martedì 29 aprile 2014

L'occhio dell'FDA sul farmaco antifumo

Notizie poco rassicuranti per i fumatori intenzionati a smettere: uno dei farmaci usati per la cessazione, la 'vanericlina' (nota col nome commerciale di Chantix) è sotto lo sguardo attento dell'FDA, l'ente che regola i farmaci americani. 

Il sospetto, che dura già da qualche anno ed è sorto a seguito della segnalazione di comportamenti suicidari, è che il farmaco possa causare disturbi mentali e cambiamenti nel comportamento come ostilità, agitazione, depressione e pensieri suicidari. L'FDA ha quindi chiesto all'azienda produttrice, la Pfizer, di effettuare nuovi studi e un maggiore monitoraggio dei pazienti da parte dei medici che lo prescrivono. 

Il foglietto illustrativo già segnala di interrompere immediatamente l'assunzione del farmaco in presenza di cambiamenti dell'umore improvvisi e altri segni mentali indicati. 

La vanericlina è un agonista parziale dei recettori nicotinici che agisce riducendo il bisogno di fumare, i sintomi di astinenza e il piacere dell'assunzione di tabacco. Se i sospetti fossero confermati il suo uso andrebbe limitato a casi molto selezionati con un monitoraggio molto attento e verrebbe meno comunque uno strumento ad uso dei centri antifumo per aiutare i tabagisti a dire addio alle sigarette. 


Oltre le patatine fritte...il cancerogeno nascosto

Poche cose mi danno soddisfazione come friggere e lo faccio sapendo che una volta ogni tanto si può (e che alcune teorie non meglio identificate sosterrebbero che 'si deve' per stimolare il fegato). Oltre a ciò potrei uccidere per poche cose da mangiare ma tra queste ci sono di certo le patatine fritte. Da alcuni anni però questo piatto meraviglioso non solo non è considerato così salutare (a causa di un certo contenuto di grassi) ma è salito sul banco degli imputati perchè la frittura dorata e quella deliziosa crosticina brunita sarebbero il segno evidente della formazione di un composto pericoloso per la salute, l'acrilamide. 
Tanto per farla semplice ad alte temperature le molecole dei carboidrati e degli amici in particolare si legano alle proteine grazie alla reazione di Maillard. Il risultato non è solo quella crosticina deliziosa, il gusto e il profumo che sprigionano ma - ahimé - la creazione di due composti chimici potenzialmente pericolosi come l'acrilamide e l'impronunciabile N-carbossimetil-lisina (CML per gli amici). 

Il problema è che questa reazione di verifica sempre quando la cottura avviene ad alte temperature e aumenta proporzionalmente alla durata di esposizione al fuoco. Basterebbe rinunciare alla patatine, e invece no perchè questi composti sono stati trovati in tantissimi prodotti usualmente presenti sugli scaffali dei negozi: pane, brioche, cereali e...biscotti. 

Una recente ricerca ha valutato a quale temperatura acrilamide e CML si sviluppano proprio in questi ultimi: i biscotti in commercio sono cotti ad una temperatura variabile tra i 155 e i 230° per un tempo che va da 1,5 a 30 minuti circa. E i più alti livelli di acrilamide sono stati riscontrati nei biscotti cotti a 155° per 21 minuti o a 205° per 11 minuti, mostrando che questo composto si sviluppa anche a temperature relativamente basse, mentre il CML si è innalzato al massimo in presenza di una temperatura di 230° anche solo per 1,5 minuti. 

Allora vi chiederete come mai la presenza di acrilamide non sia segnalata e come facciamo a sapere quanta ne contengono i nostri biscotti per la colazione preferiti: non possiamo saperlo perché mancano dati certi sulle quantità minime accettabili di questi composti negli alimenti (sembra che 200 mck per kg di prodotto sia il livello di guardia), perché non esiste una normativa europea che ne regoli il contenuto e perché le aziende sono lasciate alla loro buona volontà nel controllo di questi due elementi. 

Il problema è però che migliorando i parametri di cottura si ottengono prodotti di minore qualità in termini di profumo e gusto anche se va dato atto alla CIAA, la Confederazione Europea delle Industrie Alimentari di aver preso alcune misure di autoregolamentazione. 

