mercoledì 31 gennaio 2007

Oltre la pet therapy...ti cura la mucca.




Un'idea che mi è piaciuta moltissimo e di cui volevo informarvi. Mi auguro che abbia molto successo.




Progetto ''farm therapy'': utenti con problematiche psichiatriche seguiranno una formazione sulle tecniche di allevamento di bovini. Progetto promosso dal centro di ricerche agroambientali dell’Università di Pisa.


Allevare bovini e vitelli, seguire le fasi di preparazione e somministrazione degli alimenti, curare la sistemazione delle lettiere e la pulizia delle corsie di alimentazione: sarà il Centro zootecnico del CIRAA (Centro interdipartimentale di ricerche agroambientali Enrico Avanzi, Università di Pisa) ad ospitare, per un periodo di cinque mesi, un primo gruppo di quattro persone con problematiche psichiatriche, che avranno l'opportunità di avere un proprio ruolo in un ambiente lavorativo, accudire un altro essere vivente ed accrescere la propria autostima, ridurre i livelli di isolamento sociale. Presso il Centro zootecnico del CIRAA si allevano bovini di razza frisona per la produzione di latte bovino e vitelli di mucco pisano per produrre carne di qualità. Il progetto - che intende valutare, allo stesso tempo, l'efficacia della pratiche di terapia assistita con animali (AAT) e gli aspetti organizzativi aziendali connessi con la gestione di processi di inclusione sociale - si avvierà con i primi partecipanti nel corso del mese di febbraio, ed è promosso dal CIRAA in collaborazione con docenti delle facoltà di Medicina e Chirurgia e di Medicina Veterinaria.


(Fonte: Redattore Sociale)

Stati Uniti: guerra ai "trans".


Ma che andate a pensare? Non si tratta di una forma di discriminazione sessuale.

In realtà parlo di cibo e in particolare di grassi. Ma andiamo per gradi: i grassi sono composti da una struttura di atomi di carbonio e ossigeno, con atomi di idrogeno legati alle catene di carbonio.

I grassi SATURI sono quelli in cui gli atomi di idrogeno sono doppi rispetto a quelli di carbonio; gli INSATURI invece non hanno il corredo completo di atomi di idrogeno e infatti anche la loro forma è diversa, le molecole sono piegate in modo anomalo.

Ora, i grassi SATURI sono fondamentali per la riuscita di alcune preparazioni: dal loro legame chimico con gli altri ingredienti, infatti, dipende la friabilità dei biscotti o la leggerezza della sfoglia (che non a caso si prepara con il burro). Ma i grassi saturi sono anche quelli capaci di intasare le nostre arterie.

Quando ciò venne scoperto i consumatori promossero una campagna molto aggressiva per convincere l'industria alimentare a sostituirli.

Detto, fatto. Ma... per mantenere le caratteristiche care all'industria si ricorse ad uno stratagemma: aggiungendo del gas idrogeno si inserivano nella molecola gli atomi mancanti. Erano stati creati così i grassi "parzialmente idrogenati" anche detti "trans".

Tutto bene, dunque.

Non proprio. Perchè gli acidi grassi "trans", a causa dell'aggiunta di gas idrogeno, diventano lunghe catene molecolai dritte, che si comportano esattamente come i grassi saturi. Quindi, i "trans" permettono di friggere bene le patatine, ma hanno la stessa simpatia e attrazione per le pareti interne delle nostre arterie.

Insomma, siamo da capo a dodici.


Già da qualche tempo gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra anche ai grassi "trans" e lunedi la catena di fast food McDonald's ha annunciato che nei suoi 1200 ristoranti americani verrà utilizzato un olio privo di "trans", anche se non prima del 2008. Nonostante il cambiamento fosse già stato promesso nel 2002, tutto si era arrestato di fronte alla difficoltà di trovare un olio che garantisse le stesse caratteristiche di gusto e croccantezza delle famose patatine. Sembra che il nuovo olio sarà una miscela di olio di canola, semi di soia e mais.

Staremo a vedere.

martedì 30 gennaio 2007

Faccio outing: Hello Kitty, I love you


Sono consapevole di essere malata, ma non voglio guarire, non voglio essere aiutata. No, voglio vivere sino in fondo questa doppia personalità. La seconda è una bambina che vive in un mondo irreale di gattini bianchi, con le ali da angioletto, fatti di strass, colori pastello e una profusione di fiocchetti. Sto parlando della mitica gattina Hello Kitty, invenzione Made in Japan da alcuni decenni (io ero ancora una bambina e già ne andavo matta). Ho gli adesivi attaccati sul cellulare, sull’Ipod, i ciondoli appesi alla borsa di Vuitton, un adesivo anche sulla carta di credito, scrivo con la penna di Hello Kitty, disegno con la matita, cancello con la gomma. Pupazzi di Kitty mi fanno compagnia mentre lavoro, tutti in fila sulla scrivania.
Per un certo periodo di tempo o non ci ho più pensato oppure effettivamente era sparita dalla circolazione, mentre qualche anno fa circa 3 o 4 è tornata, più bella che mai, in una gamma di oggetti da far impallidire. Oggi a 37 anni suonati ci sono ricascata. Non vi dirò la mia fonte, ma ho scoperto che oltre a borse, blocchi notes, portafogli e ciondolini vari esiste il mouse a forma di testa di gattino, il porta lenti a contatto, il lettore mp3, il cellulare, il kit sale e pepe, ma anche il coprivolante, la copertina, il corpipoggiatesta da auto, la tazza, la teiera, gli adesivi profumati ecc. ecc. Insomma un mondo a parte, il mio, che condivido a suon di litigate con mia figlia di 7 anni. Già perché io e lei le cose di Hello Kitty ce le litighiamo e se compro una matita per me e per lei no succede un casino che a paragone il conflitto arabo-israeliano sembra una scaramuccia.
Hello Kitty non è roba da moderati, roba forte, di quelli che nemmeno coi farmaci stanno meglio, non c’è gruppo di auto-aiuto ha mai recuperato un HelloKitty-dipendente.
Oggi su un sito di aste online ho speso 5 euro di spedizione per un oggetto che ne costava 2 e il mio compagno ha cominciato ad avere qualche dubbio sulla mia sanità mentale. Al momento sono in attesa che mi mandino una collana di perle e fiocchetti con ciondoli, un braccialetto idem e un cappellino rosa con il musino del gattino di strass rosa. Il mondo di Kitty è un universo delicato e delizioso, di cui amo circondarmi.
E’ grave, lo so, ma sto sempre meglio di quelli che si sono comprati i plettri da chitarra firmati Sanrio e Fender, quelli si che sono nella strada del non ritorno. Hello Kitty, I love you.

Un gene per tutto


Prendo spunto da questo articolo a cura della redazione de Il Pensiero Scientifico per tentare affrontare una delle tendenze malsane del giornalismo, ossia la moda, ormai inveterata di attribuire ad un singolo gene una caratteristica, una patologia, un tratto di personalità. Hanno quindi sbandierato ricerche che affermavano la scoperta di un gene per l’alcolismo, uno per l’anoressia, uno per l’autismo, un altro per la dipendenza dalle sigarette e molti altri tra cui il più recente, ipotizzato, gene dell’omosessualità.
Si tratta di una forma di riduzionismo genetico, una semplificazione eccessiva. Come se non ci fosse alcuna correlazione tra geni e ambiente. E invece, a dispetto dei titoloni dietro a cui ci sono giornalisti che non hanno mai letto uno studio in originale in vita loro, sappiamo bene che, ad esempio, anche le donne che presentano in gene BRCA-1 per il tumore al seno, non svilupperanno necessariamente la malattia.
Un vizietto non solo italiano, potremmo consolarci, e invece mi lamento perché notizie come questa non fanno altro che alimentare luoghi comuni nella gente e banalizzare la complessità, affascinante, dell’organismo umano e dei suoi componenti.

Il gene dell'omosessualità migliorerà l'uomo?
L'ipotesi evolutiva pubblicata dalla rivista scientifica «Nature». «Maggiori capacità di fecondare»
«In somma sappi che tutti fur cherci e litterati grandi e di gran fama, d'un peccato medesmo al mondo lerci» . Dante nell'Inferno fa di Brunetto Latini la figura dominante del girone dei sodomiti, peccato gravissimo per la morale religiosa di allora. E se i geni associati all'omosessualità servissero al benessere dell'uomo? L'omosessualità è abbastanza diffusa, nell'uomo e in altre specie animali. Ma le basi genetiche e le ricadute sull'evoluzione sono poco conosciute. Ricercatori del Tennessee e di Santa Barbara hanno messo a punto un modello matematico (il lavoro è pubblicato su Proceedings of Royal Society di Londra, ripreso da Nature di questi giorni) che aiuta a capire come il gene associato all'omosessualità, se c'è, abbia potuto diffondersi. Andiamo con ordine. Il gene (o i geni) dell'omosessualità non sono stati identificati, ma c'è evidenza che la tendenza ad essere omosessuali sia genetica. Di due gemelli identici se uno è omosessuale è possibile che lo sia anche l'altro, ma non vale per due fratelli che non siano gemelli. Ma com'è che il gene legato all'omosessualità si è diffuso nella popolazione se la loro non è un'attività sessuale che porta a riprodursi? C'è una spiegazione sola: che il gene «gay» sia utile all'evoluzione della specie.
(Fonte: Corriere della Sera – 17 gennaio ’07)

Da Molecularlab
Un gene associato all'alcolismo
L'alcolismo tende ad essere ereditario, il che suggerisce che la dipendenza, almeno in parte, possa avere alla base una causa genetica. Ora alcuni ricercatori dell'Università dell’Illinois di Chicago hanno scoperto un gene associato alla dipendenza dall'alcol. I topi di laboratorio privati di questo gene consumano quantità eccessive di alcol, preferendo l'etanolo all'acqua e manifestando un comportamento estremamente ansioso se sottoposti ai test nei labirinti. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul numero del 26 maggio della rivista "Journal of Neuroscience".Il gene che i ricercatori hanno studiato produce una proteina chiamata CREB, nota per regolare le funzioni cerebrali durante lo sviluppo e l'apprendimento. "Si tratta della prima dimostrazione diretta - spiega lo psichiatra Subhash Pandey - di un legame fra una deficienza nel gene CREB e l'ansia e i comportamenti dovuti al consumo di alcol".

