Ci sono delle ragazze che mi piacciono molto, tra tutte Victoria Cabello e Camilla Rasnovich, la quale ha dichiarato in un'intervista: "oggi sai cosa faccio se vengo aggredita? Mi sposto. Come il samurai, che usa la forza dell'avversario per farlo cadere. Tu ti muovi e lui cade. E quando è a terra, semplicemente gli fai sentire che tu sei ancora in piedi, senza nemmeno bisogno di sottolineare la tua vittoria".
Brava Camilla, non sai come sono d'accordo.
A mia volta, quando vengo ferita, mi sottraggo, mi chiudo a riccio, evaporo. Tento di evitare la lotta, nonostante io sembri una aggressiva ma in realtà non lo sono. Non attacco mai per prima, al limite tento di difendermi, ma quando vengo ferita nella buona fede allora svanisco, puff!
E come dice sempre Camilla: "credo che la migliore guerra vinta sia quella mai combattuta". Cam, vuoi essere mia amica?
2 commenti:
Camilla non so, ma io di sicuro.
Penso che il non combattere o non rispondere alle agressioni sia un sinonimo di una grande forza interiore e non di debolezza.
Preferisco sempre lasciar perdere e non partecipare a crociate inutili in cui di sicuro ci sarà un perdente, trovo che per ottenere quello che si vuole e per tenere fede in quello che si crede il buon esempio sia la virtù migliore.
Leyla
Sono d’accordo anch’io, eccome. Solo che usare termini come ‘guerra’ o ‘aggressione’ quando si parla di rapporti umani è, a mio parere, una pessima partenza, anche perché spesso a cadere in terra sono tutti i contendenti, samurai compresi. Bisognerebbe cercare di evitare il conflitto, ma quando malgrado tutto e tutti ci si ritrova dentro una contesa, nessuno dovrebbe pretendere di avere ragione per decreto, di avere sempre l’ultima parola, nessuno soprattutto dovrebbe sottrarsi al confronto, fuggendo gli occhi della controparte e nascondendosi dietro le proprie certezze. Una volta andava di moda la ‘coscienza critica’, oggi l’autocelebrazione. C’e’ una via di mezzo? Sospettarlo sarebbe un ottimo guizzo d’intelligenza.
Posta un commento