martedì 30 giugno 2009

Due passi per Milano
















L'ospite







Tutti mi vogliono, mi si litigano, mi si scambiano come le figurine. Quando arrivo a Milano è così ed è piacevole. Se vado da una si offende l'altra. Quando arrivo dalla zia la casa è tirata a lucido, la cena è pronta sul tavolo e soprattutto mi tratta a vongole veraci, mazzancolle e pesce spada, che lusso. Nic prepara la tavola, io in cambio metto in ordine i cassetti, uno sballo! Insomma, come una famiglia, come due vere sorelle. Ce la intendiamo a prefezione anche se alle volte non mi ascolta mica e va per la tangente e le devo urlare: 'posso dire qualcosa di mioooooo'. E' così le sorelle non sono perfette. Non amo quando mi fuma in faccia, nè quando al mettino mi accoglie in cucina con la porta finestra spalancata. Ma non posso dire: che bella questa collana, perchè nemmeno ho finito la frase che me l'ha già regalata!!

Roma - Ancona - Milano


Il mio essere americana si esplica in una passione malsana per i lunch box e rilevo con grande entusiasmo che cominciano a diffondersi anche in Italia. Ecco come ero addobbata tra un transito e l'altro: borsa arancione stracolma, mazzetto di lavanda donatomi al congresso (mi hanno guardata in faccia e hanno capito che è la mia pianta preferita, devo averla guardata con un occhio denso di libidine), acqua, foulard, carta e blocchi di ogni tipo e risma. E' la mia vita da giramondo, con un peso di cultura, conoscenza, background ma soprattutto cancelleria, perchè viaggio con tutte le mie penne, pennarelli, matite automatiche, evidenziatori e gomme da cancellare di hello kitty. Ah, per la cronaca, il treno era in ritardo di 40 minuti. Ma al mio arrivo c'era la zia con la sua bella polo argentata, Tango 21 in tre minuti. Sempre puntuale.

Shopping a Copenhagen


Ecco cosa ho riportato da Copenhagen: un uccellino imbottito di stoffa a quadrettini vicky (da ricopiare), tre confezioni di tovagliolini deliziosi per le prossime cene in terrazzino, cucchiaini in melamina nelle varie sfumature di azzurro con i quali non so assolutamente cosa fare ma erano troppo belli. Il the esclusivo di Royal Copenhagen praticamente comprato quasi solo per la scatola. E last but not least, l'astuccio di Ordning e Reda con penne ed evidenziatori allegati. Trasparente, così trovo tutto subito. Dono del mio amichetto del cuore FM. Grazie mio pociollo.

La tavolozza di Monet


Rinuncio al quadro, le ninfee me le faccio rifare da un copiatore, ma la tavolozza la vorrei proprio. Quanta passione in quel colore ormai secco e incrostato. Quanta speranza, quanto potere creativo, una potenzialità infinita, fatica, frustrazione, gioia, tutto intriso di colore che può diventare qualsiasi cosa. E da pochi peli del pennello escono tele 100x300 di colori sfumati e infiniti, fiori appena accennati ma incredibilmente presenti.

Scarazzini dal 1882











Un emporio raffinato, dove trovare saponette antiche, saponi portoghesi deliziosamente confezionati, prodotti per la cura della pelle (umana e non), calzascarpe con il manico di osso e corno, incensi esotici, profumi Penhaligons e coltelli di porcellana. Raffinato, le pareti rivestite di boiserie, ordinato, tradizionale. Merita una visita: io ho comprato una targhetta per profumare l'auto della carta di Etiopia, uno spray per impermeabilizzare la stoffa, una crema che ha fatto tornare nuova la mia meragliosa borsa di Gucci con manici in cocco.




