topolino e l'elefantessa ma non è molto elegante, ma anche in questa storia il sesso e la riproduzione la fanno da padroni. Nonostante le sue dimensioni poco dignitose al piccoletto spetta l'onere -è il caso di dirlo - della riproduzione. E non si pensi al peso della consorte che di certo è per lui uno svantaggio. Il fatto è che il poverino al primo accoppiamento ci lascia...i tentacoli. Per fecondare la femmina usa il 'tentacolo riproduttore' custodito in una sacca sferica tra gli altri tentacoli. Al momento in cui i due si accingono all'atto la sacca si rompe e il pene inietta lo sperma sulla punta del tentacolo che si stacca e rimane nel corpo della femmina dove feconda le uova. La procedura è talmente complessa che il poveretto ci rimane secco mentre la femmina raccoglie tentacoli di vari maschi per fecondare il maggior numero di uova e mettere al mondo svariata prole. Che, sinceramente, mai come in questo caso speriamo che sia femmina! 

giovedì 14 marzo 2013

A grande richiesta: il decalogo della Gattamorta


Gattamorta si nasce, non si diventa, e il prototipo è odiato dal genere femminile tanto quanto genera curiosità sulla sua fattispecie. Da molto tempo quindi con la mia amica Paola Crasso meditavamo uno studio fenomenologico della GM per capire cosa di essa generasse tanta attrazione nel genere maschile. Ora dopo lunghi mesi (non è che mi posso occupà solo di ste cacchiate) il documento scientifico è pronto, ma direi incompleto quindi siete invitati a completare con le Vostre osservazioni quella che potrebbe diventare la Bibbia della nostra eroina. 
Buona lettura 


Il decalogo della Gattamorta

  1. La GM non ha pensieri complessi, non fa analisi, non conosce le dietrologie, per questo è molto apprezzata dai maschi che le donne pensanti le hanno sempre digerite poco;
  2. La GM non si oppone, non discute, è semplicemente e apparentemente accomodante e accondiscendente, questo aspetto la rende molto gradita al genere maschile;
  3. La GM è subdola perchè riesce a far fare agli altri ciò che vuole o non ha voglia di fare, la sua frase tipica è 'tu lo fai molto meglio di me'... e intanto va a farsi fare le mani dall'estetista, cosa che tu non avrai mai il tempo di fare
  4. La GM dice sempre si alle richieste sotto le lenzuola, non ha grandi ambizioni, il suo unico obiettivo è compiacere il partner
  5. La GM a 16 anni ha già deciso l'uomo che sposerà e di solito è un campione di basket, un cantante, un attore, un politico o un avvocato di successo.
  6. La GM apparentemente non è interessata agli uomini, al loro potere, al loro successo o al loro denaro. Ho detto APPARENTEMENTE.
  7. La GM è sempre curata, sa di essere un trofeo da esibire e non si sente affatto sminuita o sopraffatta perchè l'essere piacevole è parte della strategia per ottenere ciò che vuole.
  8. La GM è la peggior nemica delle sue simili.Finge di essere interessata ai fatti delle altre per estorcere informazioni che userà a proprio vantaggio.
  9. La GM è quella che al TUO matrimonio flirta con TUO marito e ti manda per traverso la torta di pasta di zucchero
  10. La GM non è intelligente, è furba. E questo la rende pericolosissima.

