Un interessante articolo del Corriere.it
A tutto «blog», il trionfo dei diari in Rete
Nati dieci anni fa, ora sono almeno 70 milioni. E le aziende se li contendono. «Ma qui in Italia sono ancora poco valorizzati»
L'home page del blog di Beppe Grillo, il più famoso tra quelli delle «celebrità italiane» MILANO — E fu così che i «diaristi anonimi dalla sessualità incerta» (definizione coniata a Napoli nel «lontano» 2004, a margine di una tavola rotonda su weblog e scrittura) si trasformarono negli interlocutori più ambiti dal mondo del business. I blog, altrimenti detti «diari online», compiono 10 anni e si prendono la rivincita: più dinamici dei siti, conquistano i vertici dei motori di ricerca, diventando la nuova frontiera del marketing globale.
Il blog, per i suoi sostenitori, è un’onda d’urto democratica. In occasione dell’11 settembre o dello tsunami, i media si fecero bagnare il naso dai blogger, veri campioni del citizen journalism, il «giornalismo dal basso». Bloggano i politici (il più tecnologico, con tanto di sbarco su Second Life, è Antonio Di Pietro), i manager (si chiamano corporate blog), gli scrittori. Qualche blogger ha compiuto il percorso inverso ed è diventato una celebrità, dall’inglese Belle de Jour all’italiana Pulsatilla. Gli italiani, ecco. «Siamo ancora una comunità ristretta — spiega Granieri — per problemi di lingua e cultura: qui si è iniziato a sdoganare il blog solo nel 2005». «I media ci valorizzano poco —aggiunge Luca Conti, re dei blogger con il suo Pandemia — mentre all’estero siamo spesso considerati come fonti».
1 commento:
Pardon, mi era rimasto in memoria l'indirizzo sbagliato
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