Scarazzini vi aspetta a corso genova 28 - 20123 Milano Tel. 02.58111038




domenica 28 giugno 2009

Il film


Tu cammini sulla spiaggia al tramonto, tuo figlie corre davanti a te. Troppo mare per un uomo solo. Mi chiami. Me lo vuoi regalare, sento la tua voce e il vento nella cornetta, sembra possa scompigliarmi i capelli. Vorrei vedere i nostri bambini passeggiare davanti a noi che li seguiamo con lo sguardo, tutti, i miei e i tuoi perchè non c'è differenza. E poi a casa, mentre loro si fanno la doccia e io metto su l'acqua per la pasta e le vongole che hai comprato al mattino. Tu mi giri intorno, mi dai un bicchiere di vino bianco che mi da subito alla testa. Io rido e tu mi prendi in giro perchè l'alcol non lo reggo proprio. Mangiamo sotto la veranda, hai acceso decine di piccole candele, il profumo dei fiori è intenso, i bambini hanno la bocca colorata di sugo, chiaccheriamo di tutto. Ci sono le nostre mamme, se vuoi. Qualcuno sparecchia, i bambini giocano ancora un po', poi a letto, nei loro pigiamini, già grandi e ancora piccoli. Baci, tutti a tutti, coccole, carezze, li guardiamo mentre scivolano nel sonno, nasetti bruciati e pelle ambrata, piedi enormi ormai. Noi finiamo il vino sotto le foglie, chiacchere e risate, piano, per non disturbarli, appoggio le mie gambe sulle tue. Non è necessario andare lontano perchè sia perfetto. Grazie della telefonata.

Houston, abbiamo un problema!!!

Ieri i fuochi d'artificio del 4 luglio messi per sbaglio come layout. Oggi, nel tentativo di ripristinare lo status quo, non so per quale congiuntura astrale, mi ritrovo con un blog natalizio. E' evidente che c'è qualcosa che non va!

venerdì 26 giugno 2009







Addio Michael

(Foto: Ap)

Eccelibro: lo zen e la cerimonia del tè

Sono convinta che in alcuni momenti sulla nostra strada appaiano alcune cose che non possiamo non notare, che sono lì, per noi, in quel preciso momento perchè così deve essere. Sabato mattina a Milano nel bookshop di Palazzo Reale, ancora gli occhi e le retine piene delle ninfee evanescenti di Monet, ho trovato questo libro. Ne avevo sentito parlare da tempo e mi ha svelato in maniera semplice ma affascinante i misteri del teismo, le abitudini, la cultura.
Poesia pura, incontaminata, ecco alcuni brani:
"la stanza del tè non vuol essere niente di più che un semplice cottage, una capanna di paglia come noi la chiamiamo. Gli ideogrammi originari per sukiya significano Dimora della Fantasia. E' dimora del Vuoto in quanto priva di ornamenti a eccezione di quel che vi può essere collocato per appagare una esigenza estetica contingente. La separazione della stanza del tè dal resto della casa fu ideata per la prima volta da Senno-Soeki, il più grande fra tutti i maestri del tè. Inizialmente non era che una parte del soggiorno, isolata da paraventi, mentre è poi diventata una stanza a sè stante, semplice per emulare il monastero zen. Le dimensioni canoniche sono una immagine allegorica della non esistenza dello spazio. Il roji è il sentiero nel giardino che porta alla stanza del tè che ha la funzione allegorica di spezzare i legami con il mondo esterno e predisporre al pieno godimento estetico che si raggiungerà nella stanza del tè. Se l'ospite è un samurai, lascerà la spada nella rastrelliera sotto la grondaia, giacchè la stanza del tè è sopra ogni cosa la Dimora della Pace. Poi farà un profondo inchino introducendosi nella stanza tramite una piccola porta, non più alta di un metro. Questa norma valeva per tutti gli ospiti e aveva lo scopo di inclucare l'umiltà. Il padrone entra solo quando tutti gli ospiti sono seduti e la quiete regna, niente turba il silenzio all'infuori dell'acqua che bolle nel bricco di ferro perchè sul suo fondo sono stati disposti alcuni pezzi di ferro, al fine di produrre una melodia particolare".
Magnifico.

IL libro

Quello che tutte le donne dovrebbero leggere. Sorprendente e delizioso.
Il libro che svelerà le vostre fantasie più trasgressive.
La Cambridge Women's Pornography Cooperative è stata creata nel 2005 da donne e p0er le donne con lo scopo di ridefinire il modo di considerare la pronografia. La lista dei membri, ops, delle partecipanti è riservata e anonima per evitare ritorsioni politiche da parte dei governi e delle istituzioni, quasi sempre a stampo patriarcale e maschilista. La pornografia è considerata dall'autrice delle foto Susan Anderson, un diritto che concerne anche il sesso femminile e va sdoganata.
Alcune delle immagini sono così forti che ne sconsiglio la visione a tutte coloro che hanno ancora una visione fallocentrica del mondo in cui viviamo. Alcune personalmente mi hanno sconvolta, vedi ad esempio pagina 33. Un libro fatto dalle donne e per le donne che svela ciò che le eccita veramente. Assolutamente imperdibile.