martedì 5 marzo 2013

Le avventure delle calze elastiche

Dunque, sono il classico giornalista scientifico che predica benissimo ma razzola una schifezza. Quindi ho sempre rimandato il flebologo sino a quando l'estate scorsa, di fronte ai capillari che con il gran caldo gridavano vendetta ho preso il coraggio a quattro mani e sono finalmente andata a fare un eco doppler degli arti inferiori. Dopo averlo smarrito in casa ho anche deciso di andare dall'angiologo. Fa parte della mia fregola primaverile quanto provvedo ad un restiling che va dalla pedicure al parrucchiere passando per tutti gli altri distretti immaginabili. Ecco quindi che dopo una visita il povero dottore esclama: 'queste gambe sono state abbandonate a loro stesse' e, dopo avermi chiuso un vecchio capillare con la sclerosante ha emesso la sentenza: ' queste sono gambe da calze a compressione graduata'. Il che ha provocato in me un riflesso vagale per cui per poco non gli svengo tra le braccia. Si perché il termine 'calza a compressione' evoca in me lo spettro di vecchie carampane con le gambe a bitorzolo il che stride nettamente con l'immagine che ho di me stessa. Ciononostante se voglio sfoggiare delle gambine come si deve mi tocca abbassare la testa e affermare 'obbedisco'. Esco e mi reco nella prima parafarmacia che incontro e sono sollevata perchè mi ha prescritto quelle da 18-20 mm/mq alla caviglia, peccato che scopro subito che sono le più pesanti. Prima regola quindi: comprarle di una misura più grande. Regola numero due: avere sotto mano il numero di telefono di una ditta nel caso rimanessi incastrata nell'odioso presidio.
Stamattina mi appresto a indossarle e scopro che non scivolano nemmeno se ti ammazzi, va appresa una tecnica, comunque dopo cinque minuti buoni in cui mi dibatto come una assatanata riesco in qualche modo a portarle su. Ho il fiatone e l'ormone dello stress a livelli di guardia. Quando mi alzo la sensazione è di una muta da sub di una taglia più piccola ma confido nel fatto che mi abituerò a camminare in maniera innaturale. Ecco cosa si fa per la bellezza e la vanità e soprattutto per espiare le colpe della pigrizia: se camminassi di più, forse, avrei gambette più sane. Ma siccome non ho ancora imparato a scrivere al pc mentre passeggio, mi toccano le odiose, che, per la cronaca e le più insofferenti, esistono anche in versione autoreggente.

mercoledì 27 febbraio 2013

Il valore positivo delle esperienze negative: il Benefit Finding


Ho scritto molto spesso della 'resilienza' ossia la capacità di resistere all'impatto degli eventi negativi dell'esistenza senza soccombere. Una capacità psicologica mutuata dalla fisica dei materiali: di fronte ad un urto violento ad esempio il vetro va in mille pezzi mentre il plexiglas assorbe l'urto con poche conseguenze. Mentre leggevo un libro sulla psicologia della salute mi sono imbattuta in un concetto analogo e altrettanto interessante: di fronte ai traumi e al dolore ci si concentra sugli effetti negativi nel tentativo di curarli o minimizzarli e si trascura spesso invece il valore positivo di queste esperienze. Non a caso il dolore è spiacevole ma necessario a crescere e rappresenta una fase di adattamento, la forma più moderna di evoluzione naturale. Insomma la teoria del 'benefit finding' sostiene che gli eventi stressanti di matrice negativa  possano essere traumatici, certo, ma portare con sè un corollario positivo e benefico per l'individuo. Eppure è molto raro che di fronte ad un trauma ci si soffermi proprio sugli aspetti vitali e di crescita.
Sarebbe bene invece imparare a leggere la medaglia da entrambi i lati. Studi su pazienti con Disturbo Post TRaumatico da Stress hanno rivelato che il 70% dei soggetti intervistati dopo forti traumi riferiscono di aver tratto qualcosa di positivo da quella esperienza. Se pensiamo ad esempio ad un terremoto, avremo soggetti che perdono completamente la fiducia nel futuro o la speranza e si aggrappano a ciò che avevano perpetuando il senso di perdita e di desolazione e altri che, dotati di una psicologia 'positiva' riferiscono di aver scoperto un maggiore senso di responsabilità, di solidarietà, di aver stretto i legami con i familiari, aver rivalutato i rapporti umani, aver trovato dentro di sé nuove motivazioni aver trovato dentro di sè empatia o maggiore forza. Inoltre secondo altri autori (Tennen, Affleck, 2002) le persone che si confrontano frequentemente con le difficoltà 'imparano' a individuarne i lati benefici. Ecco come al posto di 'disturbo' un filone della psicologia della salute propone il termine di 'sviluppo post traumatico' in cui all'interno di un contesto di sofferenza si riscontrano e coltivano elementi di conoscenza e crescita. L'obiettivo di una terapia quindi non sempre deve essere un 'ritorno allo stato precedente' ma può essere il raggiungimento di uno stato nuovo e spesso più elevato.