Gene della Schizofrenia
Il team di ricercatori della Edinburgh University ha scoperto un gene che avrebbe grosse probabilità di sviluppare i principali sintomi della schizofrenia.La scoperta -molto importante soprattutto per la rilevanza che avrà nel mondo farmaceutico- è stata pubblicata su Nature: ora non resta che aspettare la creazione di un trattamento efficace.
(Fonte Bioblog.it)
Il team del professor Thomas Bourgeron dell’Institut Pasteur di Parigi ha scoperto un gene responsabile dell’autismo.Questo gene, denominato Shank 3, sembra essere di fondamentale importanza per lo sviluppo di questo disturbo comportamentale così poco conosciuto.Shank 3 svolge un ruolo significativo a livello cerebrale nella connessione dei neuroni, in particolare nella creazione vera e propria delle sinapsi; lo studio del gene aiuterà a comprendere meglio questa patologia che in Italia colpisce 5 bambini su 1000.
(Fonte: Biolblog.it)
Anoressia nervosa: trovato il gene
Alla base dell'anorressia nervosa, avente quale bersaglio prevalente i giovani di sesso femminile, c'è un gene, scoperto dagli scienziai del Children’s Hospital di Westmead, in Australialia, chiamato Net. Questo gene produce una proteina chiamata con lo stesso nome che trasporta la noradrenalina, sostanza coinvolta nello stress, nell’astenia e nella conseguente alterazione delle funzioni nei neuroni. Il gene, a seconda delle sue mutazioni, funziona da ”interruttore” decidendo quanta Net produrre. Esso può essere contenuto in due possibili varianti di DNA, un frammento più lungo e uno corto. Sarebbe la prima variante (quello lungo), a portare in se i presupposti della malattia. Concetto questo che scagionerebbe le famiglie, spesso accusate di essere la causa scatenante della malattia. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Mollecular Psychiatrry.
(Fonte: redazione GT – 6 dicembre 2003)

La bulimia colpa di un gene
Non solo psicologia: la mutazione di un gene sarebbe implicata nell'insorgere della bulimia. Si tratta del cromosoma 10 e una sua mutazione faciliterebbe l'insorgere del disordine alimentare. E' il risultato di uno studio statunitense, pubblicato sulla rivista 'American Journal of Human Genetics', a cui hanno partecipato anche ricercatori italiani, tedeschi e canadesi. Walter H. Kaye, del Western Psychiatric Institute dell'Universita' di Pittsburgh, in collaborazione con diverse universita' statunitensi, con Giovanni Cassano dell'Universita' di Pisa, e altri ricercatori dell'Universita' di Monaco e dell'University Health Network di Toronto, hanno analizzato il Dna di 316 pazienti con bulimia nervosa e dei loro familiari. Le analisi hanno mostrato che la regione definita '10p' sarebbe implicata nella genesi di questo disordine alimentare…
(Fonte: Italia salute)

Gene legato ad ansia e aggressività
Rabbia ed ansia sono comportamenti che ci aiutano a reagire alle sollecitazioni dell'ambiente che ci sfida o ci fa paura. Ma in certi casi queste due emozioni possono diventare eccessive, improduttive e renderci incapaci di relazioni sociali equilibrate. Evan Deneris, professore di Neuroscienze alla Case Western Reserve University ha pubblicato da poco uno studio sulla rivista Neuron annunciando la scoperta di un particolare gene...(Fonte: Yahoo Notizie)

C'è un gene per tutto: la moda del nostro tempo.
La notizia. Le scelte politiche dei cittadini sono scritte nel DNA. Non conta tanto l’educazione ricevuta, le esperienze che formano una coscienza civile, le persone che si incontrano, il contesto sociale in cui si vive, quanto cosa c’è scritto nei geni. Questa l’ipotesi che due scienziati, John Alford e Kohn Hibbing, rispettivamente della Rice University di Huston e della University of Nebraska, vogliono verificare. Venti anni fa... L’idea era nata quando Alford, strenuo sostenitore dell’idea che le differenze genetiche interpersonali hanno un forte peso nel determinare anche la personalità di un individuo e non solo il suo aspetto fisico, ha scovato un lavoro pubblicato nel lontano 1986 sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science. In questo lavoro un giovane ricercatore australiano, Nick Martin, sosteneva che gemelli omozigoti, quindi con lo stesso patrimonio genetico, condividevano nella maggior parte dei casi analizzati anche le stesse idee politiche; al contrario, nei gemelli eterozigoti non vi era questa corrispondenza. Il lavoro è passato inosservato. Oggi. Venti anni dopo, nell’era della genomica e della proteomica, si riparte anche da lavori di questo tipo per verificare quanto conti il DNA nella formazione di un individuo, non solo dal punto di vista fisiologico ma anche intellettivo. Oggi questo tipo di lavori scientifici è diventato importante e riceve stanziamenti di fondi notevoli. È quello che è accaduto ad Alford e Hibbing, i quali ora possono contare su un finanziamento che permetterà loro di fare uno studio osservazionale su un elevato numero di gemelli. Questo tipo di approccio è tuttavia considerato da molti riduzionistico e i risultati ottenuti da questi studi sono, per buona parte della comunità scientifica, poco basati sulle evidenze. In America, infatti, all’annuncio dei due scienziati di aver ottenuto i fondi per proseguire nella loro ricerca hanno fatto eco molti interventi critici. In particolare sociologi e scienziati sociali hanno obiettato a questa ricerca, come a tutte quelle di questo tipo, di non essere rigorosa e di avere la pretesa di interpretare "con l’analisi di poche migliaia di coppie di gemelli e di geni comportamenti umani su cui gli storici, i politologi, gli scienziati della comunicazione, gli intellettuali si interrogano da tempo e a cui non si può dare una risposta netta", come ha sostenuto Evan Charney della Duke University. "La tendenza di alcuni scienziati a legare in maniera causale l’espressione di un gene ad un’attitudine è la semplificazione più banale che si può fare della complessità di un’esistenza fatta anche di relazioni sociali, di ambiente, di stili di vita", ha tuonato Charney. Bibliografia. Pincock S. Are politics in your DNA? The Scientist 2007;21:18. (Fonte: Il Pensiero Scientifico Editore 29/01/2007 16.59.00)

lunedì 29 gennaio 2007

Un magnifico sito sull'evoluzione umana (in inglese, sob)


Perché, perché, perché noi non ci riusciamo? Perché non lo possiamo avere in italiano, il documentario online sull’evoluzione umana che si trova invece (in inglese, come ti sbagli?) sul sito www.becominghuman.org. Lo dovremmo far vedere ai bambini ogni settimana, una meraviglia tra immagini e musica, che descrive prologo, fatti, ricerche e conclusioni in una avvincente quanto straordinariamente semplice storia dell’umanità. Un percorso di 4 milioni di anni raccontato dal paleoantropologo Donald Johanson. Una storia che comincia in Africa, esattamente in Etiopia dove viene ritrovato lo scheletro di Lucy (che risale a circa 3.2 milioni di anni orsono) e altri reperti importantissimi. Johanson afferma: ‘ in quel periodo era come se diamanti grezzi affiorassero in superficie’.
Un vero gioiello ancor più magnifico perché disponibile con un clic sulla mia scrivania.
Lancio un appello accorato al direttore di National Geographic perché anche i loro magnifici documentari siano messi in rete. E tutti i centri di ricerca perché confezionino degli educational di questo spessore e di questa bellezza.
Charles, diglielo tu…

Guerre dimenticate...quello che non si vede non è accaduto.


Una triste verità giornalistica dice che ‘ciò che non appare in tv non è mai accaduto’. E’ certamente così per la maggior parte dei conflitti in corso nel mondo.
Circa 40 guerre “dimenticate” portate alla ribalta in pochi reportage o ‘usate’ per distogliere l’attenzione dal panorama nazionale.
A chi sta a cuore la popolazione del Darfur e perché ci interessiamo del Ciad solo quando vengono rapiti turisti italiani?
Siamo sommersi dalle immagini degli attentati quotidiani a Gerusalemme, Gaza e ora Beirut ma l’informazione di ciò che accade nel resto dell’Africa è inesistente.
Le ragioni di questo fenomeno? Molteplici, a partire dal fatto che si tratta di paesi lontani geograficamente, senza alcun impatto strategico, guerre che non possono nuocere agli equilibri internazionali o occidentali.

Possiamo continuare ad ignorarle? No anche perché le guerre neglette stanno presentando il conto: quello dell’accoglienza di centinaia di profughi.

Non sapere significa non capire, non avere opinioni, non intervenire. Questi paesi in guerra sono destinati ad essere abbandonati dal resto del mondo, specialmente quando non hanno risorse naturali o economiche di interesse per i paesi occidentali, sempre pronti ad intervenire quando si parla di petrolio o altre risorse energetiche.