Nel mio caso è il punto croce


Un tempo era l'occupazione principale delle donne: maglioni, sciarpe, guanti e cappelli, tutto veniva confezionato a casa, bastavano i ferri e la lana. Questa pratica andata quasi perduta, torna oggi in voga e diventa fashion. Tanti i vantaggi per la salute, lavorara a maglia infatti è un toccasana contro lo stress e aiuta a ridurre le tensioni.Ne racconta i motivi la dottoressa Emanuela Mencaglia, psicologa di Humanitas (Milano): «La ripetizione automatica e ritmata del gesto dell'intrecciare i punti, come la ripetizione di una parola, una frase, un suono o un'attività fisica ripetitiva, esercita una risposta di rilassamento: diminuzione del battito cardiaco, della pressione sanguigna e della tensione muscolare. Negli studi del professor H. Benson di Harvard si evidenzia che il lavoro a maglia è assimilato agli effetti della meditazione o della preghiera nel permettere il libero fluire dei pensieri. Pare, infatti, che la qualità ritmica e ripetitiva dell'intrecciare i punti, insieme al tintinnio dei ferri, possa somigliare ad un mantra calmante. Raggiungere l'obiettivo che ci si è prefissati nel lavoro a maglia, può aiutare a rafforzare l'autostima, come qualunque meta raggiunta con costanza e perseveranza».Lavorare a maglia può essere adatto «a tutti quelli che provano il desiderio di staccare dalla quotidianità, che vogliono rompere i ritmi frenetici e che cercano tranquillità. L'unica nota negativa è determinata dalla postura forzata da mantenere durante il lavoro che, in presenza di problemi legati alla colonna vertebrale, alle spalle, al rachide cervicale o alle mani e ai polsi, potrebbe peggiorare la sintomatologia».

Gelato OGM: Io non lo voglio


Gelati dietetici che non si sciolgono. Questa la promessa della multinazionale Unilever che già da quest’anno potrebbe immettere sul mercato sorbetti transgenici con il 50% in meno di grassi e minori costi di produzione. Il tutto grazie a una proteina sintetica - la ISP, Ice Structuring Protein – isolata originariamente da un pesce artico e riprodotta in laboratorio attraverso la fermentazione di un lievito geneticamente modificato. La proteina ha appena ottenuto il via libera dalla Commissione Europea e potrà essere utilizzata nella preparazione di gelati nei 27 paesi dell’Unione già nel 2009. Il via libera dell'Esecutivo si basa sul parere positivo espresso nel luglio dello scorso anno dall'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) che ha escluso il rischio di allergenicità in seguito all'ingestione dei prodotti contenenti ISP.
"Ma i ricercatori indipendenti dell' Indipendent Science Panel (ISP) già nel 2006 avevano dimostrato che la proteina della Unilever non è sostanzialmente equivalente a quella prodotta dal pesce artico - commenta Nicoletta De Cillis, Fondazione Diritti Genetici - e che anzi costituisce un allergene, proprio per la sua derivazione da lieviti transgenici."
"Il successivo parere dell'ente preposto all'approvazione dei "novel foods" (ACNFP), sebbene favorevole al prodotto, aveva convalidato la tesi della possibile allergenicità, proponendo l’etichettatura obbligatoria – continua De Cillis – ma l’opzione è stata esclusa dalla recente decisione della Commissione.
"Il nuovo ingrediente – conclude - sarà infatti etichettato semplicemente come "proteina ISP", in base alla attuale normativa Ue che non sottopone casi come il gelato della Unilever alla regolamentazione prevista per gli Ogm".
(Fonte: Consiglio Diritti Genetici)

L'ormone dell'amore, ne faremo una pillola?



Ne' la biologia ne' la genetica bastano, da sole, a spiegare perche' una convivenza dura tutta una vita e un'altra si spezza dopo poco. Esiste forse una scienza della passione? Oggi e' la neuroscienza che tenta d'entrare nel labirinto della psiche umana e alcuni studiosi non escludono che in futuro si possa trovare la pillola della fedelta'. E' stato comunque uno dei temi dibattuti nel 5° Congresso brasiliano dedicato a cervello, comportamento ed emozioni, svoltosi la settimana scorsa a Gramado, nel Rio Grande do Sul, alla presenza di oltre 2.000 specialisti tra psichiatri, neurologi, psicologi, genetisti. I neuroscienziati hanno scoperto alcune sostanze importanti legate al tema della fedelta' in amore, per esempio, gli ormoni ossitocina e vasopressina. La prima, prodotta dall'ipotalamo, ha la funzione d'attivare le contrazioni uterine durante il parto e d'aumentare il latte materno; lo chiamano "l'ormone dell'amore". In quanto alla vasopressina, viene liberata dalla neuroipofisi nell'atto sessuale e da' la sensazione del piacere. Se finora la durata di un'unione veniva spiegata con motivazioni etiche e sociali, la neuroscienza, che non ne nega l'importanza, cerca pero' nuove spiegazioni. E le ricerca nella chimica. Nella speranza di trovare il modo di favorire la fedelta', magari potenziando l'ossitocina. In futuro, una semplice analisi del sangue potrebbe essere sufficiente per sapere se il rapporto tra due persone e' destinato a durare oppure no. E' quello che nel linguaggio comune si chiama "avere chimica". Questa chimica sarebbe appunto la quantita' di ossitocina presente nel sangue, un indicatore di fedelta'.
(Fonte: Aduc Salute)


Sono stata una delle prime a parlare di ossitocina in Italia e ne ho fatto un ampio dossier. L'idea ora è quello di sintetizzare un farmaco a base di ossitocina per mantenere l'amore e l'attaccamento per il partner. Inutile, se è vero che basta farsi coccole, carezze e sesso per cominciare a secernere in quantità. La natura è già perfetta così. Quindi, se avete dubbi di amarvi ancora, provare a stare molto di più tra le lenzuola, è una vera terapia. Poi fatemi sapere.

Io firmo

Ricevo e MOLTO volentieri divulgo.

Una petizione online e tre giorni di incontri per la sepoltura dei bambini morti in utero.
In Italia ogni anno una gravidanza su 5 esita con la morte naturale del bambino.
Circa 250000 famiglie all&! rsquo;an no subiscono questo lutto che può causare un profondo disagio psichico nei genitori.

MILANO. 19 Giugno 2009. Perdere un bambino durante la gravidanza non è un evento raro purtroppo ed è un vero e proprio lutto. Su 100 gravidanze, 18 si interrompono con la perdita del bambino: di queste, 15 per aborto spontaneo nel primo trimestre, 0,5 per interruzione terapeutica di gravidanza, 0,4 per morte intrauterina nel terzo trimestre, 2 nel periodo perinatale.
L’Associazione CiaoLapo Onlus (www.ciaolapo.it) si occupa della tutela della gravidanza a rischio e del supporto ai genitori, promuovendo in particolare la cultura del lutto perinatale negli operatori sanitari. Dice Claudia Ravaldi, psichiatra e psicoterapeuta, fondatrice e presidente di CiaoLapo Onlus: “I genitori, al momento della morte in utero del loro bambino sono talmente scioccati che spesso non riescono a pensare alla possibilità di dare una sepoltura a loro figlio. Possono occorrere settimane, per realizzare che la gravidanza si è interrotta e il bambino è morto, quindi è del tutto naturale che il genito! re, nei primi giorni, non pensi al funerale e non abbia una chiara idea delle sue intenzioni in proposito.”
Il contatto con la dolorosa realtà avviene spesso dopo le dimissioni, quando ormai la parte burocratica è già stata compiuta. Più tardi (anche anni più tardi), superata la fase di shock, i genitori ripercorrono i momenti successivi alla diagnosi e sentono che il loro lutto è incompleto: molti di loro esprimono rammarico per non sapere dove si trovi il corpo del loro bambino, alcuni avrebbero desiderato svolgere riti funebri, molti altri scoprono amaramente e in ritardo che avrebbero potuto, per legge, dare una destinazione diversa alle spoglie del loro bambino.< /font>
”La nostra società, così timorosa della morte e delle emozioni negative, non è preparata ad affrontare la perdita di un bambino, soprattutto se avviene durante la gravidanza o è collegata a patologie materno infantili. Questo vale anche per gli operatori sanitari” scrive Claudia Ravaldi nel suo testo Piccoli Principi – perdere un bambino in gravidanza o dopo il parto – piccola guida all’auto aiuto per i genitori e per gli operatori “La legge italiana prevede già norme nazionali relative alla sepoltura dei bambini morti in utero, ma tali norme sono spesso ignorate o erroneamente applicate in molti ospedali italiani. Nell’esperienza quotidiana della nostra Associazione, riscontriamo che i genitori no! n sono p reparati alla morte del loro figlio prima della nascita, e dunque si trovano spesso frastornati e confusi dopo questo evento, al punto da necessitare di sostegno ed informazioni esaurienti su tutte le procedure possibili.”
Gli operatori sanitari invece spesso non informano i genitori delle possibilità di seppellire il loro bambino e di celebrare, se vogliono, cerimonie religiose o laiche. “Il rito funebre e la sepoltura assumono una valenza centrale nel processo di elaborazione del lutto: offrire una degna sepoltura implica il riconoscimento non solo della dignità di quel bambino, ma anche della dignità di quel genitore, chiamato a salutare suo figlio ancora prima di averlo conosciu to” continua la dott.ssa Ravaldi “in alcuni casi l’assenza di un luogo fisico inibisce l’elaborazione del lutto che perciò si arresta, complicandosi con lo sviluppo di patologie psichiatriche come ansia, depressione o disturbi alimentari”.
CiaoLapo Onlus, in collaborazione con le associazioni La Quercia Millenaria Onlus e Come-Te, ha elaborato un documento di sensibilizzazione per il Ministero della Salute, con lo scopo di focalizzare l’attenzione del personale sanitario sull’importanza di informare i genitori, in modo che possano compiere una scelta libera e consapevole, anche in un momento così delicato della loro vita.
Numerose sono le testimonianze dei genitori a questo proposito. Scrive ad esempio Roberta, mamma di Alberto: “Il passerotto non c’è più… Sono queste le parole che ancora oggi, a distanza di 11 anni, sento riecheggiare nella mente se penso a quel giorno in cui, nell’ambulatorio del mio medico, dopo l’ecografia lui mi disse che il mio bambino era morto. Due giorni dopo, chiesi a mio marito di informarsi per sapere quando avrebbero seppellito Alberto. Gli risposero che non era possibile assistere alla sepoltura” Da allora ne ha perso ogni traccia. Solo dopo 11 anni, con l’aiuto dei volontari di CiaoLapo Onlus, Roberta riesce a scoprire dove è stato seppellito Alberto, e si reca visitare il cimitero “E’ stato in quel momento, il sapere dove si trovasse, il fatto di sap ere esattamente come fosse stato accudito che mi ha permesso di superare finalmente il mio lutto, e di proseguire la mia vita serenamente,con il mio piccolo Alberto finalmente in un posto tranquillo del cuore.”
Il testo della petizione e le testimonianze complete dei genitori possono essere
scaricate e sottoscritte all’indirizzo
www.firmiamo.it/sepolture
Per promuovere la petizione e diffondere la conoscenza delle proprie attività, CiaoLapo Onlus organizza per questo fine settimana tre giornate di incontri nel nord Italia.

E ce manca...


"Bambini giocate in silenzio"

Dall'asilo ai parchi sempre più divieti
Ai baby bagnanti della Versilia è stato proibito di raccogliere sassi e conchiglie e di costruire castelli di sabbia sulla spiaggia "che rechino disturbo ai passanti"di MARIA NOVELLA DE LUCA

Vietato giocare a pallone, vietato fare rumore, vietato far saltare lo skateboard, vietato far merenda sulle panchine, vietato far scoppiare i palloncini. Ma soprattutto vietato giocare ridendo e saltando, a volte strillando, perché è così che fanno i bambini, che hanno timbri alti, allegri, acuti, rompitimpani, è vero, ma pur sempre più intonati di un clacson o di una marmitta truccata. L'Italia e l'estate dei divieti per i minori di 10 anni registra da ieri un altro record: un giudice di pace di un piccolo comune in provincia di Pavia ha imposto ai bambini di una scuola materna di giocare "in silenzio". E ha intimato agli insegnanti del micronido "Gavina" di Stradella, undicimila abitanti nell'Oltrepò Pavese, di vigilare affinché i baby disturbatori di due, tre, quattro anni, alcuni ancora muniti di ciuccio e pannolino, non si avvicinino troppo a quell'area del cortile che confina con il condominio a fianco, per non disturbare la quiete dei vicini. Non importa poi se in quell'area off limits ci sono le altalene e gli scivoli. Gli adulti non vanno disturbati, punto. Accade nell'Italia della crescita zero e delle città che hanno il record di spazi verdi trasformati in parcheggi, di piste ciclabili invase dalle auto e di scuole dove giardini e cortili sono un lusso raro e mal tenuto. Un nuovo divieto che si somma a quelli (quasi sempre ignorati), che mettono al bando nei parchi "il gioco della palla" ai maggiori di 8 anni, e la merenda accanto alle aiuole ai bambini di ogni età, mentre ai piccoli bagnanti sulle spiagge della Versilia è stato severamente proibito costruire castelli di sabbia "che rechino disturbo ai passanti", e raccogliere sassi e conchiglie. Ma come devono giocare allora i bambini di oggi, cui si chiede di non fare rumore, di non sporcarsi, di non interferire con la vita dei "grandi" già tanto nervosi per conto proprio? "La risposta è ovvia, anche se amara: l'unico gioco che non fa rumore è guardare la televisione - commenta con ironia Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello Sviluppo all'università La Sapienza di Roma - Sono molti anni che chi si occupa di infanzia segnala il "furto" dei luoghi del gioco. Gli adulti non si rendono conto che i bambini per crescere hanno bisogno di correre all'aperto, di strillare, di rotolarsi sul prato, di sporcarsi con la terra, di confrontarsi con i coetanei in spazi non delimitati. Soltanto così possono misurare la propria forza, esorcizzare le proprie paure. Le amministrazioni locali sono colpevoli, è un crimine non pensare agli spazi dell'infanzia. In Baviera, ad esempio, a rotazione vengono chiuse alcune strade e consegnate ai bambini con le loro bici e i loro skateboard".