Il bacio della mamma...ti salva la vita



Si chiama 'mother's kiss' ed è una tecnica di salvataggio poco nota ma che ha da poco ricevuto la conferma di efficacia dai ricercatori dell'Oxford University Hospital coordinati dalla dottoressa Stephanie Cook. E' una manovra di disostruzione delle vie aeree efficace nel rimuovere gli oggetti che i bambini piccoli possono accidentalmente inserirsi nelle cavità nasali. Inventata nel 1965 da un medico di medicina generale del New Jersey, Vladimir Ctibor, prevede che la madre (o comunque un adulto) ponga la bocca su quella del bambino allo stesso modo in cui si esegue una rianimazione cardio polmonare, occlude la narice libera con un dito, espira sino a che non avverte la chiusura della glottide del bambino e quindi soffia con decisione. In sostanza, il getto d'aria emesso dalla madre passa con forza nella narice chiusa e spinge l'oggetto estraneo verso l'esterno. La manovra è semplice, si apprende con facilità e può essere tentata senza che il bambino senta dolore e senza effetti collaterali. Il tasso di successo ammonta circa al 59% e in caso non si riesca a liberare la narice dall'oggetto inserito allora occorre rivolgersi al Pronto Soccorso. Nonostante sia una manovra molto preziosa e facile da praticare non è molto nota. Un articolo sul mensile della Società Italiana di Pediatria ne conferma la validità e speriamo che i medici la spieghino ai genitori in maniera diffusa.

lunedì 18 febbraio 2013

Del Galateo professionale

Se vivessimo nel Far West probabilmente non farei la messa in piega e indosserei il cappello da cowboy, ma siccome siamo in un paese civile e urbano sarebbe opportuno che anche la correttezza nella concorrenza lavorativa fosse un mantra.
Mi spiego: sono già due volte che due diversi clienti vengono contattati per fornire i servizi che offre la mia agenzia. Peccato che i MIEI clienti mi informano tempestivamente e spesso mi mostrano le loro proposte.
Improbabili agenzie specializzate in turismo che si riciclano nel settore moda, specialisti della moda che approcciano l'alimentare e così via, salvo non sapere cosa sia l'HCCP e molto altro.
E poi le presentazioni, roba che power point di quella qualità mia figlia ha smesso di farli a 7 anni, con la proposta di 'comunicati stampa ILLIMITATI' inviati a liste di centinaia di giornalisti non meglio specificati.
Sono quelle agenzie che a me mandano comunicati sull'architettura o sul turismo in Patagonia (due argomenti di cui non mi sono mai occupata).
Succede allora che il mio cliente spaesato mi dica: parlaci tu. E quelli poverini che tentano di convincermi che possiamo fare 'cose diverse' e certo così a quel poveretto gli facciamo spendere due volte per due agenzie che una sola può fare tutto.
Allora, io ci sono per prima e tu aspetti che il mio cliente sia stufo o insoddisfatto prima di piombargli addosso e darmi nel contempo la lezioncina sulla differenza tra comunicazione e marketing. Già perché la malcapitata signora che ha tentato di convincermi che potevamo 'lavorare sullo stesso cliente senza sovrapporci' mi ha anche chiamata 'cara'.  Il tutto parlando come se le cose fossero fatte e senza capire che a questo punto la palla è passata a me, perchè il MIO cliente si fida del mio giudizio.
Quell'aria di falsa collaborazione, l'ipocrisia, mi danno veramente fastidio. Quindi manda pure la tua orrenda brochure che la archivio...nel cestino.