Nel frattempo studi rigorosi hanno mostrato che esiste una certa correlazione tra alimenti ricchi di acrilamide e altre sostanze chimiche mutagene che scaturiscono dalla cottura e il tumore dell'ovaio e dell'endometrio, mentre non avrebbero effetti su quello al seno. 

A questo punto potremmo pensare di abbandonare le amate patatine e consolarci con una bella cotoletta panata o una fettina passata a farina arricchita con un po' di burro, salvia e rosmarino. E invece no, l'acrilamide è in agguato ogni volta che un cibo ricco di amido sia sottoposto a temperature alte e peggio ancora se nella stessa pentola alberga un alimento a base di proteine. Il che significa che anche nella cucina domestica dovremo rinunciare a quelle gustosa crosticina della pasta ripassata in padella il giorno dopo mentre pensare ad una bistecca ben cotta è come dichiarare di volersi suicidare. 

E con queste cautele saremo sicuramente più sani (ma anche un po' meno felici). 

Nella storia dei senzatetto un trauma... cranico.

Siamo abituati a pensare ai senzatetto come a persone 'contro' che hanno voltato le spalle alle regole della società o che sono state particolarmente sfortunate e magari non in grado di reagire alle avversità. Forse si, forse no, forse ogni storia è a sè, ma una nuova ricerca scientifica ha gettato una luce nuova su questo fenomeno che interessa tutti i paesi occidentali. Nella storia del 45% degli homeless i ricercatori del St. Michael's Hospital di Toronto hanno riscontrato un trauma cranico o un evento che ha determinato una commozione cerebrale. Gli studiosi hanno somministrato un questionario ad un campione di 111 senzatetto e hanno raccolto storie di aggressioni, botte, traumi da sport, incidenti automobilistici o di moto sino a cadute accidentali nell'infanzia. 
Traumi che ad un certo punto hanno determinato un cambiamento nella personalità di questi soggetti che iniziano un decadimento cognitivo e della capacità decisionale con perdita del lavoro e della famiglia. Cambiamenti nel comportamento che seguono un copione negativo in cui la perdita di ogni sostegno sociale porta alla incapacità di sostenersi economicamente. La strada poi, fa il resto nel contribuire al degrado. 
Lo studio è interessante perché suggerisce che queste persone avrebbero bisogno di un aiuto medico e sociale più specialistico e che potrebbero quindi essere 'recuperate' e aiutate a tornare ad una vita normale, in secondo luogo getta una luce nuova sul monitoraggio dei traumi cranici che dovrebbero prevedere un monitoraggio a lungo termine. Altri studi hanno confermato la correlazione tra incidenti alla testa e comportamento deviante: una ricerca pubblicata su Journal of Adolescent Health ha rilevato che la metà dei minori residenti negli istituti penali di New York ha una storia di traumi cerebrali (noti nel mondo scientifico col termine TBI's). Altra ricerca, altra categoria: i veterani militari nella cui storia ci sono stati colpi violenti alla testa, mostrano una maggiore predisposizione al suicidio. 
Occorre rileggere quindi la storia dei senzatetto in una luce nuova, considerandoli non degli emarginati per scelta o per incapacità ma dei pazienti abbandonati che potrebbero essere tolti dalle loro tristi condizioni di vita con tentativi di inserimento in case famiglia e strutture protette. 

