A cinque anni dalla legge 40 sulla procreazione assistita e 30 mila embrioni crioconservati, anche il mondo della ginecologia cattolica si interroga sul destino di quei circa 7 mila embrioni orfani. La proposta che arriva oggi, in occasione della 31/ma Giornata della vita al Policlinico Gemelli, e' quella di consentirne ''l'adozione per la nascita'', in modo da non farli morire senza essere mai nati. A spiegarlo e' Antonio Lanzone, docente di Fisiopatologia della riproduzione dell'Universita' Cattolica, nell'incontro con i docenti delle cinque facolta' di ginecologia di Roma. Il problema riguarda i 3.740 embrioni per cui vi e' stata una espressa rinuncia ad un futuro impianto da parte dei genitori, e un numero indefinito, ''stimabili in altri 3.300 circa'', secondo Lanzone, di cui non si riescono a rintracciare i genitori. Tra le opzioni possibili, Lanzone ha parlato della 'distruzione, della ricerca e dell'adozione''. Se la distruzione per un eventuale deterioramento dell'embrione e' da rifiutare, ''perche' non provato e non dimostrato - ha spiegato - anche l'ipotesi ricerca e' da rifiutare, perche' si e' visto che le staminali ricavabili da cellule adulte o cordonali hanno dato piu' frutti di quelle embrionali su questo fronte''. Rimane dunque l'ipotesi dell'adozione per la nascita ''da una coppia che li desidera - ha proseguito Lanzone - Cosa che secondo me non sarebbe configurabile come una fecondazione eterologa o un utero surrogato, proprio per le alte motivazioni etiche alla base del gesto''. Se cio' fosse autorizzato, considerando che allo scongelamento sopravvive il 50-80% degli embrioni, e che su 100 scongelati 4-5 arrivano alla nascita, ''avremmo 400 nuovi nati - ha concluso - che non e' poco. Il mondo va avanti e sarebbe opportuno prendere una decisione su tale problema''. (ANSA).
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