Le cento donne del femminicidio


Cento donne nel 2012 e otto dall'inizio del 2013. Sono le vittime del "femminicidio" una parola brutta, cacofonica, che deve essere stridente e odiosa perché è tale il delitto che denomina. Donne. Compagne, amiche, spose, madri, ex mogli, fidanzate. Donne uccise per mano dei 'loro' uomini. Mai tante come negli ultimi anni. Ultimo caso in ordine di tempo il ragazzo che uccide la madre a coltellate per una finta rapina andata male. Quello che era scandalo e obbrobrio ai tempi di Pietro Maso é un copione che si ripete sempre più spesso e che rischia di diventare, quasi normale. E che dire allora di Oscar Pistorius? L'eroe, l'atleta, il disabile che vince contro i normodotati che, roso dal tarlo della gelosia, sembra aver ucciso la fidanzata prima a bastonate e poi a colpi di pistola. Le indagini chiariranno la dinamica e forse lo assolveranno ma traspare l'idea di un uomo fragile dall'insicurezza che lo consuma dall'interno che non regge il confronto con uno che le gambe ce le ha, chiunque sia. Un fenomeno di questo tipo va comunque letto e narra di un maschile in crisi, che sta perdendo terreno. Abituati al potere sia in casa che fuori gli uomini ora perdono terreno e non hanno gli strumenti emotivi e psicologici per adattarsi al cambiamento. Vivono con donne che possono negarsi, che non sono sempre accondiscendenti, che talora lavorano e guadagnano più di loro, che non riescono a controllare. Donne che anche non volendo si sono poste come elementi contro cui competere. E l'animale uomo che anche in natura gestisce il gruppo e dá la direzione, risulta spiazzato. Forse non a caso il capobranco é un termine maschile. Le donne sono abituate ad avere a che fare con l'interiorità l'emotività e l'analisi, gli uomini ci si scontrano per la prima volta da secoli. Prima uccidevano il rivale, ora l'oggetto del desiderio. È una rabbia sorda e c'è lo spettro del desiderio di riscatto. Ti uccido perché mi hai lasciato, ti uccido perché non devi avere altri che me, ti uccido perché mi appartieni, ti uccido perché voglio la libertà di amare chiunque altra senza che tu possa ridire nulla. Quando si infliggono 20 coltellate c'è delitto di impeto e rabbia, quando il corpo non si trova più c'è una fredda determinazione e una pianificazione accurata. una volta gli uomini picchiavano le donne quando bevevano troppo, per farle diventare mansuete, oggi semplicemente le uccidono perché perdono la testa per un'altra o perché non sopportano di essere lasciati, non sanno fare i conti con la frustrazione, ritengono che ciò che possiedono non possa scegliere, decidere, avere una vita. È il segno doloroso che le donne hanno un potere psichico immenso, possibilità, energie, capacità intelligenza. Ma fanno l'errore di non farne mistero e forse talora di ostentarlo. Certo non sono tutte così e questo non giustifica ovviamente una risposta così violenta, ma l'immagine che circola di noi non è certo quella di femmine accomodanti o rassicurami bensì di soggetti aggressivi e dominanti. Mi dicono che stanno iniziando a nascere gruppi in cui gli uomini si fanno aiutare a gestire i propri impulsi distruttivi ma forse anche le donne si dovrebbero fare qualche domanda, globalmente, su come far convivere i due generi non l'un contro l'altro armati ma in maniera più armonica e cooperativa, lasciando, banalmente, che l'uomo possa dimostrare di essere tale, che possa sviluppare la sua natura senza sbattergli in faccia che anche noi possiamo fare le stesse cose e talora anche meglio. Tutto quello che finisce per -ismo non fa bene a nessuno.

La Fisica del cecio... e del SUV

Oggi vi propongo una lezione di fisica spiegata per me (la simpatica lettrice) dalla Fisica Monica Marelli (Miao). La lezione nasce da una mia personale curiosità che mi affligge da sempre e siccome avere la Fisica personale non è da tutti tendo ad approfittarne e la 'utilizzo' per una reciproca stimolazione intellettuale, cosa che mi pare lei apprezzi.
Se siete interessati a capire perchè se getto un cecio e un SUV dal decimo piano nello stesso momento arrivano al suolo insieme...buona lettura!


