Oggi mi sono fatta un giro in un girone dantesco, parlo dell'anagrafe centrale di Roma di Via Petroselli, una sorta di labirinto dove nemmeno chi ci lavora è in grado di capire nulla di quello che fa nè tantomeno di orientarsi.
Comunque, racconto brevemente: il 9 gennaio sono andata a chiedere se una certa pratica con la quale combatto da 5 dico 5 anni era completata.
Mi mandano al terzo piano dove gentilissimi impiegati (dico davvero) mi dicono: vada al secondo piano, i quali altri mi suggeriscono di rivolgermi in una certa stanza del primo piano dopo avermi confermato che la mia pratica è arrivata a Roma il 23 settembre ed è stata protocollata. Al primo piano una signora gentile e piuttosto disponibile mi dice : 'vado a vedere'. Torna dopo un quarto d'ora e mi dice: 'la sua pratica è sul tavolo della collega' (ma vaaaaaaaa? Che tempismo il mio!!!! Sono venuta qui dopo tre mesi che aspetto e guarda caso proprio oggi la MIA pratica è sul tavolo della persona giusta. Ha dell'incredibile).
E continua: 'guardi, chieda il suo atto di nascita che per quando lo viene a ritirare sarà tutto fatto'. Io devo essere un'idiota perchè credo a tutto, probabilmente anche a Babbo Natale, fatto sta che oggi, puntualissima mi presento allo sportello e il mio atto di nascita...........................(suspence)...............................NON C'E'.
Dopo aver borbottato alcune educate lamentele (io), la signora dello sportello che davvero non c'entra nulla, va ad informarsi chissadove. E poi torna con un funzionario che a sua volta parte per una ulteriore destinazione (per ciò che ne posso sapere può essere andato in bagno o al bar).
Infine torna e, gentilissimo, mi dice che è vero, la pratica è sul tavolo della collega (attendono forse che si inserisca da sola nel PC??) ma che, PURTROPPO, hanno perso il decreto e lo devono chiedere di nuovo al mio comune di residenza.
Noooooooooooooo!!!!
Comunque mi assicura che tra qualche giorno sarà tutto a posto e che potrò ritirare finalmente l'atto che mi è vitale. Tanto che mi chiede il numero di telefono e mi assicura che mi chiameranno loro in modo che io non faccia un viaggio a vuoto. Sempre con una disponibilità estrema.
Ora, è probabile che al Comune di Roma non facciamo molto, ma sono tanto tanto gentili. E quindi me ne sono andata con la sensazione di essere cornuta, ma contenta.
L'unico sorriso che sono riusciti a strapparmi è quando un impiegato mi ha chiesto: "Signò, vuole che quanno arriva glielo anticipiamo via facchese?".