In Liberia dopo la sanguinosa guerra civile degli anni Novanta è colpita da una grave crisi politica, istituzionale e umanitaria; l’Eritrea dopo una guerra trentennale con l’Etiopia è colpita da carestie che mettono il 70% della popolazione a rischio fame. La guerra in Sudan è costata due milioni di morti oltre a carestie e epidemie che hanno decimato la popolazione. La Somalia è di fatto ancora in mano ai ‘signori della guerra’ nonostante l’elezione di un governo nazionale di transizione. I paradossi della Sierra Leone, lo stato più povero del mondo ma ricco di diamanti causa di una guerra decennale.
Mentre nella Repubblica democratica del Congo migliaia sono le persone in fuga e, nonostante l’intervento delle forze di pace, si susseguono i massacri. In Burundi gli scontri tra Hutu e Tutsi hanno provocato almeno 300mila morti e un milione di sfollati negli ultimi dieci anni. Per non parlare del Darfur dove è in corso da vent’anni una guerra civile che ha mietuto 180mila morti civili e almeno 2 milioni di sfollati. E così molte altre, non solo in Africa, ma anche in Colombia, in Indonesia, nelle Filippine.
Ininfluenti ai fini dell’equilibrio strategico mondiale sono definite guerre “a bassa intensità”.
Medici senza Frontiere ha monitorato le dieci crisi umanitarie meno seguite dai media e rivelato che ad esse viene dedicato lo 0.02% del tempo riservato all’informazione (15 minuti su un totale di 75mila minuti di trasmissione).

L'appello dell'Unicef per 33 tragedie dimenticate: servono 635 milioni di dollari
Da Haiti all'Eritrea, dal Medio Oriente al nord Africa: sei le aree che vengono segnalate dal rapporto annuale come quelle che hanno più bisogno immediato di intervento
ROMA - Allarme bambini nel mondo: ci sono milioni di minori che vivono in estrema povertà, che vengono sfruttati o venduti, che vengono reclutati come soldati. E" l’Unicef a rilanciare un appello sulle tante emergenze umanitarie dimenticate dai media. Ci vorrebbero - ha calcolato l’Unicef – 635 milioni di dollari per poter intervenire a favore di bambini che vivono in ognuna delle 33 emergenze umanitarie presenti oggi nel mondo. Si tratta della situazione di Haiti, dove dopo i disastri naturali e l’esplodere delle violenze si è toccato il più alto tasso di mortalità infantile di tutte le Americhe. Ma si tratta anche di trovare le risorse per intervenire al più presto a favore dei bambini eritrei che vivono in una zona di conflitti e messa a dura prova continuamente dalla siccità. I conflitti africani mettono poi continuamente a rischio la vita dei bambini, soprattutto nelle regioni centroafricane. Nell’allarme rilanciato oggi dall’Unicef i paesi africani continuano ad essere purtroppo centrali. Dei 635 milioni di dollari richiesti, circa un quinto (ovvero 121 milioni di dollari), è destinato al Sudan, dove le guerre e l’insicurezza economica mettono a repentaglio la vita di quasi 4 milioni di persone, di cui 1,8 milioni bambini. (sulle singole emergenze vedi lancio successivo).Oltre ai paesi africani, al Darfur, ci sono poi tante altre emergenze che sono state praticamente gettate nel dimenticatoio. I bambini in Colombia, tanto per fare un esempio, sono costretti spesso a fuggire dalle loro famiglie e dalle loro case a causa della violenza e spesso finiscono nelle mani dei signori delle guerra che li reclutano forzosamente come combattenti. Ma un’analoga situazione di emergenza si vive in Ciad o nello Zambia, dove la povertà e l’Hiv/Aids mettono a repentaglio i bambini. "Le emergenze dovute sia a disastri naturali, sia a nuovi prolungati conflitti – dichiara il direttore generale dell’Unicef, Ann. M. Veneman – hanno continuato a esigere un pesante prezzo in termini di vite di bambini e donne nel mondo”. “Molte crisi - spiega Veneman – rimangono fortemente sotto-finanziate...senza fondi adeguati, le attività salvavita per milioni di bambini non possono essere portate avanti e la vita di quei bambini continuerà ad essere a rischio”. Tutte le emergenze presenti oggi nel mondo sono descritte nel Rapporto sull’intervento umanitario Unicef 2007 dove si può avere una panoramica completa. Al primo novembre dello scorso anno ammontavano a 513 milioni di dollari i fondi per l’emergenza raccolti dall’Unicef nel 2006 a copertura di 53 emergenze. Le emergenze dimenticate che erano state messe in evidenza dal Rapporto dell’Unicef dell’anno scorso sono state alla fine finanziate solo per il 37%. (...)
(Fonte: http://www.redattoresociale.it/)

Gliel'hanno tirata...


Il primato di donna più anziana del mondo è andato alla giapponese Yone Minagawa (nella foto).


Usa, è morta la donna più vecchia del mondo, aveva 114 anni

BOSTON (Reuters) - Una donna del Connecticut, che soltanto la scorsa settimana era entrata nel Guinness dei primati come la persona più vecchia al mondo, è morta a 114 anni, secondo quanto riferito oggi dal suo bis-nipote. Emma Faust Tillman è morta ieri notte nell'ospizio di Hartford, nel Connecticut dove ha trascorso gli ultimi quattro anni della sua vita, ha detto John Stewart Jr.Tillman era nata il 22 novembre del 1892, vicino a Greensboro, nella Carolina del Nord. Proveniente da una famiglia di ex schiavi, era una dei 23 figli di una famiglia decisamente longeva . Tre sue sorelle e un suo fratello sono vissuti più di cento anni.Ma la longevità raggiunta da Tillman li ha superati tutti. Ha abitato da sola fino all'età di 110 anni.Mentre all'ospizio trascorreva la maggior parte del tempo prendendosi cura di una compagna di stanza malata più giovane di lei di 20 anni.La signora non aveva mai fumato, né bevuto alcolici e non ha mai speso soldi in occhiali da vista secondo quanto riferito da Stewart, aggiungendo che per un certo periodo la donna ha lavorato come cameriera al servizio dell'attrice americana Katharine Hepburn.

Niente di Personale e infatti...bravo Piroso

Per non dimenticare e l'appello: 'Chi sa, parli'
La trasmissione di Antonello Piroso su La7 Niente di Personale non era mai riuscita a catturare la mia attenzione, né nella scelta dei temi, né nello stile di conduzione, un po’ forzato nella sua apparente spontaneità. Insomma, non decollava. Sino a ieri sera quando Piroso ha messo insieme una puntata sul terrorismo negli anni 70 davvero interessante e ben fatta dal titolo: “"Mario Missiroli, ovvero: in Italia non si può fare la rivoluzione. Perché ci conosciamo tutti". Non sempre si possono decrittare razionalmente gli elementi di una trasmissione che ti piace. In realtà molto si gioca sull’emozione, la sensazione, la capacità di trattare un argomento che non conosci bene in modo che ti venga voglia di saperne di più. Io, anche se ero una bambina, me lo ricordo il rapimento Moro e anche il dolore di un intero paese quando il corpo venne ritrovato.
Ieri Piroso ha fatto alcune scelte coraggiose: invitare due ex terroristi, uno di Ordine Nuovo e l’altro delle Brigate Rosse e poi mettere insieme, in un blocco successivo, i parenti delle loro vittime. In particolare ho davvero partecipato la difficoltà e il dolore di Rosy Bindi nel ricordare l’assassinio del professor Vittorio Bachelet, avvenuta di fronte a suoi occhi. Coraggiosa perché alcune cose te le vorresti dimenticare, non ci vuoi tornare sopra, ma lo ha fatto unicamente per noi, per il diritto di cronaca e perché anche se si vorrebbe, non si deve e non si può dimenticare.
Inorridisco al pensiero che alcuni brigatisti, in forza delle leggi vigenti possano uscire dal carcere dopo vent’anni pur avendo una condanna a due ergastoli, anche se in regime di semi-libertà. E mi ha rivoltato le budella l’affermazione dell’esponente di Ordine nuovo che sembrava sostenere come fosse stato “quel periodo” a uccidere degli innocenti e non la sua mano armata di una pistola e di una ideologia violenta e distruttiva. Non credo al suo pentimento, non credo alla sua partecipazione al dolore dei figli delle persone che ha freddato. Credo che esista una mente criminale, un cervello privo di sentimenti come l’empatia o la compassione. Non c’è, temo, alcuna riabilitazione possibile per queste persone che non devono uscire di prigione. Le dichiarazioni degli ex terroristi ieri sera mi sono sembrate un contentino per noi, il loro volto e la loro espressione non suggerivano alcun pentimento. Bravo Piroso, complimenti, meritavi molto di più che il 2.6% di share.

Un indirizzo particolare e...la mia "prima volta".




E’ possibile avere la “prima volta” a 37 anni? A me è successo e visto che di evento si tratta vorrei raccontarlo. Ebbene si, si tratta di sesso, o meglio di meglio. Insomma, vincerò l’imbarazzo e confesso all’intero web di aver oggi messo piede per la prima volta in un negozio di oggetti per il sesso. Ma non si tratta di uno squallido “sexy shop”, tutt’altro, il negozio, che ha ospitato la presentazione di un libro sull’erotismo è un luogo dove si vendono “accessori d’alcova”. Arredato come un bodouir, raffinato, con le pareti rosso cardinale, è un luogo piacevole, rilassante e tutt’altro che volgare. Al contrario, vi si trovano completi di lingerie francese molto raffinati, libri fotografici sull’erotismo e prodotti particolari come il lip gloss che non solo aumenta il volume delle labbra ma le scalda. Ai muri, cornici dorate inquadrano reggicalze fatti solo da un filo di brillanti e copricapezzoli per serate speciali. Ma anche olii da massaggio, candele profumate, incensi particolarissimi. E le persone che vi accoglieranno sono assolutamente cordiali e gentilissime.
E poi? E poi? Si, ok, ci arrivo, ci sono le mascherine tempestate di cristalli swarowski, con frustino abbinato, ciabattine di cristallo costellate da una nuvola di marabù nero (le voglio!!!!) e poi, in una teca, oggetti destinati al piacere femminile. Belli come oggetti d’arte e costosi come gioielli.
E’ stata una esperienza ludica e istruttiva che consiglio alle mie amiche e ai loro compagni, ben più riottosi all’idea di accompagnare le loro fidanzate e mogli a scegliere insieme un oggetto di piacere, dalla forma più o meno esplicita, ma più simili ad oggetti di design (alcuni sembrano un mouse da computer) che a crude rappresentazioni falliche (per gli scettici:
http://www.lelo.com/).
Guardare per credere.
Per chi volesse l’indirizzo: Zouzou - Vicolo della Cancelleria, 9a (una traversa di Corso Vittorio Emanuele II) – 00186 Roma

Sesso, sesso e ancora...sesso.