Una mia simpaticissima lettrice mi chiede perché un cecio e un suv, lanciati da una rupe, dovrebbero toccare a terra insieme, ovviamente se non ci fosse l'aria a rallentare il cecio.
E' una delle cose meno inuitive e più indigeste delle fisica: nel vuoto e con la sola forza di gravità (considerata uniforme), gli oggetti cadono con la stessa velocità, a prescindere dalla loro massa e della loro forma. Difficile da digerire: d'altra parte se la forza di gravità tira verso il basso, farà meno fatica a tirare una cosa leggera come un cecio piuttosto che un suv, no? No. Perché? Risposta da fisico che ha molto, molta fretta è questa: perché massa inerziale e massa gravitazionale coincidono. Grazie per l'attenzione e tanti saluti.
Ok, vediamo di andare con calma allora. Prima ho parlato di “fatica” della forza di gravità… Ora cercherò di esprimermi meglio. Avete presente quando tentiamo di spostare uno scatolone pieno di libri? Cerchiamo di spingerlo sul pavimento ma soltanto da un certo nostro “sforzo” in poi lo scatolone scivola in avanti. Bene, la colpa è dell'inerzia: è la proprietà degli oggetti e rappresenta la loro resistenza al cambiare lo stato di moto. Si parla allora di massa inerziale che si fa “sentire” quando vogliamo cambiare lo stato di moto di un oggetto: se è fermo, quando vogliamo muoverlo, se è in moto quando vogliamo fermarlo… Ah, potrebbe dire qualcuno: ecco, non capisco niente di fisica! Credevo che spostare lo scatolone fosse faticoso per colpa del peso, non della fantomatica inerzia. Calma, calma, non è il momento di prendere decisioni affrettate.
Esiste anche massa gravitazionale: anche questa è una proprietà degli oggetti che emerge in presenza di un campo gravitazionale. Quindi sulla Terra tutti abbiamo una massa gravitazionale. Si distingue la massa attiva e passiva. Quella attiva è la fonte del campo gravitazionale (per esempio: la Terra), quella passiva è quella che “risponde” a tale campo. Quindi un SUV ha una massa passiva gravitazionale più grande rispetto a quella di un cecio. Come va fin qui? A me sta venendo mal di testa :-D
La forza esercitata sugli oggetti da parte della Terra si chiama “peso”. Quanto rapidamente un oggetto si muove perché la gravità lo “sollecita” (proprio come una persona spinge uno scatolone) cioè quanto accelera sotto l'influenza della gravità dipende da rapporto fra il peso e la sua inerzia, ricordate?, che resiste ai cambiamenti di moto. Insomma, l'inerzia è un po' la pigrizia che hanno addosso gli oggetti per cambiare il loro stato.
Il fatto che un suv e un cecio (in assenza di aria) arrivino a toccare il suolo nello stesso istante ci appare incredibile ma è dovuto al fatto che l'inerzia e la massa passiva gravitazionale coincidono. Si dice che le due proprietà sono misure equivalenti di un'unica proprietà fisica: la quantità di massa di un oggetto. Da qui scaturisce il Principio di Equivalenza. E da esso la Relatività Generale formulata da Einstein ma…non divaghiamo.
Torniamo ai ceci e ai SUV volanti. Il peso è una proprietà che si acquisisce nel momento in cui si è in presenza di un campo gravitazionale. La massa inerziale invece è la sua resistenza al moto. Qundi: suv = grande peso = grande inerzia = grande resistenza al movimento MA una volta messo in moto l'inerzia è “vinta”, il suv cade con accelerazione costante g = 9,8m/s2. Analogamente per il cecio: una volta messa in moto la sua piccola massa, cade con la stessa accelerazione. In altre parole: una volta vinta l'inerzia, si va precipitando a prescindere dal valore della massa.
Sono stati eseguiti diversi esperimenti e tutti hanno confermato che massa inerziale e gravitazionale hanno lo stesso valore.
Morale: per meccanica classica esistono due tipi di massa, gravitazionale (quella che misuriamo con la bilancia) e quella inerziale (quella che resiste al cambiamento di moto). Le due coincidono…ma è un caso? No, e Einstein ci spiegherà con la Teoria della Relatività che tale distinzione è solo apparente. Ma questo è il seguito della storia….