giovedì 17 aprile 2014

I neuroni in comune con Dumbo


Quello ha ‘una memoria da elefante’, quante volte lo abbiamo sentito dire? Ma perché gli elefanti avrebbero una memoria più potente di altri animali? E’ davvero così? In realtà questi grandi mammiferi se la battono in tema di capacità di ricordare con i cetacei, le grandi scimmie e, guarda caso, anche con noi umani.
Oggi sappiamo che la capacità di ricordare è legata alle emozioni (ricordiamo più facilmente se un fatto è legato ad un’emozione) e ancor di più all’empatia ossia alla capacità di mettersi nei panni dell’altro. Se ormai sono stati svelati i segreti dei cosiddetti ‘neuroni specchio’ identificati tra l’altro da uno scienziato italiano, da pochissimo si indaga su una classe di neuroni chiamati VEN dal nome del loro scopritore, Constantin Von Economo che fu il primo nel 1926 a fornirne la prima descrizione dettagliata e la localizzazione.
Si tratta di grandi neuroni fusiformi presenti nella corteccia frontoinsulare e in quantità inferiore nella corteccia cingolata anteriore, specializzati nella trasmissione di informazioni legate al comportamento sociale ad alta velocità e su lunghe distanze. In pratica percepiscono gli stati fisiologici dell’organismo e li elaborano sotto forma di processi di decisione.
L’aspetto interessante è che questi neuroni sono presenti solo nelle specie con il cervello grande – modestamente… - e che si attivano in presenza di stimoli sociali negativi come colpa, imbarazzo o risentimento, ma si attivano anche quando il soggetto non sia direttamente coinvolto ma provi empatia per un membro del branco.
La scoperta della presenza di questi neuroni negli elefanti è ben descritta nello studio di Hakeem (Von Economo Neurons in elephant brain – The anatomical record – 292;242-248:2009) mentre negli umani Tania Singer ha scoperto che ci immedesimiamo negli altri quando soffrono grazie all’attivazione dell’insula anteriore, zona che probabilmente non vi dice nulla ma che è quella con cui percepiamo il nostro stesso dolore.
I neuroni VEN non solo si attivano – esattamente come negli elefanti – in situazioni spiacevoli come rabbia e afflizione (ma anche in situazioni piacevoli come le cure parentali, le coccole e l’amore) ma sono in grado di marcare un evento come importante e concentrare la nostra attenzione su di esso in modo da reagire adeguatamente in maniera estremamente veloce. Una sorta di autostrada cerebrale che coordina le nostre emozioni con quelle degli altri individui del nostro ‘branco’, umano o animale che sia. E in alcune situazioni patologiche come demenza, autismo, Alzheimer e schizofrenia risultano inattivati.
Purtroppo sembra che questi neuroni rischino di essere ‘fuori moda’ in un’epoca in cui spesso la gente dimostra indifferenza per la sorte immediata dei propri simili. Si tratta di un circolo vizioso: siamo talmente assorti nei nostri pensieri (e nei nostri smartphone) che non prestiamo attenzione agli altri, quindi rimaniamo isolati e non abbiamo la possibilità di provare empatia. Il paradosso è che però siamo capaci di commuoverci davanti ad un film, nel buio di una sala o del nostro salotto. Perché? Perché in quel momento siamo totalmente attenti e dedicati a quel che accade sullo schermo.

Le persone in cui queste aree cerebrali sono troppo attive rischiano di rimanere troppo coinvolte nel dolore altrui, di rimanere invischiate. Succede ad esempio nelle professioni di aiuto in cui si può verificare uno stato chiamato ‘stanchezza della compassione’, ma rischia anche chi si protegge dalla sofferenza anestetizzando i propri sentimenti, magari girando la testa dall’altra parte. Il problema è che sottraendosi continuamente alle emozioni di rischia di erodere e ‘spegnere’ la capacità di provare compassione per gli altri e rimanere vittime di una desolante indifferenza. Come spesso accade se non utilizziamo un organo o una funzione questa si atrofizza. 
(Si ringrazia per il titolo Valeria Ghitti) 

