martedì 20 gennaio 2009

Il facchese


Oggi mi sono fatta un giro in un girone dantesco, parlo dell'anagrafe centrale di Roma di Via Petroselli, una sorta di labirinto dove nemmeno chi ci lavora è in grado di capire nulla di quello che fa nè tantomeno di orientarsi.

Comunque, racconto brevemente: il 9 gennaio sono andata a chiedere se una certa pratica con la quale combatto da 5 dico 5 anni era completata.

Mi mandano al terzo piano dove gentilissimi impiegati (dico davvero) mi dicono: vada al secondo piano, i quali altri mi suggeriscono di rivolgermi in una certa stanza del primo piano dopo avermi confermato che la mia pratica è arrivata a Roma il 23 settembre ed è stata protocollata. Al primo piano una signora gentile e piuttosto disponibile mi dice : 'vado a vedere'. Torna dopo un quarto d'ora e mi dice: 'la sua pratica è sul tavolo della collega' (ma vaaaaaaaa? Che tempismo il mio!!!! Sono venuta qui dopo tre mesi che aspetto e guarda caso proprio oggi la MIA pratica è sul tavolo della persona giusta. Ha dell'incredibile).

E continua: 'guardi, chieda il suo atto di nascita che per quando lo viene a ritirare sarà tutto fatto'. Io devo essere un'idiota perchè credo a tutto, probabilmente anche a Babbo Natale, fatto sta che oggi, puntualissima mi presento allo sportello e il mio atto di nascita...........................(suspence)...............................NON C'E'.

Dopo aver borbottato alcune educate lamentele (io), la signora dello sportello che davvero non c'entra nulla, va ad informarsi chissadove. E poi torna con un funzionario che a sua volta parte per una ulteriore destinazione (per ciò che ne posso sapere può essere andato in bagno o al bar).

Infine torna e, gentilissimo, mi dice che è vero, la pratica è sul tavolo della collega (attendono forse che si inserisca da sola nel PC??) ma che, PURTROPPO, hanno perso il decreto e lo devono chiedere di nuovo al mio comune di residenza.

Noooooooooooooo!!!!

Comunque mi assicura che tra qualche giorno sarà tutto a posto e che potrò ritirare finalmente l'atto che mi è vitale. Tanto che mi chiede il numero di telefono e mi assicura che mi chiameranno loro in modo che io non faccia un viaggio a vuoto. Sempre con una disponibilità estrema.

Ora, è probabile che al Comune di Roma non facciamo molto, ma sono tanto tanto gentili. E quindi me ne sono andata con la sensazione di essere cornuta, ma contenta.

L'unico sorriso che sono riusciti a strapparmi è quando un impiegato mi ha chiesto: "Signò, vuole che quanno arriva glielo anticipiamo via facchese?".

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