Ho la strana abitudine di osservare il mondo che mi circonda e di farmi tante domande, la maggior parte che cominciano con la domanda ‘perché’, il che non so se sia indicatore di una intelligenza superiore o, al contrario di un cervello fermo all’età di 4 anni. Come che sia, mi preme farvi osservare quali siano le 5 notizie più inviate dal sito www.yahoo.it:

Belgio, iguana vittima di erezione perenne: pene verrà amputato





Quattro su cinque hanno come argomento il sesso. E così anche nei giorni scorsi, cambiavano le news ma il tema era sempre quello. Allora, se ne parla di più perché:
1 . Se ne fa di meno
2 . Non è più tabu parlarne
3 . Siamo una società ossessionata
4 . Siamo una società idiota

5. E' la sola attività ludica che ci rimane

Oppure, datemi la vostra interpretazione del fenomeno.

domenica 28 gennaio 2007

Noè, il bambino scampato alla furia dell'uragano


Usa, embrione 'scampato' a Katrina: bimbo viene alla luce
Dopo oltre 1 anno e mezzo dall'uragano che ha devastato New Orleans è nato oggi il figlio di una coppia americana

New Orleans (Usa), 17 gennaio 2007. E' venuto al mondo oggi ma anche lui, a distanza di oltre un anno e mezzo da Katrina, può dirsi scampato alla furia dell'uragano che ha devastato la città del jazz. Una donna americana, Rebekah Markham, infatti, ha dato alla luce il suo secondogenito grazie agli embrioni congelati e miracolosamente scampati all'inondazione che flaggellò New Orleans dopo il passaggio dell'uragano, nell'agosto del 2005. Lo riferisce la BBC on line. Noah Markham, questo il nome del piccolo, è nato alle 07.23 ora locale al St Tammany Hospital, in Louisiana, e pesa 3,78 chili. La mamma, 32 anni, ha detto di aver scelto il nome Noah ''perché Dio gli ha costruito un'arca'', si legge sempre sulla BBC on line.

Se fosse stata una bambina l'avrei chiamata Hope (speranza).
E' una notizia che mi è molto piaciuta e che quindi condivido con voi. Benvenuto Noè, dopo un esordio simile, beh ti meriti tanta fortuna. E' il simbolo di uno stato che vuole ricominciare e alla grande.

Picchiato e derubato dei vestiti...in fondo gli è andata bene



Picchiato e derubato dei vestiti

Ragazzo nudo fermato per strada

BOLOGNA, 28 GENNAIO 2007 - Lasciato letteralmente in mutande dai suoi aggressori che, dopo averlo costretto a salire in auto lo hanno picchiato e derubato . La vittima dell'aggressione è un 21enne di belluno, ospite da amici in città, visto per strada praticamente nudo. Quando la volante e' arrivata in via del Pilastro, alla periferia della citta', ha trovato il giovane solo con la biancheria intima addosso. A gli agenti ha raccontato di essere uscito per fumare una sigaretta dal Link, il locale alla periferia della citta', di essere stato avvicinati da un'auto con tre italiani a bordo, di essere stato costretto a salire, picchiato e poi di essere stato lasciato per strada letteralmente in mutande. Oltre ai vestiti, ha detto che gli sono stati tolti il telefono cellulare, l'orologio e il portafogli contenente una settantina d'euro.



E questa la chiamano una disavventura? E' stato più che fortunato. Stando a Bologna poteva incontrare Prodi e quello si, che gli toglieva pure le mutande...

Le mie, personali, dieci cose da fare prima di morire


Bene, bene, bene, non avete avuto voglia di sforzarvi, oppure il pensiero di morire vi ha infastiditi, insomma, non avete raccolto il mio invito a raccontarmi le 10 cose da fare prima di passare a miglior vita, insomma ad acquisire lo status di "caro estinto" (non so perchè ma quando uno si estingue è sempre "caro").

E allora provo con un'altra strategia, vi elenco le mie:


1. Visitare il mercato del pesce di Tokyo
2. Imparare a fare il patè de fois gras in una scuola nel Perigord
3. Cavalcare all’alba nella brughiera irlandese O passeggiare con due setter inglesi sulla neve.
4. Cenare a Le Cirque con Gorge Clooney
5. Avere una Birkin di Hermes, possibilmente nera o testa di moro.
6. Scrivere un saggio per Raffaello Cortina
7. Prendere il treno Pechino- Lhasa
8. Essere capace di tirare di scherma in modo dignitoso
9. Coltivare una orchidea rara
10. Vivere un anno negli Stati Uniti con Grace in una casa di legno bianco e le finestre a bovindo

sabato 27 gennaio 2007

Donereste il vostro corpo alla scienza?


Medici in allarme: non ci sono più corpi su cui esercitarsi.
Di Matteo Nucci
Immaginate di dovervi sottoporre a un intervento chirurgico, anche molto semplice, e che il giovane chirurgo a cui siete stati affidati sia alla sua prima operazione. Cosa fareste se vi spiegassero che il ragazzo ha, si, osservato molti interventi, ma di pratica, su un qualsiasi corpo umano, ne ha fatta zero, tanto che non ha nemmeno mai inciso la pelle con il bisturi? Non bastano riproduzioni del corpo umano, per quanto sofisticate. Né bastano gli animali, su cui pure ci si esercita, come il maiale, il cui cuore ha una struttura simile a quella umana e viene utilizzato nelle ‘prove’ di cardiochirurgia. L’anatomia del corpo umano è unica, insostituibile e, che piaccia o no, per diventare chirurgo è necessario prima operare sui cadaveri. Quel che in Italia è ormai impossibile.
“Quarant’anni fa avevamo la possibilità di utilizzare corpi abbandonati negli obitori, poi la legge l’ha vietato” spiega Massimo Martelli, chirurgo del torace, tra i più noti in Italia. “Certo, in qualche modo, uno la mano deve farsela”. Ma come? Senza una legge che spinga a donare il corpo alla medicina è difficile. Molti vanno all’estero, dove è possibile frequentare corsi pratici, in Paesi in cui la donazione del corpo è regolamentata e le salme donate alla scienza non mancano.
(…)
L’alternativa è la clandestinità. “E’ inutile negarlo”racconta Giorgio Captano, dirigente di Chirurgia d’Urgenza all’Opsedale San Pietro di Roma “Io feci esperienza in una struttura organizzata con severità. Andavamo li di notte, verso le 4. I corpi su cui operavamo erano tutti cadaveri che al mattino successivo sarebbero stati sottoposti ad autopsia. (…) Erano i primi anni Ottanta e pagavamo centomila lire a salma, ma c’era un grande decoro.
(…)
Se in anatomia patologica, le autopsie, per quanto in calo, si fanno ancora, chi studia anatomia umana, non ha che speranze remotissime di imparare su un corpo umano. “Abbiamo avuto due corpi in due anni” racconta Eugenio Gaudio, professore di Anatomia Umana a Roma: “due persone che, conoscendo l’importanza del problema, avevano fatto di tutto perché la loro salma fosse affidata alla scienza”.
(Fonte: Il Venerdi)

Personalmente, ho già lasciato chiare disposizioni perché in caso di decesso, non solo venga donato tutto quello che funziona ancora ma che il mio corpo sia messo a disposizione degli studenti di medicina. Quando sei passato a miglior vita non hai mica fretta, un funerale, giorno più o giorno meno, non fa differenza.
E voi, donereste il vostro corpo alla scienza?

Il condominio? Una fogna (del comportamento)


Apprendo dal sito dell’agenzia Redattore Sociale dell’esistenza di un Master all’Università di Firenze sulla mediazione dei conflitti. Interessante e ancor di più quando leggo:
“Le competenze essenziali del mediatore sono: capacità di analizzare
dinamiche di conflitto e possibili strategie di prevenzione, mediazione e
soluzione dei conflitti in diversi contesti sociali (vicinato, quartiere,
territorio, mondo del lavoro, scuola, istituzioni socio-sanitarie, sport
);
capacità di comunicare con le parti e gestire interventi di mediazione del
conflitto nella veste di "terza parte" neutrale; capacità di disseminare
conoscenze e competenze in merito alla gestione costruttiva dei conflitti,
alla mediazione e alla comunicazione interculturale nei diversi contesti
sociali”.
Dopo la strage di Erba sono portata a credere che il Master avrà un successo enorme.
Il problema è però un altro, quella di una società sempre più egoista e maleducata, dove quello che è di tutti non è di nessuno, dove a nessuno importa di dar fastidio agli altri, fosse anche camminare con i tacchi alti in casa sino a tarda notte e costringere la gente del piano di sotto a mettere i tappi.
Gli stessi vicini ti salutano a malapena e di un fare un sorriso nemmeno l’idea. Siamo globali ma cafoni. Ci si picchia per un parcheggio e si uccide tra vicini, se metti male la macchina in garage puoi trovare le gomme tagliate (succede anche questo). Le denunce civili sono aumentate in maniera esponenziale e così la conflittualità.
E’ forse, ma solo in parte, effetto della sovrappopolazione: tra gli animali, quando la popolazione di una colonia diventa eccessiva le soluzioni sono due: o si uccidono tra loro oppure si manifesta un fenomeno descritto dagli esperti come ‘fogna del comportamento’ con aggressività elevata, depressione, suicidi e comportamenti antisociali.
Io ho vicini deliziosi (non tutti, certo) con cui scambio torte, dolcetti, zucchero e dadi quando serve. Se cucinano qualcosa di buono, come nel caso della mia cara amica Annamaria che fa un purè di fave da sogno (e poi le cicorie, e le cipolle di Acquaviva delle Fonti, mmmm, che Dio la protegga). Mi hanno telefonato per dirmi di non spaventarmi ma sconosciuti avevano rotto la vetrata dell'ingresso, sono amici, ci posso contare, ma è una rarità…