Negare il gioco insomma, il movimento e il rumore, è negare la biologia. Il mondo dei grandi, dice ancora Oliverio Ferraris, ossessionato dai pericoli e schiavo delle proprie abitudini "è come se cercasse di mettere in gabbia i propri piccoli, fermi davanti al piccolo schermo, che così diventano irritabili, fragili e sempre più grassi". Terra, secchiello, corse e biciclette allora. "Giocare in silenzio è impossibile, gli adulti si rassegnino", conclude Oliverio Ferraris.
(20 giugno 2009)

Fonte: La Repubblica

L'uomo in ammollo


Ecco il nuovo uomo in ammollo. Più ammollo di Pellizzari il campione di apnea, chi volete? La cosa mi diverte perchè mi è rimasta nella mente l'immagine della mia infanzia: Franco Cerri immerso in acqua saponata. Ve lo ricordate? Quello del 'non esiste sporco impossibile'. Solo dopo moltissimi anni ho scoperto che oltre a fare il testimonial era anche un grande chitarrista. Temo quindi che alcune scelte di personaggi siano penalizzanti, tolgano loro la loro vera identità, diventano un prodotto loro stessi. Ed essere un detersivo a vita non è piacevole.

Un dolore incolmabile


Addio Michael, colonna sonora di metà della mia vita, genio assoluto, icona pop, punto di riferimento di milioni di giovani e non in ogni latitudine del globo. Oggi è lutto mondiale, planetario, lutto pandemico. Te ne sei andato improvvisamente a 50 anni, con le tue manie e le contraddizioni. Io e la zia Ida avevamo ascoltato la tua musica ad ogni ora del giorno e della notte.

Per celebrarti, in ogni angolo del globo ognuno metta una tua canzone, le più belle e gioiose. Quelle la tua morte non ce le potrà portare via. E soprattutto, i just can't stop loving you!

mercoledì 24 giugno 2009

Cocktail bon ton




Dieci regole per essere perfette al cocktail, uno degli inviti più frequenti della stagione estiva:




  1. abito: colori accesi, linee essenziali, più classiche, senza esagerare nelle 'cortezze' e nelle trasparenze anche se si può essere più lievi e frou frou, è estate..


  2. capelli freschi di shampoo, meglio se pettinate ad onde morbide ed ordinate, mai il cappello, nient'altro.


  3. trucco leggero: se decidete di puntare sugli occhi, bocca neutra e viceversa. Un filo di fard rosato e tanto mascara, bellissimo anche sulle palpebre chiare. Niente colori eccessivi sugli occhi tipo verde, azzurro o blu.


  4. sorriso, ampio e aperto, niente musi, ma soprattutto denti puliti, meglio ancora se sbiancati dal dentista


  5. gioielli: personalmente la sera li levo, vado in controtendenza, meno e più importanti, devono far luce quindi si al bracciale a pavè di brillanti stile Marilin ne Gli uomini preferiscono le bionde


  6. Scollatura: preferisco la schiena, molto più intrigante e sensuale purchè perfetta.


  7. Calze: direi di no, gambe nude, deliziosamente abbronzate e perfettamente epilate.


  8. Borsa: molto piccola. Gioiello se l'abito è semplice, semplice se l'abito è più importante


  9. Tacchi: osiamo, per meno di 10 centimetri è inutile uscire di casa.


  10. Per tutte: vestitevi e poi prima di uscire, togliete almeno due cose. E' la regola per non rischiare di esagerare.

martedì 23 giugno 2009

A ciascuno la sua pena. La cozza.

