giovedì 4 giugno 2009

Vira...

Ci sono rari momenti di lucidità in cui mi domando, non senza una certa crudeltà: 'ma in che cosa diavolo ti stai imbarcando?'.
Ha un senso?
E che ne so?
E che palle poi, tutto deve avere un senso? Non si può deviare dalla norma ogni tanto? Non si può ascoltare il cuore, il fegato e la cistifellea e non il cervello che domina già la mia esistenza? Non si può intraprendere una stradina di campagna sconosciuta ma così attraente? Una stradina piccola, con fiori mai visti, che promette scorci e visioni di cui godere. Una passeggiata, e poi si torna sulla strada, sulla rotta maestra. Da qualche parte porterà. E mica sempre si può navigare sulla stessa rotta. Non potrei mai fare il conducente di autobus, dieci volte al giorno la stessa strada, stesso asfalto. Certo mi potrete dire che basta cambiare gli occhi con cui si guarda, che basta concentrarsi su quello che muta in continuazione, su quelli che salgono sull'autobus e non sono mai uguali.
Che bello invece deviare e infilarsi in una stradina mai percorsa, ignota. Farsi sorprendere, ecco ciò di cui ho bisogno. Mollare l'istinto a tenere tutto sotto controllo. Ecco quello che sto facendo veramente. Cammino e non penso, mi lascio guidare dall'impalpabile, non faccio programmi, non creo aspettative. Magnifico.

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