mercoledì 16 aprile 2014

Maggie: diritto di replica



Chiamata in ballo mi presento. Sono Maggie. Il terrier in salsa di calamaro di casa Mason. Valente cane da guardia non mi risparmio mai e sono anche il facilitatore dei rapporti madre-figlia, la prima che la chiama urlando e l'altra beatamente immersa nella musica rap con le cuffie ad alto volume. Risultato: non si sentono e allora io anche se sono nel mezzo di un pisolino mi alzo e raggiungo l'adolescente abbaiandole che 'la stanno chiamando...' funziona sempre.
Convivo altresì mio malgrado con tre felini con i quali spartisco il territorio, ma ho imparato il dono del 'voltare la testa dall'altra parte' quando uno di quei ruffiani si avvicina alla mia bipede facendo le fusa. Attitudine che mi sto esercitando ad apprendere visto che alla bipede sembra piacere tanto... Tutto sommato ognuno ha i propri spazi purchè vi sia un sano rispetto per le altrui ciotole.
Veniamo quindi alla comunicazione verbale con gli umani... io ho solo un abbaio ma posso declinarlo in molte tonalità e così in genere mi faccio capire.
ANDIAMO: comando che mi piace molto, significa passeggiata, ma non sempre significa erba e parco, alle volte significa che mi parcheggia davanti al supermercato mentre fa un po' di spesa. La cosa non mi piace e esprimo il mio dissenso in maniera continua e possibilmente molesta. Spero che prima o poi smetta e poi in questo modo non riesco a scegliere mai i croccantini.
Andiamo (dopo il tramonto): reagisco con minore entusiasmo. Fuori è buio, c'ho paura e fa pure freddo ma che è tutta sta solerzia? Non la posso fare una pisciatina in corridoio in caso di emergenza? Sembra di no e quindi a malincuore esco, più per far contenta lei, io me starei tranquillina sul lettone e poi sto guardando CSI e quando torno non capisco più nulla.
Pappa: ho i miei gusti, come tutti. Sono un cane, mica la pattumiera dell'umido. Mi piacciono alcune marche e altre no ma soprattutto mi piace il cibo umano e dopo averlo provato tutta quella roba industriale non mi va proprio giù. Tento di essere discreta: se state mangiando qualcosa di buono emetto un guaito: me ne dai un pezzettino? E' così bello condividere, io mica mi sono mai rifiutata di darvi una crocchetta!!! Ma quando lo imparano l'altruismo?
GIU oppure SCENDI: tipico comando dell'incoerenza umane, alle volte posso salire e altre no ma non capisco qual è il razionale. Posso avere un disegno?
ZITTA! Ma come, vi sto proteggendo...mi faccio due corde vocali così e mi zittite? Io qui LAVORO... la gratitudine è un optional, la prossima volta che entra un ladro abbaiate voi se ci riuscite...
PIGNA: sto tutto il giorno in casa quindi se mi portate fuori voglio andare al parco, giocare con altri cani, annusare, rotolarmi nell'erba e correre. Possibilmente dietro ad una pigna profumata che promette un tenero pinolo. Correre senza scopo mi pare da deficienti, anche io ho bisogno di una gratificazione. Quando mi porti fuori potresti mettere il cellulare in tasca e dedicarti a me? Corriamo insieme e ci divertiamo, il sole e il cielo sono così belli. Mi piace tanto quando fai finta di rincorrermi e io ti mordo le caviglie...è il mio gioco preferito, scusa se ogni tanto per l'entusiasmo stringo più forte...



martedì 15 aprile 2014

L'amico cane anche chiamato cugino cane

L'idea nasce dalla lettura dell'articolo dell'amica Paola Emilia Cicerone sulle capacità dei nostri amici di coda di comprendere quello che diciamo e siccome sono la fortunata proprietaria di una coda canina mi è venuto in mente di analizzare quali siano i messaggi che davvero permettono a me e a Maggie di comunicare ed avere una relazione serena.
Il primo è ANDIAMO, significa che da quando usciamo dalla porta lei mi deve seguire. O meglio io seguo lei con lo sguardo quando è slegata e lei me per non perdermi d'occhio. Andiamo non suscita alcun movimento nel cane se non è accompagnato dal gesto di prendere in mano il guinzaglio. In assenza di questo passaggio fondamentale Maggie si siede davanti alla porta con aria interrogativa che tradotta è circa 'ndo cacchio andiamo senza guinzaglio?' 
PAPPA: universale, la capiscono anche i gatti. Pappa prevede un avvicinamento repentino alla ciotola che viene amorevolmente riempita. Se la pappa non piace (succede spesso perchè è di razza incerta ma nei gusti alimentari ha il pedigree) rimane seduta davanti alla ciotola con aria rassegnata. Traduzione della faccia: ' vabbè è andata male, speriamo la prossima'. 
GIU': non si può stare nello stesso posto in cui ci sia anche del cibo o i bipedi mangino quindi si sta a terra
VAI AL POSTO TUO: comando che conosce benissimo, Maggie sa che in macchina ha il suo posto e anche nel lettone ha il suo posto (nell'angolo in fondo a destra). Non si va sui cuscini, non si va sulle lenzuola, si sta, educatamente al posto assegnato che è IL POSTO TUO
FERMA: se il bipede si ferma anche Maggie si ferma. E' il rituale studiato per evitare che finisca sotto una macchina. Ci fermiamo, guardiamo se arrivano le macchine e poi si dice ANDIAMO che è il via libera per attraversare.
ACCASA!!!! E' uno dei comandi che preferisce, corre verso il cancella e ti abbaia di sbrigarti, ha sete e vuole riposare. 
PIGNA è il comando del gioco, qualcuno le tira una pigna. Col cacchio che te la riporta. Se TU vuoi giocare ancora vai a recuperare la pigna e gliela ritiri.Il gioco è divertente se gliela tiri almeno trenta volte, alla fine ha la lingua di lato, ma chi sono io per giudicare quello che la rende felice? 
PINOLO, Maggie apre i pinoli coi denti, io non saprei farlo