Per andare sul suo sito:
http://www.monicamarelli.com/content/il-cecio-e-il-suv

lunedì 11 febbraio 2013

Il Tiffany delle agenzie di comunicazione

Ben pochi brand come il marchio di gioielleria americano hanno saputo creare una fedeltà e una 'identity' precisa: lusso, classe, stile ma allo stesso tempo accessibilità grazie alla famosa linea in argento. Un lavoro lento e preciso che ha ormai reso la marca tra le più identificabili in tutto il mondo. Cito questo caso e il titolo provocatorio per descrivere come anche tra le agenzie di comunicazione (come in tutte le professioni) dovrebbero vigere criteri di qualità. La realtà invece è diversa, molte grandi agenzie si sono buttate nel campo della salute dove hanno intravisto la possibilità di acquisire nuovi budget senza conoscere nulla della delicatezza di questo settore. Negli ultimi anni quindi non solo sono stati aperti settori 'healtcare' ma sono nate 'agenzie' che promuovono dai detersivi agli pneumatici, passando, se capita, per farmaci e malattie. Il tutto senza avere l'umiltà di studiare, approfondire, aggiornarsi, capire o dotarsi di un consulente esperto di queste tematiche. Sono stati mandati allo sbaraglio stagisti con una lista di contatti e un telefono. Gente che brandisce i comunicati come armi. C'è anche la volta però che la presunzione e l'inadeguatezza emergono in tutto il loro splendore. Il caso più recente è quello di una agenzia che ha attribuito a un suo opinion leader la qualifica di consulente della serie televisiva Grey's Anatomy invece della consulenza nella stesura del Manuale di Medicina Anatomia del Grey. Inutile dire che l'esilarante email di rettifica ha fatto il giro dei giornalisti e delle altre agenzie e poi a macchia d'olio di altri soggetti dotati di senso dell'umorismo. L'ilarità dovuta alla stoltezza della cosa non è passata affatto inosservata e il danno di immagine temo sarà deflagrante. Anche perchè c'è errore ed errore. Passi scambiare un nome di battesimo con un altro, ma questo è indice della totale mancanza di basi e di quello che c'è sul mercato. E allora anche qui vale a mio parere il principio che 'quello che costa poco, vale poco'. La qualità di chi eroga un servizio, la sua esperienza, la preparazione sono elementi che devono essere valutati. Nella mia lunga esperienza da un lato all'altro della barricata della comunicazione, ho constatato che i cosiddetti PR la maggior parte delle volte imparano a memoria due righe del comunicato e non hanno la più pallida idea di cosa stiamo blaterando. Scegliete, quindi, l'agenzia che si prepara sull'argomento e lo conosce come se fosse il Vostro direttore marketing di prodotto. Un piccolo investimento, un grande valore. 

venerdì 8 febbraio 2013

Letto per voi: Biberon al piombo


Se sino a cinquant'anni fa il maggior rischio per lo sviluppo dei bambini era la malnutrizione oggi abbiamo problemi di abbondanza, eccesso di nutrienti ma soprattutto la vasta gamma di minacce nascoste nell'ambiente: sostanze chimiche, conservanti, educoranti ma soprattutto inquinanti che arrivano direttamente nel piatto o nel biberon dei nostri figli. Quando ho preso tra le mani il libro della Professoressa Saccuman mi aspettato l'ennesimo saggio sulla corretta alimentazione mentre mi ha favorevolmente sorpresa con un lavoro accurato e intrigante sulla storia delle sostanze 'neurotossiche' che possono danneggiare lo sviluppo del cervello dei bambini. Dal piombo con la sua storia scandalosa all'argento liquido: alcuni sono metalli pesanti con una elevata capacità di accumulo nei tessuti, altre sono sostanze di scarto delle combustioni. Un bambino su 10 ha una disabilità di vario grado che coinvolge il sistema nervoso: disturbi dell'appredimento, deficit dell'attenzione, autismo, ritardo mentale e i dati epidemiologici sembrano indicare che i numeri siano in aumento. Alcuni ritengono che sia un fenomeno moderno, altri che siano migliorate le capacità di diagnosi, sia come sia, sappiamo oggi che questi disturbi non sono dovuti a fattori enetici ed ereditari ma che l'ambiente ha delle responsabilità pressanti. Le sostanze 'neurotossiche' sono ovunque intorno a noi e le aziende non accettano facilmente che un prodotto o un processo utile ed economico possa essere abbandonato in nome della tutela della salute pubblica. Le aziende non sono così altruiste e la storia ci insegna che molte hanno accultato e nascosto per anni ciò che sapevano sulla tossicità dei loro prodotti. L'autrice ci accompagna quindi nell'affascinante quanto inquietante storia del piombo, noto sin dall'antichità e i cui effetti dell'intossicazione sui lavoratori provocava infertilità e danni al cervello. L'avvelenamento acuto provoca una grave forma di anemia, danni ai reni, spasticità, allucinazioni. Nelle donne in gravidanza il metallo si trasferisce al feto e le donne che alla fine dell'Ottocento lavoravano nei pressi delle miniere abortivano o davano alla luce figli morti o prematuri. E poi la lunga saga della benzina che determinò centinaia di casi sanitari prima che negli Stati Uniti si riuscisse ad imputare ad essa la causa dell'avvelenamento dovuto alla tristemente nota Casa delle Farfalle dove, a dispetto del nome romantico, veniva prodotto il tetraetile, un additivo che permetteva la realizzazione di motori più veloci e potenti ma facilmente assorbibile dall'organismo. I lavoratori della Ethil Gasoline Company fondata da General Motors e DuPont ben presto svilupparono allucinazioni, psicosi sino alla morte. Siamo nel 1923 e la lotta della scienza per combattere questo composto sarebbe durata più di 80 anni. Non posso svelare il resto della trattazione per non rovinare il gusto di un libro documentato e scritto con grande accuratezza e piacevolezza. Quindi non mi resta che augurarvi buona lettura.