Eccelibro: il cervello vanesio


Il cervello vanesio

Cordelia Fine
Gli inganni della mente. Psicologia delle bugie che raccontiamo a noi stessiMondadori 2006, pp. 222, €17,50
“Credete di potervi fidare del vostro cervello? Può avere un attimo di esitazione quando si cimenta con la tabellina del 13. A volte può spedirvi in una stanza alla ricerca di qualcosa, per piantarvi lì su due piedi. Inoltre potrebbe rifiutarsi caparbiamente di imparare a posteggiare la macchina parallela al marciapiede”. Già dalle prime righe dell’introduzione l’autrice, ricercatrice all’Università di Melbourne, insinua un dubbio nel lettore: chi pensa che il cervello si possa comandare e tenere sotto controllo in maniera consapevole si sbaglia. E ce lo mostra, con una scrittura godibile come solo gli anglosassoni (ben tradotti, si intende) sanno fare. Le numerose ricerche scientifiche proposte nel libro dipingono il re dell’organismo, l’organo più complesso e misterioso, come una sorta di alieno bizzoso e briccone. Una sorta di “altro da sé” a cui possono essere attribuite caratteristiche tipicamente umane e una buona dose di ‘difettucci’: è vanesio, emotivo, immorale. È traditore, cocciuto, sibillino e debole. E può essere permaloso e intollerante. Già la partenza è degna dell’intero libro che scorre come un treno ad alta velocità ed è avvincente come un romanzo. Il cervello vanesio è quello che ci abbellisce, ci potenzia, ci esalta e, aggiungo, ci propone una versione tollerante ed edulcorata di noi stessi. Questo cervello giustifica colpe e fallimenti e ci mette su un piedistallo senza che ce ne rendiamo conto. In realtà le illusioni sono indispensabili e chi crede di esserne scevro, beh, è un illuso. Tutti noi tendiamo a sopravalutarci perché il nostro cervello ci rende più sicuri risparmiandoci le frustrazioni. Lo fa con una lente deformante della realtà e di noi stessi, una lente rosa che ci assolve, se non sempre, molto spesso. E se siamo palesemente incapaci in un settore, il nostro cervello ci indurrà a pensare che non saper disegnare o cucinare o nuotare, in definitiva non è poi così importante. Quella che chiamiamo autostima è una raffinata abilità cognitiva che ci porta ad attribuire a noi stessi i successi e al fato o agli altri i nostri fallimenti. Per proteggere il nostro io ricorriamo quindi a quella che viene chiamata “interpretazione opportunistica”, ma il cervello può anche rivedere e censurare in modo selettivo la realtà, dalle omissioni dei particolari sino alla rimozione vera e propria. Uno dei motivi per cui i testimoni di un evento o di un reato sono spesso del tutto inattendibili nonostante giurino di dire “tutta la verità, nient’altro che la verità”. In questo quadro ha un ruolo fondamentale la memoria: eventi positivi che ci riguardano tendono a rimanere più saldamente nelle nostre cellule cerebrali rispetti agli episodi negativi. Questo perché il corollario dei ricordi contribuisce alla definizione del concetto di sé e quindi è meglio poter contare su materiale che confermi quanto siamo belli, bravi, buoni. Ma il nostro cervello ci inganna anche quando qualcosa ci fa comodo: se amiamo il vino e un articolo dice che bere vino rosso fa bene saremo più propensi a dare credito alla ricerca rispetto agli astemi. Per questa ragione forse le scoperte sui poteri antidepressivi della cioccolata non sono mai stati contestati… Un fenomeno che è stato chiamato “scetticismo interessato” e che spesso si verifica proprio in corrispondenza di notizie che hanno a che fare con la salute o la malattia, di cui tendiamo a sottovalutare i pericoli. Forse è per questo che persone con elevati fattori di rischio per malattie cardiovascolari o tumore al polmone continuano a fumare, quelli con la pancreatite a bere e mangiare abbondantemente. La tendenza all’autoinganno si presenta con il rifiuto di accettare la possibilità che il futuro ci riservi dei problemi, il che coincide anche con la nostra ingenua opinione di avere un elevato controllo sugli eventi, così come le nostre pie illusioni vengono chiamate “pensiero desiderativo”. E fin qui siamo solo a pagina 21. Il resto è altrettanto curioso e intrigante. Con un colpo di scena: sembra che le uniche persone davvero realiste siano, indovinate un po’…i soggetti depressi. Evviva, allora, il nostro cervello vanesio, altrimenti la vita altro non sarebbe che una scala ininterrotta di grigi.
(Fonte: www.galileonet.it)

venerdì 26 gennaio 2007

Eccelibro: cronache da una catastrofe

Eccelibro è il nome di una nuova rubrica di Sesto Potere che raccoglie alcune recensioni scritte per le testate con cui collaboro.

Ma giacché il bibliofilo è onnivoro, segnalatemi i vostri libri preferiti. Ad esempio non ringrazierò mai abbastanza Eleonora per avermi suggerito L'ombra del Vento che è diventato uno dei miei imperdibili. La prima cosa che guardo quando vado a casa di qualcuno è la libreria, osservo i titoli, e mi faccio una idea. Io vi racconterò da queste pagine elettroniche le mie preferenze, voi le vostre.


Elizabeth Kolbert

Cronache da una catastrofe

Nuovi Mondi Media 2006, pp. 175, €16,50

Siamo abituati a pensare in termini di “qui e ora”, e molto meno ci preoccupa il destino delle generazioni future. L’idea dei figli dei nostri figli è troppo lontana per una mentalità miope tesa alla massimizzazione del consumo. Un atteggiamento predatorio nei confronti delle risorse, insomma, che ci si sta rivoltando contro proprio “qui e ora”. Episodi drammatici come l’alluvione che ha raso al suolo New Orleans, lo tsunami asiatico con i suoi 280mila morti e i sempre più frequenti uragani non sono da attribuire a una natura ‘matrigna’ ma alla sconsiderata azione dell’essere umano. D’altro canto già nella prefazione Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, ammette che gli ambientalisti hanno calibrato male il loro messaggio, puntando su previsioni catastrofiche a lungo termine tipo: “fra cent’anni Venezia sarà sommersa dalle acque” o “se continuiamo così si scioglieranno tutti i ghiacciai”. Messaggi che non sono in grado di provocare un reale mutamento nel comportamento dei cittadini: il catastrofismo futuro lascia l’opinione pubblica pressoché indifferente. Non ha grande forza per il pubblico anche la constatazione che le zanzare della palude di Horsehead Cove, nella Carolina del Nord, per la temperatura elevata rimangono più attive che nel passato. Che se ne occupino gli americani delle loro zanzare, mentre basterebbe constatare che dopo una stagione con temperature quasi equatoriali le zanzare tigre sono vive e vegete anche a Roma. La scomparsa del rospo dorato della foresta pluviale di Monteverde in Costarica? Se ne può anche fare a meno, potrebbe ragionare chi non è esperto di ecosistemi. La rapida contrazione del numero di farfalle nell’Inghilterra del Nord? Noi non abbiamo più le lucciole, che anche gli inglesi rinuncino a qualcosa. Insomma, spesso quelle che ci arrivano sono informazioni comprensibili nelle loro reali conseguenze solo agli addetti ai lavori, mentre il libro di Kolbert ha il pregio di mettere il lettore di fronte alle sue reali responsabilità. Chi sceglie di leggere il libro non potrà dire di non sapere.
La rottura degli equilibri climatici ha conseguenze non sulla vita della Terra ma sulla vita dell’essere umano sulla Terra, il clima è sempre stato un fattore decisivo della storia umana, basterebbe ripercorrere – come fa l’autrice – la breve parabola dell’impero mesopotamico fondato da Sargon di Akkad oltre 2000 anni prima di Cristo, conclusosi con una siccità che ne provocò il declino definitivo. Oppure analizzare le reali cause della fine di civiltà avanzate come quella di Maya ed Egizi. Nulla di nuovo quindi, se non che ormai i cambiamenti climatici e le loro conseguenze interessano tutto il pianeta e sono frutto dell’azione umana. I modelli del clima terrestre elaborati al computer suggeriscono che ci stiamo avvicinando a una soglia critica, che sarà molto facile oltrepassare. Tornare indietro invece, sarà impossibile.

Siamo sicuri che la pazza sia la mucca?


La notizia è passata relativamente sotto silenzio ma mi preme portarla alla Vostra attenzione:
il 29 dicembre 06 giornali e tg annunciano che la FDA (l’ente americano di controllo su farmaci e alimenti) ha stabilito che non ci sono rischi per la salute umana mangiando carne di animali clonati e quindi entro 90 giorni carne, latte e uova derivati da questi animali potrebbero essere messi in commercio “senza che ciò sia indicato sulle etichette”. Ora, io credo che la parola “assurdo” sia anche troppo poco per una simile decisione e vorrei sapere quali studi sono stati fatti e per quanto tempo per affermare che non ci siano problemi neanche a lungo termine. Inoltre mi chiedo la ragione di usare carne di animali clonati, la cui clonazione credo abbia anche un certo costo. Insomma, alla faccia del principio di precauzione, ossia che nel dubbio, meno o niente è meglio.
E voi, sareste tranquilli a mangiare carne di animali che, poveretti, nella loro vita (più breve della media) hanno un alto rischio di abortività e nascono spesso con gravi malformazioni?
Fare la spesa al banco carni deve diventare una roulette russa? Vince chi becca la carne normale, che sarà pure piena di antibiotici e steroidi, ma vuoi mettere?


