Cento donne nel 2012 e otto dall'inizio
del 2013. Sono le vittime del "femminicidio" una parola brutta,
cacofonica, che deve essere stridente e odiosa perché è tale il
delitto che denomina. Donne. Compagne, amiche, spose, madri, ex
mogli, fidanzate. Donne uccise per mano dei 'loro' uomini. Mai tante
come negli ultimi anni. Ultimo caso in ordine di tempo il ragazzo che
uccide la madre a coltellate per una finta rapina andata male. Quello
che era scandalo e obbrobrio ai tempi di Pietro Maso é un copione
che si ripete sempre più spesso e che rischia di diventare, quasi
normale. E che dire allora di Oscar Pistorius? L'eroe, l'atleta, il
disabile che vince contro i normodotati che, roso dal tarlo della
gelosia, sembra aver ucciso la fidanzata prima a bastonate e poi a
colpi di pistola. Le indagini chiariranno la dinamica e forse lo
assolveranno ma traspare l'idea di un uomo fragile dall'insicurezza
che lo consuma dall'interno che non regge il confronto con uno che le
gambe ce le ha, chiunque sia. Un fenomeno di questo tipo va comunque
letto e narra di un maschile in crisi, che sta perdendo terreno.
Abituati al potere sia in casa che fuori gli uomini ora perdono
terreno e non hanno gli strumenti emotivi e psicologici per adattarsi
al cambiamento. Vivono con donne che possono negarsi, che non sono
sempre accondiscendenti, che talora lavorano e guadagnano più di
loro, che non riescono a controllare. Donne che anche non volendo si
sono poste come elementi contro cui competere. E l'animale uomo che
anche in natura gestisce il gruppo e dá la direzione, risulta
spiazzato. Forse non a caso il capobranco é un termine maschile. Le
donne sono abituate ad avere a che fare con l'interiorità l'emotività e l'analisi, gli uomini ci si scontrano per la prima
volta da secoli. Prima uccidevano il rivale, ora l'oggetto del
desiderio. È una rabbia sorda e c'è lo spettro del desiderio di
riscatto. Ti uccido perché mi hai lasciato, ti uccido perché non
devi avere altri che me, ti uccido perché mi appartieni, ti uccido
perché voglio la libertà di amare chiunque altra senza che tu possa
ridire nulla. Quando si infliggono 20 coltellate c'è delitto di
impeto e rabbia, quando il corpo non si trova più c'è una fredda
determinazione e una pianificazione accurata. una volta gli uomini
picchiavano le donne quando bevevano troppo, per farle diventare
mansuete, oggi semplicemente le uccidono perché perdono la testa per
un'altra o perché non sopportano di essere lasciati, non sanno fare
i conti con la frustrazione, ritengono che ciò che possiedono non
possa scegliere, decidere, avere una vita. È il segno doloroso che
le donne hanno un potere psichico immenso, possibilità, energie,
capacità intelligenza. Ma fanno l'errore di non farne mistero e
forse talora di ostentarlo. Certo non sono tutte così e questo non
giustifica ovviamente una risposta così violenta, ma l'immagine che
circola di noi non è certo quella di femmine accomodanti o
rassicurami bensì di soggetti aggressivi e dominanti. Mi dicono che
stanno iniziando a nascere gruppi in cui gli uomini si fanno aiutare
a gestire i propri impulsi distruttivi ma forse anche le donne si
dovrebbero fare qualche domanda, globalmente, su come far convivere i
due generi non l'un contro l'altro armati ma in maniera più armonica
e cooperativa, lasciando, banalmente, che l'uomo possa dimostrare di
essere tale, che possa sviluppare la sua natura senza sbattergli in
faccia che anche noi possiamo fare le stesse cose e talora anche
meglio. Tutto quello che finisce per -ismo non fa bene a nessuno.
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