lunedì 8 settembre 2008

Lo snobismo 'soft'


Riprendo lo spunto di un articolo di Lina Sotis per parlare della gentilezza d'animo, quello che lei definisce "snobismo positivo", che non è sinonimo di scicchettone o puzza sotto al naso.
Snob, come lo intendo io è essere esigenti su alcune cose, chiedere il meglio allo scopo di godersi la vita. Accontersi ma non cedere su tutto.
Vadano gli abiti di Zara, ma la borsa deve essere di Vuitton o Gucci. Ok la bella bigiotteria ma mai il solitario di zirconi. Perchè no la spesa al discount, ma alla pasta De Cecco non rinuncio, costasse anche 1,50 al mezzo chilo.
Lo snob che sa scegliere senza essere rigido i ingessato sta a casa quando gli altri partono e non si trova mai in coda al casello con altri 5 milioni di persona. Non frequenta i luoghi alla moda tipo Costa Smeralda e Billionaire, rifugge come la peste il Forte Village dove si riuniscono calciatori e russi arricchiti e volgari. Al ristorante all'ultima moda preferisce la trattoria fuori porta. Il taxi multiplo preso con ortodossi all'aeroporto di Tel Aviv è più chic della limousine nera, odiosa. Più che su uno yacht la sottoscritta la potete trovare in un dammuso a Pantelleria. Più che a cena in centro, la trovate a casa a cucinare il roastbeef per 10 amici insieme ad un corollario di salse di Castroni. Nel mio armadio giacche che hanno anche dieci anni ma che cadono perfette come il primo giorno e ballerine anonime di tutti i colori. Un po' di snobismo fa bene, ma mai farlo pesare od ostentarlo, sarebbe peccato mortale.

Nessun commento: