lunedì 26 marzo 2012

Lo specchietto retrovisore della mia vita


Accessorio? Mica tanto. A cosa serve lo specchietto? Ad assicurarmi che dal passato non arrivino minacce, a fare strada dalle delusioni, a ricordare ciò che ti segue e a guardare avanti più sicura. Purchè tu sappia la strada, la direzione o almeno l'orientamento. Seguo la stella polare, guido la notte, spingo sull'acceleratore perchè la notte è chiara e la luna quasi piena rischiara la strada. L'asfalto è luminoso. Sai le luci che corrono sul pavimento degli aerei? Quelle che ti mostrano dove dirigerti in caso di pericolo. Importanti, fondamentali per salvarti. Pronti a decollare. Un'occhiata indietro per apprezzare ciò che mi aspetta. E poi poter svoltare improvvisamente, quasi un capriccio, una stradina che sembra affascinante, per evitare la noia della strada consueta e maestra. Il piacere di perdersi...e poi arrivare comunque a destinazione ma dopo aver fatto un'esperienza. Nello specchietto retrovisore si riflette anche il mio volto, sempre lo sesso negli anni e in fondo sempre diverso. Ogni emozione fa comparire uno sguardo in più, una espressione più ricca. E ogni tanto guardo me, quello che sono, qui e ora che è l'unico momento che conta, il momento che non puoi fermare. Puoi solo muoverti attraverso il tempo. Ecco, lo specchietto serve ad avere sempre il quadro completo, l'insieme. Puoi anche non avere le ruote, il volante, vai a piedi e cominci a camminare o a correre, ma senza specchietto no, non puoi andare da nessuna parte. Senza passato non puoi avere il futuro. Senza dimensioni non puoi avere strada o orientamento. E' davvero solo un optional? Lo credi ancora?

giovedì 22 marzo 2012

Organizziamoci...


Sveglia, il caffè è fatto, Dio salvi la Pociolla che ha ormai compreso come la buona sorte di una delle mie giornate passi attraverso il caffè già pronto. Guardo le email sul Blackberry, con un occhio solo, mi trascino alla scrivania dopo aver lavato la faccia e applicato un generoso strato di crema idratante sperando che arrivi sino al cervello. Riguardo l'agenda della giornata, quella di una piccola CEO di una piccola azienda, quindi, tradotto, un milione di cose da fare, comunicati, sviluppo del business, pianificazione dei prossimi articoli per il settimanale, decidere se cambiare casa, mettere qualcosa negli scatoloni, si ho deciso, ma quale scelgo? Intanto faccio spazio sulla tavola, apparecchio per le ragazzine (oggi due al prezzo di una) metto i cereali sul fuoco per il pranzo e le patate per la cena. Portarsi avanti, sempre, con una mano giro il sugo, con l'altra reggo il telefono. Posto un commento su Facebook, rispondo alle email, stiro velocemente il top di seta grigio perla per l'aperitivo di stasera, poi chiudo gli scatoloni, do' da mangiare ai felini, rispondo al telefono a mia madre, mi lavo i capelli, e mentre ho l'asciugamano cerco il materiale per il nuovo libro, intanto rispondo all'editore di quello che sto per pubblicare e sollecito l'editore del quarto che ci sta mettendo troppo. Sono solo le 13 e 34 e già ho prodotto PIL per un piccolo stato nordafricano. La dipartita della domestica per un mese era l'ultima cosa che doveva capitare perchè la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. E allora, organizziamoci.

Voglio di più

Arriva un momento in cui ti accorgi di aver sacrificato tutto sull'altare del senso del dovere, di ciò che è giusto. Per gli altri ma non per te. E allora voglio un abito da sera, una passeggiata notturna con la città ai miei piedi che calzano un tacco 12 e un braccio a cui appoggiarmi. Non voglio pensare, non voglio valutare, non voglio nè dare nè ricevere promesse. Voglio solo camminare verso la notte e guardare indietro solo per essere sicura di essere soli. Voglio il brivido e il sogno. Ho bisogno di respirare e dimenticare ogni giorno. Esiste solo la sera, la notte, la scia di un sigaro, persone sorridenti che vogliono fermare il ricordo con una foto, un edificio illuminato in cui non voglio entrare. Voglio ascoltare ragazzi già ubriachi che cantano stonati e passi sul selciato che non mi possono raggiungere. Gli anni passano troppo velocemente per non viverne almeno qualche attimo. Annuso l'aria e ha il profumo della primavera e della salsedine portata dalle ali di grandi gabbiani che si stagliano controluce. Un uomo corre con le cuffie nelle orecchie. Corre via da qualcosa o verso i suoi sogni? Mi sorprendo a immaginare che odore abbia la sua pelle sudata. Mi fermo a guardare la notte che avanza inesorabile e silenziosa. Inghiotte anche me nelle tenebre ma mi promette che anche se lascerà posto all'alba tornerà con il sapore di un bacio.