"A casa nostra, nel caffellatte non ci nettiamo niente, nè il caffè, nè il latte" così recitava Totò in Miseria e nobiltà. E Salza, antropologo della miseria usa proprio questa amara battuta per introdurre il tema di un libro che è affilato come la lama di un bisturi. Lo fa senza drammi, in maniera oggettiva e rabbiosa, nessun cedimento emotivo, distacco solo apparente. Non si può leggere la sera prima di andare a dormire, fa troppo male. Ma andrebbe letto alle classi elementari per educare una generazione di adulti responsabili. I poveri, quelli del niente assoluto, stanno scomparendo. La povertà di oggi non è come quella di un tempo, il risultato di naturali carestie, ma è un insieme di priorità imposte dai ricchi al resto del mondo. E' la non-vita, quel processo per cui i miseri vengono rimossi dal paesaggio come barriere architettoniche. Il mais degli aiuti umanitari che spendono più di quanto danno, viene distillato in alcol perchè bere elimina il senso di fame. In questo libro amaro ma necessario Salza prende i poveri nel mondo e spiega come a due miliardi di persone del mondo venga tolto tutto, dal cibo alla storia, dai diritti al gabinetto, fino a strappargli anche l'ultimo sogno. La cruda critica allo sviluppo sostenibile sino alla fame che cannibalizza l'uomo che si autodivora.
Ecco cosa dice l'autore: 'il mondo è un laboratorio sporco, ma è tutto quello che ho. Sono un antropologo sul campo e un mercenario dello sviluppo. Mi muovo tra i derelitti. Analizzo ecosistemi, individuo schemi, rintraccio risorse, mi nutro di carestie, ho spesso fame, bevo acqua marcia, tocco malati e non dono medicine. Se tutto va bene non succede nulla e nessuno si accorge del mio lavoro".
L'antropologo è il peggior ladro del mondo, ruba cultura. E perchè mai il potere di acquisto del mondo si misura avendo come base un Big Mac e una tazza di caffè di Starbucks? Salza lo rivela. Voto: 9 e mezzo, meritatissimo.
1 commento:
Dev'essere davvero crudo e triste ma molto bello. Grazie della segnalazione, lo metto in lista.
bacio :)
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