C'è una bandiera di fronte ad ogni casa, su ogni palazzo, c'è una bandierina nei taxi, sul cruscotto di moltissime auto e sul bavero della giacca di manager ed impiegati. Per gli americani la bandiera è una faccenda estremamente seria, qualcosa che 'sentono', che li fa sentire parte di qualcosa. Inevitabile bisogno di sicurezza, forse, per un paese patchwork, fatto mille origini, mille etnie, di gente che era altrove e ora è americana. Inevitabile, forse, in un paese così vasto, sconfinato. Non fanno testo le metropoli come New York, Seattle o Chicago. In alcuni zone rischi di essere circondato dal nulla a perdita d'occhio e quindi hai bisogno di sapere che questa è "America".
Il 28 maggio l'America si ferma a commemorare i propri patrioti, i caduti delle guerre vicine e lontane: la seconda mondiale, il Vietnam, il Golfo e ora l'Agfanistan.
Il cimitero di Arlington è il simbolo di tutto questo. Al suo interno una zona speciale per i caduti di guerra. Un club al quale nessuno vorrebbe appartenere è quello fatto dai parenti di questi caduti: madri, padri, mogli, figli che qui si riuniscono, che solo qui trovano conforto e qualcuno che può veramente capire. Ad Arlington si sono formati spontaneamente gruppi di persone che hanno subito lo stesso destino, quello di perdere qualcuno che si amava. Qui si può parlare o tacere: ci sarà sempre qualcuno che ti ascolta o che ti mette un braccio intorno alle spalle. Nella tragedia, una benedizione, perchè se ti chiudi nel tuo dolore sei morto anche tu.
Domani l'America si ferma, i negozi sono chiusi, si ferma la grande macchina dell'indutria. Ci vuole un giorno per ricordare, perchè tutti, anche per quelli che non hanno perduto in un paese lontano un figlio di 22 anni.
Sono con loro.
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