Ora al di là di questo dizionario di poche parole il rapporto con un cane è fatto di non verbale, di carezze spontanee, di occhi puliti con la mia acqua micellare, di buffetti e paroline dolci, ma è incredibile come con 6 parole possiamo avere con un altro essere vivente un rapporto felice per quindici anni e con altri bipedi abbiamo circa 50mila parole disponibili e duriamo pochi mesi....

sabato 5 aprile 2014

Viaggiare senza conoscere una lingua straniera? Si può!



Viaggiare è bello, divertente, apre la mente, arricchisce di esperienza, ma non sempre il nostro inglese maccheronico basta a farci capire e dopo i 30 anni la capacità di apprendere da zero una nuova lingua diventa impresa ardua. Naufragato l'esperimento dell'esperanto, nobile idea ma mai decollata veramente, si fa strada un nuovo approccio divertente e intuitivo, ossia usare i gesti per farsi capire in ogni angolo del globo. L'idea è tanto semplice quanto geniale, considerato anche che il linguaggio umano è una 'invenzione' abbastanza recente e si potrebbe supporre che i nostri antenati comunicassero in questo modo. 
Ma soprattutto un linguaggio fatto di gesti convenuti è una manna per i popoli che si affacciano sul Mediterraneo e per noi italiani in particolare, vista la spiccata attitudine a corredare ogni discorso con un ampio uso di mani e braccia. 
Ecco allora che è apparsa in rete una vera e propria guida ai gesti nel mondo per farsi capire ad ogni latitudine ed evitare gaffes e momenti imbarazzanti. 
L'ha descritta molto bene Panorama e quindi invece di ripetervi tutto vi mando al loro link che prevede un bello slideshow 



http://societa.panorama.it/life/Per-il-viaggiatore-attento-arriva-la-guida-alla-gestualita-nel-mondo

Ma attenzione perchè anche la lingua dei gesti va appresa correttamente perché la stessa cosa può avere significati diversi quindi ecco qui un link con alcuni gesti che hanno più significati e alcuni 'pericolosi' perchè denotano insulti o maleducazione.
http://www.venere.com/it/blog/10-gesti-tabu-nel-mondo-220/

Frutta e verdura per la salute: non più 5 porzioni al giorno, ma 7


Se lo dice la prestigiosa rivista British Medical Journal c'è da crederci, 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura non sarebbero sufficienti a garantirci la buona salute e la protezione da numerose malattie. La quantità ideale sarebbe invece di 7 porzioni confermato da una recente ricerca dell'Università di Londra e pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health che ha sottoposto un questionario sulle abitudini alimentari ad un ampio gruppo di persone e ha paragonato i risultati con lo stato di salute. 
Restano però alcune questioni aperte, ad esempio la definizione di 'porzione' che se per la frutta è abbastanza chiara (1 mela = 1 porzione) per la verdura è più labile (quanta insalata definisce una porzione? e quanti pomodorini pachino?). Mettiamola così, l'azione antiossidante è espressa con un indice chiamato ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity) e il livello di assunzione consigliato è di 5.000 unità ORAC al giorno. Ogni 100 gr di alimento fresco possiede una sua quantità di elementi protettivi: le carote 107, le zucchine 344, il pomodoro san marzano 697, il peperone verde 1059, il cavolo nero 1773 sino al radicchio con 3500 e il carciofo violetto 6550. Tra i frutti ecco i valori di ORAC per 100 gr. banana poca roba, solo 223, ma le arance 983, le fragole 1170 e i frutti di bosco balzano a 3480 (come tutti i vegetali viola) e se poi volete fare un pieno di salute 100 grammi di succo di uva nera contano 5200 ORAC e la melagrana 6000 e più. In questo modo, con una tabella stampata sul frigorifero è possibile 'costruire' la propria dieta della salute e sostituire qualche spuntino con questi preziosi vegetali che apportano anche acqua e fibre, fantastiche per il funzionamento intestinale e per la linea. 
I più recenti orientamenti in tema di scienze dell'alimentazione iniziano a sostenere che la verdura non debba più essere considerato un contorno ma un vero e proprio piatto con la sua dignità. Giochiamo allora con le tabelle degli ORAC non dimenticando che la varietà è un fattore fondamentale per essere certi di assumere tutti i micronutrienti che contribuiscono alla salute. Non pensate quindi di prendere una scorciatoia e mangiare solo 100 gr di uva nera stando a posto con la coscienza. Componete il vostro piatto antiossidante e non dimenticate i semi (lino, zucca, girasole) che sono ricchissimi di grassi buoni come gli omega 3 e 6. 
Buon appetito! 

mercoledì 2 aprile 2014

Siete sicuri di saper prendere le decisioni giuste? FATE IL TEST


Su questa domanda negli ultimi anni si stanno letteralmente 'scervellando' fior di neuroscienziati che stanno tentando di capire se esista una scienza delle decisioni e se siamo davvero esseri così razionali. 
Come ho sottolineato più volte il nostro cervello ha enormi potenzialità ma sostanzialmente non ama faticare e quindi, se non sollecitato adeguatamente, tende a procedere per schemi noti e ad assumere scorciatoie. Noi invece ci fidiamo di essere in grado di prendere le decisioni più giuste specialmente quando si tratti di guadagni e perdite. Nessuno infatti ama perdere un vantaggio e anche il giocatore d'azzardo che perde in continuazione spera che reiterare la posta lo porti a vincere e a rifarsi con gli interessi. 

Questo meccanismo viene messo in atto ogni volta che ci sia in ballo una valutazione che preveda profitti e perdite e paradossalmente anche nell'etica. Facciamo allora un esercizio insieme e giurate di essere onesti nelle risposte (il problema non è mio ma è stato oggetto di uno studio alla Stanford University):

Immaginate che in Italia stia arrivando una rara epidemia simile alla 'influenza aviaria' e che l'Istituto Superiore di Sanità abbia stimato che la malattia provocherà almeno 600 morti. Venite chiamati a dare il vostro parere su quale misura adottare per limitare gli effetti dell'epidemia e vi viene chiesto di scegliere tra due possibilità:
1 - se viene adottato il piano A si salveranno 200 persone;
2 - se viene adottato il piano B c'è 1 probabilità su 3 che si salvino tutti e 2 su 3 che non si salvi nessuno.
Quale scelta adottate?

Dopo due settimane vi avvisano che dalla Cina sono arrivati dei cittadini affetti da una singolare forma di peste suina, molto contagiosa (è evidente che per voi è un periodaccio). E anche qui i consulenti medici vi prospettano due possibilità del PROBLEMA 2 sempre con il rischio di 600 vittime:
1 - se viene adottato il piano X moriranno 400 persone;
2 - se viene adottato il piano Z c'è 1 probabilità su 3 che non muoia nessuno e 2 su 3 che muoiano 600 persone.

Siccome sono un po' sadica, vi offro l'irrinunciabile possibilità di pensarci, scrivete nei commenti del post la vostra risposta e tra poco avrete i risultati del quesito: AVETE DAVVERO FATTO LA SCELTA PIU' GIUSTA?
Non barate e...buona decisione :)