Maria Cristina Saccuman
Biberon al piombo
Sironi editore
2012
Euro 17,00
Pp. 170

Per comprarlo su Amazon ecco il link

http://www.amazon.it/Biberon-piombo-Limpatto-dellinquinamento-bambini/dp/8851802092/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1360324108&sr=1-1

Letto per voi: Il capitale egoista


Oliver James nasce come psicologo ma ben presto si tramuta in un brillante pensatore e divulgatore. In questo brillante saggio sostiene che 'il denaro e il capitale non danno la felicità né degli individui né tantomeno delle popolazioni' e che la tendenza al materialismo sfrenato ha peggiorato la salute mentale dei Paesi che l'hanno adottato come stile di vita. Lo stress emotivo nelle sue forme interessa il doppio delle persone nei paesi anglosassoni rispetto agli europei, il 23% contro l'11,3%. E tale declino della felicità è imputabile alla tendenza in atto dagli anni Settanta in poi quando, per dare impulso alla produzione dei beni e alla crescita dell'opulenza sono state messe in atto strategie per spingere i cittadini al consumo investendo i prodotti e i beni materiali della capacità di migliorare la vita. Se ciò è stato vero per beni come la lavatrice o il frigorifero, quando il mantra è stato di accelerare il bisogno di cambiare i beni appena ve ne fosse disponibile uno più nuovo e accattivante ha determinato il fenomeno ormai noto come 'consumismo'. Questo impulso con la fallace promessa che tutti ne avrebbero beneficiato. La realtà come spesso accade, si è rivelata diversa: le condizioni di lavoro negli ultimi 40 anni sono progressivamente peggiorate e i salari non hanno avuto la crescita sperata. Il benessere delle famiglie è aumentato unicamente grazie all'ingresso in massa delle donne nel mondo del lavoro, spinte in qualche modo per rispondere alla medesima domanda di consumo. La prosperità delle nazioni è aumentata ma a solo vantaggio delle élite e di coloro che erano già ricchi, mentre i lavoratori e la base della società è semplicemente rimasta a guardare.
James si sofferma anche ad analizzare quali sono le cause di stress nell'esistenza delle persone: abusi infantili, abbandoni, famiglie disgregate, geni, ma alla fine è costretto ad ammettere che un fattore dominante è proprio il materialismo, quella forma secondaria in cui l'accumulo di denaro, fama e potere sono ricercate non per necessità primarie ma per una forma di antagonismo sociale. Rileva inoltre come popolazioni tendenzialmente meno soggette allo stress e al disagio mentale siano influenzate negativamente se emigrano in un Paese ad alto rischio di stress e di come l'ambiente in questo caso abbia un effetto dirompente rispetto ai geni, oggi additati come i responsabili di ogni comportamento o disfunzione. Una lettura molto interessante, un libro che metterei sulla scrivania di tutti i candidati alla attuale campagna elettorale.
http://www.amazon.it/Il-capitalista-egoista-Oliver-James/dp/8875781230/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1360323778&sr=8-1

accattatevillo...