Rapporto preliminare della "Food and Drug Administration"
«Magiare carne clonata non fa male»
Tra 90 giorni possibile il via libera alla vendita negli Usa senza etichette che specifichino il tipo di provenienza
WASHINGTON - Il consumo di carne e latte degli animali clonati, pecore a parte, non comporta alcun rischio per la salute umana. Lo ha stabilito, in un rapporto preliminare che non mancherà di suscitare polemiche, l'agenzia statunitense per la sicurezza alimentare, la Food and Drug Administration (Fda). Questi prodotti possono quindi essere venduti senza che sulle etichette sia esplicitamente indicato da dove provengano. «Nessun rischio per il consumo umano è stato identificato nei bovini, nei maiali e nelle capre», si legge nella bozza di relazione della Fda. Per ora però sui banchi dei supermercati americani ancora non arriveranno prodotti di animali clonati. L'agenzia deciderà se dare il via libera definitivo alla vendita dei prodotti del bestiame concepito in laboratorio come «fotocopia» degli originali solo dopo un periodo di valutazione, aperto a pareri esterni, di 90 giorni.
LE CRITICHE - I gruppi a difesa dei consumatori hanno immediatamente criticato l'annuncio. Oltre il 60% degli americani, hanno sostenuto, è contrario alla clonazione animale e non comprerebbe carne e latte di animali clonati anche se il governo sostenesse l'assoluta mancanza di rischi. «Pensiamo si tratti di una pessima decisione», ha detto Carol Foreman, della Federazione dei consumatori americani, e ha chiesto a tutti «di scrivere alla Fda e ai membri del Congresso per ottenere la revoca del provvedimento».
GLI STUDI - Per Foreman il governo ha ignorato gli studi secondo cui le gravidanze dei cloni spesso finiscono con un aborto e che molti degli animali nati sono deformi e non sopravvivono a lungo. La Fda ha spiegato che l'esclusione dalle pecore dalla lista del bestiame clonato sicuro non è dovuta alla scoperta di elementi negativi ma alla mancanza di dati sufficienti per esprimere un giudizio definitivo sugli ovini. Al momento esistono negli Usa circa 150 capi di bestiame clonati, replicando copie esatte degli esemplari migliori sia per la produzione di carne sia per quella di latte. Le compagnie che hanno investito in questa tecnica non sono molte e tutte attendono il via libera definitivo della Fda per avviare la produzione di animali clonati su base commerciale.
29 dicembre 2006

(Fonte: Corriere della Sera)

Cosa pensano gli italiani


Mi sono dovuta svegliare presto, avevo fissato un’intervista in un orario incompatibile con la vita umana (almeno la mia). Con una tazza di caffellatte in mano ho vacillato sino alla scrivania ed ho acceso il pc (è la prima cosa che faccio al mattino, alcuni si accendono una sigaretta, io non fumo), scaricato la posta a guardato la rassegna stampa, ecco alcune notizie:
RICERCA: CENSIS, 55% ITALIANI FAVOREVOLE A UTILIZZO EMBRIONI UMANI Adnkronos - 25 January 2007
SANITA': 49% ITALIANI FAVOREVOLE A 'VISITE' MEDICHE ONLINE Adnkronos - 25 January 2007 Web
SANITA': 70% ITALIANI INSODDISFATTI SSN, 68% PRONTO A 'EMIGRARE' PER CURE Adnkronos - 25 January 2007
Italiani, si' a testamento biologico ANSA - 25 January 2007
Ora, la prima cosa che balza ai miei occhi semichiusi è la ridondanza di sondaggi, ricerche, statistiche su cosa ne pensiamo di questo e di quell’altro. E’ noto che i giornalisti siano golosi di numeri, e la percentuale li manda in visibilio ma mi domando se questa ossessione di sapere cosa pensiamo di tutto sia una forma di democrazia. Io temo di no: il fatto che, ad esempio, il 48% degli italiani non arriva a fine mese è un indicatore che fa abbassare i prezzi? No. L’aumento dell’ICI di tre volte metterà in crisi più di una famiglia e non piace proprio a nessuno (magari un aumento più graduale, scaglionato…) eppure rimane lì. Qualcuno ha chiesto con un sondaggio se gli italiani erano d’accordo che venisse promulgata la legge sull’indulto? Mi pare di no. Qualcuno potrebbe obiettare che non si può fare un referendum per qualsiasi cosa (per carità, con quello che costa), ma temo che sapere che il 55% delle persone la pensa come me sull’utilizzo degli embrioni umani per la ricerca (embrioni soprannumerari che hanno come destino di essere gettati in un lavandino) sia una consolazione relativa.
Sto quindi pensando di creare all’interno di Sesto Potere una sezione sondaggi, dove ognuno può lanciare il sondaggio che più gli aggrada e raccoglierne i risultati da condividere tra parenti e amici.
Che qualcuno mi illumini sullo scopo di questo florilegio di dati…

giovedì 25 gennaio 2007

Gli indimenticabili, irrinunciabili, i miti...



I 10 oggetti-mito della nostra infanzia

L’idea mi è venuta mentre chattavo con la mia amica Eleonora e le ho chiesto ad un certo punto, tra il lusco e il brusco, insomma non c’entrava nulla: “Senti, ma tu ce l’avevi la penna a quattro colori, quella della Bic col fusto blu e bianco?” Ce l’aveva. E non solo, perché esiste ancora, uguale identica a quella che allietava i miei compiti di matematica. L’ho comprata a mia figlia, l’ho comprata per me e ne ho comprate due in più per le mie amiche Eleonora e Celeste.
Allora dato il mio temperamento ossessivo pensare all’elenco delle cose che hanno rappresentato un mito dell’infanzia è stato un tutt’uno…
Se non volete postarli tra i commenti potete mandarmi una mail a
jobres@iol.it.

Io comincio a spremermi le meningi e a fare mente monolocale (di più non ce la faccio, sapete, con l’aumento dell’ICI). Vi tengo aggiornati.

Per una serata a luci...colorate

Non sarà austero, nè elegantissimo, insomma, probabilmente Lina Sotis non lo consiglierebbe in una sua rubrica, ma dato che io ho visto di peggio, beh, l'ho trovato divertente. Il reggiseno luminoso, colorato e corredato - se vi piace -di piume, ha un costo che oscilla da 55 a 105 dollari. Certo, per indossarlo bisognerebbe avere un po' di umorismo e un partner spiritoso per evitare di sentirsi dire, 'Amo' ma che tte sei messa, er lampadario?'.

SINGAPORE (Reuters) - Dai un po' di luce al tuo giorno -- e alla notte -- con la lingerie che si illumina.Un'azienda statunitense ha messo in commercio reggiseni e corpetti adornati da diodi (Led) che emettono luce colorata da brillanti e piume che metteranno letteralmente in luce le curve di chi li indossa."I reggiseni che si illuminano si addattano a qualsiasi vestito e attireranno sicuramente l'attenzione", dice l'azienda Enlighted sul suo sito (www.enlighted.com).L'azienda californiana produce lingerie su misura, come reggiseni rosa decorati con piume di marabou e lucette e reggiseni della linea "arte da indossare" che sono dotati di Led e brillanti che disegnano motivi geometrici . Applica le luci anche su vestiti, scarpe e cappelli.Enlighted dice che i suoi prodotti sono sicuri e comodi, nonostante i cavi e le batterie necessarie ad alimentare le luci."Le parti elettroniche che utilizziamo sono leggere, flessibili e foderate di tessuto. Davvero, vi dimentichereste delle luci se non fosse per tutte le persone che vi guarderanno!", dice l'azienda.


Fonte: Yahoo notizie

Markette? No, marchette.



Il fatto: Tg 4 delle 13.30, servizio sulla nuova ‘sindrome della stagione che non c’è più’, inventata di sana pianta dal neurologo italiano Rosario Sorrentino, intervistato anche nel servizio televisivo. Già noto per essere il fantasioso inventore della “sindrome da isola dei non famosi” (ma per favore!!).
Ora visto che fare le pulci all’informazione è la mission di questo blog mi permetto di fare alcune obiezioni:
1 – questa sindrome non esiste, mai descritta in alcuna rivista scientifica degna di questo nome, assente da qualsiasi manuale diagnostico psichiatrico. Quindi? Parto della sua fantasia?
2 – Nel servizio si sottolinea che la ‘sindrome’ può portare ansia sino agli attacchi di panico e, guarda un po’, il dottor Sorrentino è proprio direttore dell’Ircap struttura per la cura degli attacchi di panico, della quale è possibile trovare anche in Rete ben poche indicazioni.
3 – E’ buona pratica intervistare sia sui giornali che in tv, medici e specialisti che abbiano un incarico pubblico, che lavorino in ospedale o siano docenti universitari. Questo pone il lettore al riparo dal rischio che l’intervistato possa avere interessi personali a promuovere la propria attività. Una telefonata mi conferma che la Casa di Cura Pio XI di Roma, dove il dottor Sorrentino presta la sua opera non solo è privata ma non è nemmeno convenzionata con il Sistema Sanitario Nazionale. Nota di demerito, quindi al tg4 che diventa fortemente sospettato di marchetta, e pure fatta male.
4 – Nel servizio tra le soluzioni proposte per un disturbo che, sino a prova contraria non esiste, vengono citati gli antidepressivi a base di serotonina. Doppia marchetta, doppio demerito.
Ma bravi!!!
Non è che qui il primo che si alza la mattina ci può inventare una sindrome da curare con gli antidepressivi…. Il buon senso? Congelato causa abbassamento repentino delle temperature.


