Ore 8.45. Lungotevere. Mi sto scapicollando per arrivare ad aprire lo studio almeno cinque minuti prima. Oggi mi tocca. Non ha nemmeno suonato la sveglia. Quindi sono piuttosto trafelata.
Dopo il ponte di fronte allo Stadio Olimpico però sono costretta a frenare, anzi ad inchiodare: una papera, insomma una di quelle nocciola, con qualche penna verde e blu sta per attraversare la strada. Non è il posto più adatto per un animaletto di quella risma. Tento di convincerla a tornare sul marciapiede, è evidentemente smarrita e confusa, capisce benissimo da sola di essere nel luogo sbagliato e nel momento sbagliato. Di acchiapparla nessuna speranza e poi che faccio, mica me la posso portare al lavoro? E poi a casa, chi glielo dice al mio gatto che non è la sua merenda ma un’ospite? E poi come si tiene una papera in casa, nella vasca? Insomma, mi limito ad evitare che faccia una brutta fine e spero che qualche anima buona la rimetta nel fiume, tra le sue amiche papere… Certo cento metri più avanti vedo un gattone in attesa. Forse è la mia immaginazione ma sembra leccarsi i baffi, chissà se la mia amica dalle zampe palmate riuscirà a sfuggire ad un destino certo non roseo, almeno all’apparenza. Se esiste un angelo custode delle papere gironzolone che si attivi, subito, presto, immediatamente.
Dopo il ponte di fronte allo Stadio Olimpico però sono costretta a frenare, anzi ad inchiodare: una papera, insomma una di quelle nocciola, con qualche penna verde e blu sta per attraversare la strada. Non è il posto più adatto per un animaletto di quella risma. Tento di convincerla a tornare sul marciapiede, è evidentemente smarrita e confusa, capisce benissimo da sola di essere nel luogo sbagliato e nel momento sbagliato. Di acchiapparla nessuna speranza e poi che faccio, mica me la posso portare al lavoro? E poi a casa, chi glielo dice al mio gatto che non è la sua merenda ma un’ospite? E poi come si tiene una papera in casa, nella vasca? Insomma, mi limito ad evitare che faccia una brutta fine e spero che qualche anima buona la rimetta nel fiume, tra le sue amiche papere… Certo cento metri più avanti vedo un gattone in attesa. Forse è la mia immaginazione ma sembra leccarsi i baffi, chissà se la mia amica dalle zampe palmate riuscirà a sfuggire ad un destino certo non roseo, almeno all’apparenza. Se esiste un angelo custode delle papere gironzolone che si attivi, subito, presto, immediatamente.
2 commenti:
Una papera, con il cervello da papera, in centro a Roma: va proprio a cercarsela. Forse era una papera aspirante suicida.
Luoghi comuni, caro amico, la papera in questione è laureata al
MIT di Boston ;)
E per ulteriori informazioni consiglio a tutti il libro Cervello di gallina di Giorgio Vallortigara che non è un saggio sulle veline di Mediaset.
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