Oliver James
Il capitalista egoista
Codice edizioni
2009
Euro 18,00


C'ero...e non dormivo

Mi sono accorta con sgomento e orrore che l'ultimo post risale ad aprile dello scorso anno, quindi significa che ho perso completamente la cognizione del tempo. Me ne scuso ma il 2012 è stato un anno incredibilmente intenso e l'attuale non sarà da meno. Ciononostante vorrei fare un fioretto e promettere di alimentare più spesso questo spazio che mi ha dato tanto.
A volte ritornano e io, modestamente, ritorsi...

Letto per voi: Il diabete si combatte al supermercato




Quello del giornalista de La Stampa Marco Accossato e del Diabetologo Alberto Bruno è un libro davvero per tutti perchè nonostante il titolo citi una patologia importante ed ormai epidemica, il suo svolgimento è un facile, agile e gradevole manuale di prevenzione e di buona salute. Forse non siamo solo quello che mangiamo ma ciò che introduciamo nell’organismo può avere un impatto positivo o devastante. Il meccanismo è troppo complesso per essere spiegato in una recensione: vi basti sapere che ad esempio da alcuni anni è stato svelato il meccanismo di azione dei cibi in termini di capacità di indurre il picco glicemico, ossia di innalzare più o meno velocemente il livello di zuccheri nel sangue e che tale meccanismo è uno dei fondamenti sia del controllo del diabete che in parte della sua prevenzione. Prima però gli Autori si sono fatti parte diligente di spiegare la patologia e le raccomandazioni dietetiche generali che interessano la popolazione intera. E poi la dieta, croce anche di soggetti sani perchè nonserve solo a tenere sotto controllo una patologia ma anche ad evitare l’aumento di peso con il suo inevitabile corollario di patologie. Ma mangiare è un comportamento estremamente complesso e legato non solo al bisogno di carburante per far funzionare l’organismo bensì un atto che ha a che fare con le emozioni più profonde e assolve diverse funzioni. Inoltre i cibi e i loro componenti sono in grado di agire anche sul sistema nervoso centrale e sul cervello impattando sul nostro umore. Fare la spesa quindi diventa un momento estremamente delicato che per un diabetico o un suo familiare prevede notevoli scelte, mediazioni e compromessi. Come fare la spesa allora senza perdere la testa o la pazienza? Gli Autori dedicano un capitolo a questo aspetto con consigli pratici e ci aiutano a conoscere e quindi a non cadere nelle sottoli trappole del marketing e della pubblicità. Eccoci quindi alle soglie del supermercato, abbiamo messo la moneta nel carrello e siamo pronti a celebrare uno dei riti più importanti della nostra epoca, l’approvvigionamento che prima era appannaggio maschile per ciò che riguardava le carni e le proteine nobili e alle donne per la raccolta di bacche e semi. Ad alcuni il supermercato sembra un labirinto o un girone infernale con le tentazioni ad ogni scaffale, quindi leggerà con attenzione la seconda parte del libro, dove per ciascun reparto sono indicati i tipi di prodotti e le insidie da cui bisogna guardarsi. Il trucco per fare la spesa e rimanere in salute? Andare al supermercato a stomaco pieno, non lasciarsi sedurre dalle offerte e dall’atmosfera e partire da casa con una lista esauriente, magari riletta due volte per eliminare le voci scritte sull’onda del desiderio e non della necessità. E il cibo gratificante? Si può, ma anche questo con criterio. Seguendo i consigli dei due esperti si potrà tenere sotto controllo il diabete, mantenere in salute il resto della famiglia (lo stesso menu per tutti), trovare piacere nel cibo e lasciarsi guidare dalla bussola rappresentata dalla dieta mediterranea, pilastro alimentare e culturale. Se arrivate a leggere le conclusioni – dicono – significa che siete motivati a intraprendere uno stile alimentare sano e a resistere a qualche tentazione.

Alberto Bruno e Marco Accossato
Il diabete su combatte al supermercato
Vallardi
2012
Euro 12
pp. 171