Maltempo/ Il neurologo: ecco come superare la crisi da Generale Inverno
Prima il caldo quasi estivo nonostante l'inverno già inoltrato, ora l'arrivo brusco di pioggia e neve anche in pianura, annunciato in questi giorni su tutta l'Italia: un clima impazzito che rischia di turbare anche l'equilibrio psichico di soggetti già depressi o che vengono puntualmente destabilizzati dai cambiamenti sempre più bizzarri del clima. "E' la sindrome della stagione che non c'è più, quella che rischia di infoltire l'esercito dei metereopatici che vengono sottoposti a stress psicofisico non indifferente perché incapaci di adattare il cervello e l'organismo ai bruschi cambiamenti di una situazione meterologica contro natura perché è contro i ritmi biologici naturali".
Lo sottolinea il prof. Rosario Sorrentino, neurologo e direttore dell'Ircap (istituto ricerca e cura attacchi di panico) alla Pio XI di Roma. "Ecco allora la maggiore diffusione di ansia, vampate di calore, mal di testa irritabilità, bruschi improvvisi cambiamenti dell'umore con euforia, sintomi che - aggiunge Sorrentino - esprimono il tentativo da parte del nostro cervello di entrare in sintonia con parametri metereologici che oramai ci spingono a vivere alla giornata". Per l'esperto i rimedi sono soprattutto farmacologici. "Quando tutto ciò diventa invalidante per la qualità di vita assumere una terapia farmacologica può aiutare a rendere più armonici questi adattamenti - continua il prof. Sorrentino - insieme a tecniche di rilassamento e attività fisica regolare. I farmaci veramente efficaci quelli che agiscono sulla serotonina, il neurotrasmettitore del buon umore che contribuisce a creare una maggiore armonia in risposta a stimoli ambientali di ogni tipo".

Un sito (serio) per calcolare l'aspettativa di vita.


Volete sapere quanto tempo vivrete? Insomma, a che età tirerete le cuoia? So che in genere la gente non ha voglia di pensare a queste cose, mentre io che sono una curiosona mi sono bel volentieri sottoposta ad un questionario (in inglese, ma di facile comprensione) che potete fare sul sito www.livingtobe100.com
Non che il risultato mi abbia esaltata, ma il sito propone anche facili suggerimenti per aggiungere anni alla propria vita. Se voi mi dite la vostra aspettativa di vita, (e soddisfare quindi la mia patologica curiosità), beh, sono disposta a dire la mia.

E se i cambiamenti del clima globale in realtà fossero una manna anche per noi?

E se una volta tanto prendessimo esempio dagli animali?
E se proprio non sapete cosa fare...trombate!!!

MOSCA - Gli animali di uno zoo russo hanno iniziato ad accoppiarsi prima del tempo quest'anno a causa delle temperature umide registrate nell'inverno più caldo dell'ultima generazione.Lo hanno comunicato ieri i funzionari dello zoo.Di recente le temperature sono tornate a toccare livelli polari, ma il caldo atipico ha permesso ai puma e ai cammelli di mettere da parte la tristezza che si porta con sé l'inverno e iniziare ad avere rapporti sessuali prima del tempo."La stagione dell'accoppiamento è arrivata presto quest'anno a causa dell'inverno caldo", ha detto a Reuters Maxim Kozlov, curatore dello Zoo Ivanovo, a nordest di Mosca.Gli inverni spettacolari caratteristici della Russia quest'anno non si sono visti nella regione europea del paese . La poca neve caduta e le temperature alte hanno lasciato gli animali -- molti dei quali russi -- senza sapere cosa fare.
(Fonte: Reuters)

mercoledì 24 gennaio 2007

Chi ben comincia....

Forse avrei dovuto chiamare il blog "zona querela" perchè rischio...ma Sesto Potere, è stato giudicato più fascinoso ed efficace.
Il primo post (quello che non si scorda mai) è dedicato ad un prodotto in cui mi sono imbattuta per caso durante le mie ricerche sulla Rete.
Non faccio commenti perchè la cosa è piuttosto esilarante per conto suo, non faccio altro che copiare e incollare dal sito www.elicina.it, senza mettere in dubbio le sue qualità. Mai sia.

Finalmente in Italia, Elicina, l'originale crema naturale ai mucopolisaccaridi di lumaca (comunemente chiamati "bava di lumaca").La "bava di lumaca" ha delle eccezionali proprietà rigenerative e antiossidanti, nutre i tessuti della pelle migliorandone tono ed elasticità, possiede una naturale azione esfoliante. E' efficace nel ridurre visibilmente gli inestetismi della pelle dovuti a: ACNE, BRUCIATURE, CICATRICI, RUGHE, SMAGLIATURE. Elicina è una crema cosmetica viso-corpo, naturale ed ipoallergenica, non contiene né coloranti né profumi. Non è grassa e si assorbe rapidamente. Non macchia i vestiti e permette di truccarsi immediatamente dopo l'applicazione.
Il suo punto di forza sono i mucopolisaccaridi di lumaca (presenti nella “bava o secrezione”) di cui la crema è formata per l’80 per cento. Essi contengono in forma naturale e biodisponibile : ACIDO GLICOLICO, ALLANTOINA, COLLAGENE, ELASTINA, PROTEINE E VITAMINE.Elicina è venduta in Italia con la nuova confezione ideata dalla casa madre cilena.
N.B. Le lumache non subiscono alcun danno o disturbo perché la raccolta della secrezione è effettuata in modo passivo.

Vi prego solo di darmi notizie nel caso in cui qualcuno l'avesse provata. Ma l'applicazione locale della bestia con bava fresca sarà ugualmente terapeutica? Provare per credere? Mi offro volontaria, le lumache mi sono sempre rimaste simpatiche. Conosco gente che sbava più di loro e per motivi meno nobili.
Ricerche dimostrano che il "pensiero magico" è molto più diffuso di quanto non si pensasseTutti i trucchi con cui la mente ci fa affrontare situazioni difficili e di stress
Rituali e piccole magie quotidianeil cervello ci aiuta a sopravvivere
di ALESSIA MANFREDI
Rituali e piccole magie quotidianeil cervello ci aiuta a sopravvivere "

ROMA - C'è lo studente che è convinto che se attraverserà il cortile dell'università da destra a sinistra, l'esame andrà bene. Il giocatore di basket che mette sempre la stessa maglia per ogni partita importante. E i fan del pallone, sicuri che con il pensiero potranno condizionare la vittoria della loro squadra del cuore. Trucchi che adottiamo quotidianamente, piccole superstizioni che scandiscono le nostre giornate. In fondo lo sappiamo che sono pensieri irrazionali, eppure non riusciamo a rinunciarci. Gli scienziati lo chiamano "pensiero magico" e le ultime ricerche, riferisce il New York Times, dimostrano che è un'abitudine molto più diffusa di quanto spesso siamo disposti ad ammettere. Dietro a questi comportamenti c'è un motivazione precisa: il cervello li adotta perché svolgono una specifica funzione, quella di permetterci di affrontare situazioni difficili o particolarmente minacciose. Di combattere lo stress e di tenere sotto controllo paure che non riusciamo a dominare. La nostra mente è specializzata nel produrre spiegazioni magiche in determinate circostanze, che vengono preferite a quelle razionali perché ci risultano più utili. Proprio così.
E' il caso di situazioni estreme come un lutto, oppure una malattia debilitante o un dolore molto forte, dove la creazione di uno scenario immaginario ci permette di "adattarci" meglio. Ma lo stesso meccanismo è diffuso in situazioni quotidiane, e anche fra persone giovani e di cultura elevata. E a dimostrare questo meccanismo arrivano adesso gli studi dell'università americane di Princeton e Harvard pubblicati nei mesi scorsi. In uno di questi esperimenti, a un gruppo di uomini e donne è stata fatta osservare una persona bendata, che giocava a basket in una sala giochi e doveva riuscire a tirare la palla nel canestro senza vedere. Il tiratore, in realtà, sbirciava dalla benda ed ha fatto canestro moltissime volte, cosa che ha stupito gli osservatori. Rispondendo poi ad un questionario, i partecipanti allo studio hanno risposto convinti di aver influito in qualche modo sul successo della prova. In un altro esperimento, i ricercatori hanno dimostrato che un gruppo di ragazzi e ragazze cui era stato spiegato come usare una bambolina vudù erano convinti di essere stati loro la causa di un forte mal di testa ad una terza persona, che in realtà stava benissimo ma fingeva davanti a loro di sentirsi poco bene. Il pensiero magico, poi, va fortissimo nello sport. Gli scienziati hanno riscontrato che un'enorme quantità di fan erano convinti di aver contribuito al risultato del SuperBowl (la finale del campionato di football americano) del 2005. Ma perché siamo così convinti di poter influire con il nostro pensiero sugli eventi? "E' una cosa del tutto naturale" spiega il professor Stefano Pallanti, neuropsichiatria e direttore dell'istituto di neuroscienze di Firenze. "Sotto stress ogni cervello ragiona magicamente. Chiunque, in presenza di situazioni estreme è portato a credere ad atti disperati. E' il cervello che li alimenta, che fabbrica questi scenari per aiutarci ad affrontare la realtà. Non solo. E' proprio una funzione principale della mente quella di creare scenari fantastici, che si allontanano più o meno dalla realtà".

Fonte: La Repubblica 24 gennaio 2007

Chi li paga per pensare?