Quanto dolore, quanta fatica, quanta imperfezione. Quanto è impossibile da scorgere dall’esterno, di tutte le dinamiche della vita terrena. In questo momento della mia vita il mio equilibrio attira immancabilmente persone che mi consegnano il loro caos. Matrimoni finiti ma di cui resiste un involucro inutile. Mogli che rifiutano il marito ma che continuano a controllarlo per coglierlo in fallo avere strumenti di ricatto e ritorsione. Matrimoni da salvare, con tenacia, forse in maniera ottusa. Si può ricostruire l’amore? Si può fare razionalmente? Esistono leve per riaccendere una fiamma e un sentimento che nasce spontaneo? Si può creare un fulmine in laboratorio? E quando sei stanco e dopo più di un anno non hai più forze per lottare mente e cuore ti sorprendono a guardare altrove. Il che può significare: distrazione o ricerca dell’imperfezione di un terzo per accettare meglio la tua scelta originaria. Vedo matrimoni finti e vuoti che si trascinano per incapacità di decidere, per convenienza, per un tacito patto di crescere i figli anche se poi l’amore si fa con altri. Vedo molta fragilità, tanta ipocrisia. Difficoltà a riconoscere gli errori del passato e impossibilità a trovare una soluzione. E allora ci si stordisce di effimero. Ma non pensarci non risolve nulla. Il problema rimane lì e probabilmente cresce come un tumore, in maniera incontrollata. Nulla si risolve da solo. Forse dovrei imparare a interpretare meglio le parole del Tao, ma non credo che dall’immobilità venga la soluzione ad un rapporto che non funziona più. O meglio, una soluzione ne scaturisce, molto semplice: chi abbandona la partita e sceglie di non agire in qualche modo esercita una scelta precisa Anche mollare è una decisione, la peggiore forse, perché lascia all’altro la responsabilità di sciogliere i vincoli. La cosa più brutta è che sia un amore per un coniuge o per un figlio, quando non c’è più l’amore viene meno anche la pietà. E’ un’umanità dolente la nostra in cui l’ego ha il sopravvento. Si può essere gelose dell’amore di un figlio per un padre? Si può essere in competizione per un affetto? Si può ricattare un bambino e conquistarlo per tenerlo legato, per togliere all’altro la cosa più grande che può esserci nella vita di una persona? Non lo so, ma solo a sentirlo dire è orribile e desolante. Scusate lo sfogo, ma non riesco a non soffrire se le persone a cui voglio bene soffrono. Forse una ipertrofia di neuroni specchio, quelli responsabili dell’empatia. Accolgo e incamero, assorbo, filtro e poi spurgo, insomma, una cozza.

domenica 21 giugno 2009

She


Lei, il mio piccolo cucciolo coraggioso, che è andata al campo WWF con la sua giacca a vento blu e la sciarpina a righine bianche e blu bordo rosso. Lei con la torcia e pantaloni da equitazione. Lei con gli stivali per andare a cavallo della mamma. Lei che è tanto impegnata anche la sera, che la sera non hanno dormito sino alle 6.00. Lei che fa amicizia con tutti, bella forza, le ho fatto l'ascendente Sagittario. Lei che ieri sera mi raccontava che avevano rimesso in mare una tartaruga che si era 'spiaggiata'. Lei che comincia ad amare i cavalli, lei che oggi sarebbe andata in canoa. Lei è tutto per me. E queste 24 ore che mi separano da una telefonata e l'altra non passano mai.

Le ninfee a Palazzo Reale







Domenica mattina milanese. Una mattinata fresca e gradevole trascorsa nel cuore pulsante della città: Palazzo Reale con le 20 ninfee di Monet, magnifiche e rarefatte, che contemplano anche un glicine delle dimensioni di 100 x 300 che ho quasi pensato di affidare ad un copiatore, tanto è bello e mi rappresenta. Nei quadri amo le dimensioni sontuose e faroniche. Amo il protagonismo dei paesaggi che ti lasciano senza fiato e ti inglobano. Amo sentirmi ninfea che respira in quello stesso giardino, solo apparentemente immobile. Bellissime rose rampicanti e il desiderio di visitare quel suo giardino a cui prestava cure maniacali nel tentativo di racchiudervi l'essenza del lontano giappone. Al bookstore ho finalmente comprato un libro che desideravo leggere da tempo: lo zen e la cerimonia del the che però a casa della Ida non si può leggere perchè lei non fa altro che chiaccherare. Poi il regalo che mi volevo fare da tempo e sta ancora lì impacchettato e chiuso perchè è cosi bello anche così e infine da Feltrinelli in piazza Duomo a spendere 32 euro di buono che sono andati in un libro di Raffaello Cortina che volevo da tempo e del quale troverete la recensione. Poi a casa e pomeriggio tranquillo, ma stamattina l'aria era perfetta, nè calda né fredda, con un venticello leggero e gradevole che ci accarezzava. Domenica a Milano ma la giornata passa in attesa di una cosa sola, la telefonata della pociolla al campo del WWF. Mi manca da morire e per la verità mi manca anche Roma e la mia casa.

