In un periodo di relativo timore sui progressi della scienza, che rischiano di venire imbrigliati, Gilberto Corbellini manda alle stampe il suo "Perchè gli scienziati non sono pericolosi" con l'editore Longanesi. Se in principio è stato il caso Di Bella, con l'approvazione della restrittiva legge 40 sulla procreazione assistita si è andati sempre di più verso una censura della tecnica e il rifiuto dell'evoluzionismo. Una sorta di grande operazione di marketing della Chiesa Cattolica che perde sempre più consensi e stenta ad adattarsi ad un mondo che cambia. In un Paese come il nostro che rischia di diventare fanalino di coda nello sviluppo sia economico che civile.
Ma la società di oggi è davvero minacciata dal potere di scienziati senza scrupoli a cui è necessario mettere un freno? Oppure la conoscenza è fondata su un impegno morale del ricercatore che deve rispettare il postulato dell'oggettività? Come sempre non esiste una risposta univoca, ma nel complesso rifiutare il progresso scientifico alimentando timori infondati legati all'immoralità e magari al rischio di eugenetica non sono altro che manipolazioni. Rese possibili dalla scarsa cultura del nostro paese che alimenta titoli giornalistici come 'scoperto il gene dell'odio' ma non spiega le basi della vita. E' la prima volta che la scienza e la tecnologia vengono considerate anche da autorevoli intellettuali minacce per la libertà e la dignità dell'uomo. Per le religioni vita morte, salute e malattie non devono essere nella disponibilità dell'uomo ma solo di Dio. In realtà però è impensabile lasciare questi amibiti ad una determinazione immateriale: bisognerebbe allora rifiutare di curare una infezione, dare sollievo ad un malato terminale, lasciar morire un prematuro senza aiutarlo a crescere. E' possibile invece che i dati sulla percezione pubblica delle controversie scientifiche vengano utilizzati come strumenti di propaganda. Ed è possibile che i vari sondaggi siamo abilmente formulati per influenzare la risposta. Come si spiegherebbe altrimenti il fatto che il 65% degli italiani si dichiarava in un sondaggio favorevole alla clonazione terapeutica mentre la partecipazione al referendum abrogativo della legge 40 (indetto in un fine settimana estivo soleggiato) raggiunse solo il 25% di partecipazione. Ma soprattutto come è possibile interrogare la gente su temi complessi se non conosce nemmeno il significato dei termini su cui è chiamata a dare un parere?
Faccio un esempio, in epoca Bush un sondaggio rilevò che il 60% dei cittadini americani era favorevole alla ricerca sulle staminali embrionali, ma quando un secondo sondaggio specificò che si trattava di embrioni donati dai genitori che altrimenti sarebbero andati distrutti, la proporzione di chi si pronunciava a favore saliva al 72%.
Da uno studio internazionale sui livelli di alfabetizzazione degli adulti emergeva che gli italiani che possiedono la capacità alfabetica per affrontare i temi e i problemi della società moderna sono meno del 20% della popolazione generale, contro il 50% di Stati Uniti e Svizzera, il 60% del Canada e il 64% della Norvegia. Meno Ariosto e più Galeno.
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