Fao:1/3 aiuti alimentari non arriva
ROMA, 24 GEN - Un terzo del budget destinato agli aiuti umanitari nel mondo (600 mln dlr), non raggiunge i destinatari e resta nei Paesi donatori . E' quanto emerge dal rapporto sulla situazione mondiale dell'alimentazione e dell' agricoltura (Sofa), presentato oggi a Roma dal direttore generale della Fao, Jaques Diouf. La Fao propone cambiamenti nel modo in cui sono gestiti e distribuiti gli aiuti lanciando l'idea di trasferimenti di denaro e buoni pasto al posto delle scorte alimentari.
(Fonte: Ansa)

Bella idea, alle missioni in Africa basterà mandare un bel blocchetto di Ticket Restaurant...
Ma la vera domanda è "perchè gli aiuti non arrivano"?
Ma soprattutto, perchè invece di mandare aiuti in cibo non li aiutiamo a coltivare ciò di cui hanno bisogno, sosteniamo le micro imprese familiari, smettiamo di obbligarli a coltivare quello che serve ai paesi ricchi e a comprare dall'estero ad un costo molto maggiore, ciò che è la base della loro alimentazione?
C'è poco da ridere...L'é tutto da rifare!

Non c'è pace nel pollaio

Dopo l'aviaria...ecco una nuova strategia per mettere in ginocchio il comparto degli allevatori avicoli. Si sospetta che il bambino fosse un nano della Cia infiltrato nel colosso orientale.
Ciò che mi perplime è che ora anche la Reuters si applichi in tali esempi di giornalismo d'inchiesta, roba da far tremare i polsi alla Gabanelli.

Cina, oltre 400 polli muoiono per le urla di un bimbo spaventato
PECHINO (Reuters) - Centinaia di polli sono stati trovati morti in una regione orientale della Cina e un tribunale ha sentenziato che a provocare questa "ecatombe" sarebbero state le urla di un bimbo di quattro anni spaventato da un cane che abbaiava . Lo scrivono oggi alcuni giornali locali. La serie di eventi quantomeno bizzarra è iniziata quando il bambino è arrivato in un villaggio nella provincia orientale di Jiangsu la scorsa estate, assieme al padre che consegnava bombole di gas, secondo quanto scrive il Nanjing Morning Post. Un abitante del piccolo paese ha raccontato che il bambino è salito su una finestra, e di lì ha cominciato a urlare a lungo, dopo essere stato spaventato da un cane." Un vicino ha riferito alla polizia di aver sentito il bambino urlare mentre un altro abitante del villaggio ha confermato che il ragazzino urlava arrampicato sulla finestra", scrive il giornale. Un tribunale ha sentenziato che le urla del bambino erano "l'unico suono anomalo" e che 443 polli spaventati hanno cominciato a calpestarsi gli uni gli altri fino a morire.

Certo che nei villaggi cinesi non succede proprio nulla se sono ridotti a pubblicare sta roba.

Un caso di umorismo involontario...

..oppure sono io che sono troppo maliziosa?
Comunque l'articolo che vi propongo di seguti, pubblicato sulla rivista Galileo mi ha strappato qualche ghignata, specialmente la parte che definisce i volatili "animali da compagnia"...

Buone notizie per il sesso femminile...
In salvo due milioni di uccelli
L’Unione Europea ha confermato in via definitiva lo stop all’importazione di uccelli selvatici in tutti gli stati membri, che da ora dovranno vietarne il commercio. Il divieto è divenuto permanente, dopo che solo pochi mesi fa era scaduto il blocco temporaneo introdotto nel 2005 per i casi di influenza aviaria.
Il provvedimento, ratificato a Bruxelles dal comitato europeo che riunisce i capi veterinari della Ue, dovrebbe salvare due milioni di volatili che, ogni anno, vengono catturati e rivenduti come “animali da compagnia”.
Fonte: Galileo gennaio 07

No comment

Sesto Potere è un neonato. Ha visto la luce dopo una adeguata gestazione circa 4 ore fa e già sto cominciando a pensare di cambiargli nome. Quasi quasi lo chiamo No Comment!
Perché? Basta leggere questa notizia per capirlo...

Medico usa foto di un moribondo come salvaschermo del suo pc
Sorpresa e imbarazzo tra gli operatori sanitari all'Ospedale civile di San Donà di Piave per la foto di un paziente in fin di vita che sarebbe stata posta sul salvaschermo del computer di un medico di cardiologia e che sarebbe stata notata non solo da colleghi ed infermiere ma anche da diversi pazienti. Una scelta personale, certo non di buon gusto, ma soprattutto discutibile da un punto di vista etico.«Non arrivo a chiedere le dimissioni del direttore generale dell'Asl 10 - attacca il presidente del collegio provinciale degli infermieri, Luigino Schiavon - ma pretendo di conoscere l'operatore responsabile per portarlo di fronte al collegio di disciplina». Sarebbe stato infatti proprio un'infermiere a scattare la foto dell'anziano paziente agonizzante su richiesta di un medico che l'ha poi utilizzata come screen-saver per il proprio personal computer di studio.
Fonte: Il Giornale.it di oggi

Chirurgo stressato recide il pene al paziente.

Roma, 18 gen . - Attenzione al chirurgo stressato. Se posto sotto pressione potrebbe perdere il proprio autocontrollo e recidere parti essenziali del nostro corpo. Ne sa qualcosa Nelu Radonescu, un romeno 36enne a cui è stato tagliato il pene. L''incidente' è avvenuto in un ospedale di Bucarest. L'uomo era in sala operatoria per correggere una malformazione ai testicoli quando, improvvisamente, il chirurgo, il dottor Naum Ciomu, ha perso la calma, ha preso uno scalpello e gli ha reciso il pene tra lo sgomento dello staff. Il medico ha poi posato l'organo sul tavolo operatorio, lo ha tagliuzzato in piccolissime parti ed è andato via. L'episodio è stato denunciato alla corte romena che ha stabilito per Radonescu un risarcimento di 30000 euro per l'operazione di ricostruzione del pene e di 150.000 per i danni subiti. I costi medici per l'intervento saranno pagati dell'assicurazione dell'ospedale, mentre i soldi per i danni li dovrà sborsare il chirurgo in prima persona. E proprio contro questa decisione è insorta l'unione dei medici affermando che Ciomu è già stato punito abbastanza con la sospensione della sua licenza medica.L'episodio è stato giustificato con il fatto che il dottore era sotto stress e ha perso il controllo dopo aver reciso accidentalmente il canale urinario dell'uomo reagendo in maniera esagerata. Dal canto suo Ciomu si è difeso sostenendo davanti alla corte che in quel momento era ''incapace di intendere e di volere''. (Adnkronos)

Piacere, mi chiamo Cartier.

Roma, 20 gen ’07 - Non è mica una cosa da poco, il nome. Un marchio impresso con la forza delle parole che inevitabilmente segna linizio della tua vita e ti accompagna fino alla morte. Dagli Stati Uniti, in proposito, spunta una nuova moda. Quella di chiamare i propri figli con i marchi più celebri come Guinnes, Hyundai, Cristian Dior. E se per caso si sceglie Chanel, cè da augurarsi che a mamma e papà non venga in mente di chiamare un secondo genito Chanel numero 2 perché allora sì che son dolori. Del resto le statistiche parlano chiaro: solo nel 2006, negli Usa, 353 bambine sono state chiamate Lexus, come la macchina giapponese, mentre a 298 maschi è stato affibbiato Armani in onore dello stilista italiano. Ma piace anche Timberland e Cartier. E mentre in America si punta al marchio più alla moda, in Brasile si preferiscono nomi decisamente più calcistici. Nello stato di Rio de Janeiro molti bambini si chiamano Flazico, una crasi delle parole Flamengo, squadra di calcio di Rio, e Zico uno dei suoi giocatori più rappresentativi. Però cè anche chi si chiama Rimet, come la coppa, oppure pentacampeao, ovvero pentacampione del mondo. Così appare assolutamente normale sentir chiamare il proprio figli Gool. Cè un solo problema in tutto questo. Quando la mamma lo porta a giocare al parco e lo chiama urlando 'Gool', cè sempre il rischio che qualcuno le chieda: Signora mi scusi, chi ha segnato?. (Fonte: Adnkronos)

Se è per questo si contano anche bambini chiamati Google.
Allora, la tentazione insopprimibile è quella di indire un piccolo sondaggio sul nome più assurdo.
Dovete sapere che quando sono rimasta incinta temevo la nascita di un figlio maschio perchè, per quanto mi sforzassi, non mi venivano in mente nomi maschili di mio gradimento. Si, ho sempre amato in nomi che finiscono in -ele, e i nomi classici come Manfredi e Tancredi, ma volendo dare ai miei figli un nome che ricordasse le nostre origini americane la faccenda si faceva più complicata. L'unico che mi piaceva era assolutamente improponibile e avrebbe messo in condizione il povero erede nella situazione di essere preso in giro vita natural durante. La mia povera mente malata aveva partorito una sola idea e questo già mi esponeva al pubblico ludibrio. Le sghignazzate si sono sprecate perchè in un momento di mancato senso critico (che attribuisco allo sballo di ormoni in gravidanza) avevo pensato a John Fitgerald!!! Ora quando ci ripenso non mi commento da sola... E voi? Come chiamereste i vostri bambini o i figli dei vostri peggiori nemici?

Vi invito

...ad un esercizio di fantasia, forse un filino macabro (ma chi mi conosce sa la mia perversa attrazione per la morte, la medicina legale e l'antropologia forense).
In una domenica noiosa mi sono divertita a pensare alle 10 cose da fare prima di morire, quelle irrinunciabili. Se mi raccontate le vostre, la prossima volta posterò le mie... L'esperimento, inizialmente fatto via mail con un gruppo di amiche, ha dato risultati interessanti e permette di capire meglio i desideri e le passioni delle persone. Un esperimento semi-socio-psicologico, ma soprattutto un divertissement...