Qualche giorno via dalla pazza folla. Non che qui in Paradiso, il mio, il nostro, non ci sia da fare: l'erba era alta come Grace, l'Enel ha bel pensato di staccare la luce, abbiamo dovuto disdire un invito, e la polvere a quintali e le amiche ragne tutte in dolce attesa di ragnetti altro che Spidermen al cinema, ce l'ho qui.
Però è un'altra fatica, ti alzi con il canto degli uccelli, ti addormenti cullato dal canto d'amore del cuculo, fai colazione con il rospo Filippo, e poi le rose da potare e un milione di altre cose. Tanto diverse, che mi sono dimenticata del pc e dell'intervista che dovevo fare. Ho rimandato. E ho avuto conferme e sorprese.
La bellezza di questo posto è tale che mi ha insotto a cambiare idea, cosa che non mi succede spesso.
Questo è il mio paradiso, è la villa che porta il nome di mia figlia e del colore che amo, mica per nulla l'abbiamo chiamata Villa Viola del Papiso. Questo è un regalo e tra 15 anni sarà mia e dopo di mia figlia e dei suoi bambini. Qui sa di erba tagliata e di torte alle more, di panna cotta e di rosa, quel profumo che nessuna rosa acquistata avrà mai. Le mie rose sanno di vaniglia, il lillà è alto circa due metri. Mi sono concessa anche un'ora di sole, la pelle ha quel colore ambrato che sa di stare bene. Io sono questo posto e quindi tutte le scelte fatte prima sono rimandate, a data da destinarsi.
1 commento:
Complimenti, Baby Boom. Il sogno si è realizzato?
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