(Testo raccolto da Jo Mason)
Vuoi bruciare le tappe, le dicevano, come se le tappe fossero necessariamente le stesse per tutti.
Lei voleva solo crescere e lasciarsi alle spalle quel periodo della vita in cui non sei nè carne nè pesce. In cui non sei più una bambina ma non sei certo nemmeno una donna.
La vita adulta sembrava piena di sicurezze e punti fermi ed era ciò a cui aspirava sopra ogni cosa. Lei era pronta, il suo corpo lo era e così la sua psiche, da cui un giorno si fece largo l'idea di un bambino, di qualcuno che ha bisogno di te, di cui essere responsabile.
Una pulsione fortissima, un desiderio assoluto e rischioso ma si sa, i grandi progetti prevedono sempre una dose di pericolo.
E poi lui era l'amore della sua vita, il primo, l'assoluto, come sono senza discussione i sentimenti quando hai 15 anni.
Lei sentì il momento esatto in cui quel bambino prese posto dentro di lei. Una magia rara. La gravidanza portava ormoni della felicità, un senso di completezza psichica, la sensazione di aver guidato il destino, qualche paura.
Ma i sogni fanno sempre i conti con la realtà: davvero voleva legare per sempre quel ragazzo e condannarlo ad essere padre? Lei sapeva di potercela fare, non aveva paura, ma lui? Era giusto imporgli quel destino?
I cosiddetti adulti erano pronti a supportare, a sostenere, ad amare. Lei era pronta a sacrificarsi come solo le donne e le madri sanno fare.
Nevicava il giorno dopo l'interruzione di gravidanza. La notte i due ragazzi piangevano abbracciati per quel bambino già amato, lavavano il dolore, notte dopo notte.
Ma certe ferite non rimarginano facilmente: per lei ci vollero più di 10 anni perchè quel ricordo smettesse di sanguinare.
Oggi Raffaele avrebbe più di vent'anni: ci piace immaginarlo con i capelli neri del padre e gli occhi chiari di sua madre. Ci piace pensarlo spettinato, in sella ad una moto, mentre va all'università.
Mi piace immaginarlo alto, che saluta sua madre con un tenero bacio sulla fronte in cui c'è tutta una storia d'amore.
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