Il convegno di Piero Angela. Iscriversi è facile: rompere uno specchio, passare sotto una scala o versare il sale
NAPOLI — Oggi venerdì 17. Buona giornata a tutti. Qualcuno accenna gesti strani con le mani? Ebbene sì, questa per i superstiziosi è, dalla notte dei tempi, l’accoppiata infame del calendario. I più inveterati si tappano in casa, qualche altro, appena meno pauroso, cammina strisciando contro il muro per evitare incontri che portano sfiga. I più incalliti, invece, si rifugiano nel lotto e tentano l’ambo o, a Dio piacendo come si dice in gergo, il terno. Due le giocate più frequentate: 17 e 71 con la tecnica del numero vertibile; e 7- 9-17 dove 7 è il mese, 9 sta per 2009 e 17 è il giorno. Abbiamo chiesto al gestore di una ricevitoria se la dea bendata incoraggia questi tentativi, ma la risposta è stata respingente: «Molto raramente, e i giocatori lo sanno». È il retaggio di una cultura superata, si usa dire nei circoli intellettuali dove non è concesso farsi pescare in odore di peccato, ma certe credenze — nonostante la cultura digitale sia entrata nelle case e, forse, nella mentalità — alcuni comportamenti sono difficile da spiantare.
Parliamo per esempi, così si riesce a essere più convincventi. Se il «Petisso» Pesaola fosse ancora un allenatore in attività, indosserebbe, giurateci, il mitico spelacchiatissimo cappotto di cammello beige che, a suo dire, gli ha portato tanta fortuna; e «Rosetta» Iervolino, se Napoli avesse, si fa molto per dire, la possibilità di aggiudicarsi la Coppa America si presenterebbe al sorteggio stringendo ancora tra le mani un corno magari donatole dal governatore Bassolino che lo considera un oggetto cult. E ci sarà sempre un politico che, come il nuovo sindaco di Battipaglia Giovanni Santomauro, rifiuterà di occupare la stanza dei suoi predecessori perchè posseduta dal demonio. Ora, sarà un caso, ma anche la riunione della giunta regionale — che «storicamente » è indetta per il venerdì — è stata anticipata a ieri sera alle 21.30. Sarà stato per evitare il venerdì nero? Una brutta gatta da pelare al Sud come al Nord dove, forse, sono ancora più di coccio. E allora il mai domo Piero Angela — incoraggiato da Carlo Rubbio, Umberto Eco e Rita Levi Montalcini — è sceso in campo e ha creato le premesse per costituire il Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale), che ha indetto per oggi la prima «giornata contro la superstizione» con un test micidiale per chi non è fermo nella condanna di certe costumanze: «Chi avesse voglia di iscriversi alla nostra associazione, annuncia Massimo Polidoro docente di Psicologia dell’insolito all’Università della Bicocca e segretario nazionale del Cicap, deve superare in maniera sicura e disinvolta una di queste prove: passare sotto una scala aperta, rompere uno specchio, versare il sale a terra, fare cartacce della lettera che propone l’ennesima catena di Sant’Antonio e, dulcis in fundo, aprire un ombrello dentro casa».
Il superstizioso, anche quello in odore di dubbio, non ce la farà mai. E forse è questo il motivo per cui quelli del Cicap, ritenendo che da Roma in giù non avrebbero trovato molti volontari disposti ad immolarsi, non hanno previsto alcuna presenza a Napoli e nelle altre città al di sotto del Garigliano. Questo comportamento, che puzza lontano un miglio di preconcetto antimeridionale ha scavato, manco a dirlo, un solco ancora più profondo tra le eterne due Italie. Tra i più indispettiti il professore Franco Salvatore, docente di biochimica umana e presidente del Ceinge delle Biotecnologie avanzate: «A Napoli queste pratiche trovano sempre meno estimatori, anche nei ceti più popolari. Per quanto mi riguarda la metto in maniera spiritosa proprio per dare una risposta al di sopra di ogni sospetto: due negatività che si confrontono si annullano. Se poi si vuole un giudizio più articolato allora dico che mettere sullo stesso piano scienza e superstizione equivale a dare un calcio alla logica e alla cultura, significa in ultima sintesi sprofondare nel buio». Ma poi perchè sarebbe sfortunato il venerdì 17? Navigando su internet è venuta fuori una storiella che la dice lunga sul modo con cui certe credenze mettono immediatamente radici nell’immaginario collettivo. Nel 1582, dunque, si celebrò il passaggio dal calendario giuliano a quello gregoriano e per effetto di questa operazione, che si svolse di venerdì 17, il mese si «accorciò» di tredici giorni, ma i proprietari pretesero dai fittavoli il pagamento dell’intero canone esercitando una insopportabile sopraffazione. Di qui la reazione: venerdì 17 è un giorno nero. Da ora alla fine dei giorni. E siamo a meno di metà del guado. Credevamo di trovare un giudizio meno negazionista bussando alla porta di Roberto de Simone, straordinario ricercatore sul campo di leggende popolari e anche di superstizioni, ma qusi ci manda al diavolo: «Per me è una giornata fortunata, in quel giorno superai la licenza liceale con un voto quanto mai lusinghiero. Scherzi a parte, che io sappia i superstiziosi napoletani hanno un solo blocco mentale: sposarsi di venerdì è una bestemmia. Queste leggende sono state molto presenti nelle pieces dei drammaturghi degli anni Venti e Trenta, ma ora sono in via di estinzione. Tra i teatranti, invece, resiste la convinzione che alcune opere poprtino male: Macbeth, la Forza del destino, la canzone Fenesta ca lucive e perfino la mia Cicerenella che, in verità, non si è mai macchiata di simili peccati. Per il resto rimando gli scettici alla lettura di Pirandello nel libro delizioso sulla jettatuira». Sullo stesso argomento si è cimentato, di recente, anche Amato Lamberti, un intellettuale prestato alla politica e ritornato all’ovile, che ha scritto un «Elogio della jettatura» per i tipi dell’editore Pironti. «Io non ci credo, ci mancherebbe altro, ma è vero che di venerdì 17 sono accadute cose molto negative. Nel mio libro racconto questi episodi, ma invito a non credere a queste cose». Siamo alle solite: il non è vero ma ci credo detta ancora legge e allora chiudiamo con il professore di Psicologia dell’insolito: «Credere che un oggetto, una persona o una frase abbiano il potere di procurare disastri è una profezia che si auto avvera. La persona che si crede jellata altera il suo comportamento e finisce per causare tali eventi».
Carlo Franco
17 luglio 2009
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