venerdì 19 giugno 2009

Soddisfatti o surgelati

Ora, già prendere un treno alle 7 e 35 del mattino dovrebbe essere vietato dalla convenzione di Ginevra per i diritti umani. Mettici poi che Trenitalia prova sempre a rendermi un bastoncino Findus e il gioco è fatto. Con grave pregiudizio per la mia pressione sanguigna sottoposta a sbalzi incredibili: 35 gradi, 22 gradi, 40 gradi e io caracollo. Ogni volta la stessa storia, sui treni ad alta velocità la temperatura è ai limiti del congelamento. Allora chiamo il capotreno e gli chiedo di evitarmi l'assideramento. Poi mi alzo e prendo un cardigan, poi mi allaccio l'impermeabile, poi tiro fuori la pashmina. Quando arrivo, scendo, fa 40 gradi e io sono conciata come Totò e Peppino nella famosa scena di quando vanno a Milano vestiti da Campagna di Russia, col colbacco.
Noi vulevon savuar....

martedì 16 giugno 2009

Se alle 6.36 sono già sveglia


...significa che qualcosa mi frulla in testa più velocemente del solito, che la pressione delle cose da fare ha la meglio sulla fatica. E' una fatica mentale, quella di avere una sola alternativa ed è spingere, sempre, a tutti i costi. La mia vita fa paura, io non posso viverla diversamente, almeno per ora. Vissuta senza un padre mi sono dovuta arrangiare all'idea che non facessi abbastanza tenerezza per indurre un primate di sesso maschile a prendersi cura di me. D'altra parte quando nasci di sette mesi e mezzo e sei un vermicello che ha rischiato di morire nei primi minuti di vita non hai quelle riserve di grasso sulle guanciotte che ti garantiscono le cure parentali migliori. Per carità, mia madre e mia nonna mi hanno amata tanto, ma mio padre non ha provato per me alcun afflato protettivo. In questi casi ti arrangi, e per non sopprimere, ti costruisci un padre interno. Nel mio caso è un individuo protettivo ma rigoroso, animato dal senso del dovere, integralista e un filo rigido. Insomma, una copia di quel nonno che non ho mai conosciuto ma che dicono a cui assomiglio: gli stessi occhi verdi, la stessa abitudine a serrare la mascella in maniera minacciosa quando sono tesa. Dei miei genitori biologici invece non ho preso nulla: nè aspetti estetici, nè caratteriali. Tanto loro sono egoisti tanto io sono generosa, tanto loro sono chiusi e introversi, tanto io sono solare, tanto sono evitanti, tanto sono coccolona e bisognosa di coccole e contatto fisico. Il problema è che di questi tempi nessuno spende un po' di tempo per andare oltre le apparenze di un vulcano, di una moderna amazzone. Ma se non ho niente a cui appoggiarmi è ovvio che non posso mollare. Se avessi una spalla, beh, mi ci appoggerei volentieri, anche solo un pochino, per riposare, riprendere fiato.

Personalmente, sono preparata...

Un mondo senza uomini
Il “sesso forte” abbandonerà la Terra fra cinque milioni di anni? La comunità scientifica cerca di prevedere il destino del cromosoma Y: più piccolo, con sempre meno geni e, forse, destinato a scomparire
di Caterina Visco
Gli uomini sono sull’orlo dell’estinzione? Nonostante tutto, no. Sebbene da anni il cromosoma Y (quello che porta i geni che determinano il sesso maschile) sia oggetto di scherno e di previsioni catastrofiche, non sembra destinato a una scomparsa precoce. Di vero c’è che è molto più piccolo di altri cromosomi e che contiene molti meno geni dell’X (cromosma femminile). Nel corso del tempo infatti, in circa trecento milioni di anni, l’Y ha perso la maggior parte dei suoi geni e adesso ne presenta appena 45 (l’X ne ha 1.400).
Recentemente l’allarme è stato lanciato da un genetista britannico, Bryan Sykes della Oxford University, nel suo libro “Adam's Curse: A Future Without Men” (Il corso di Adamo: un futuro senza uomini). Oggi a riportare in auge l’argomento “estinzione maschile” è una donna, la ricercatrice Jennifer Gravers dell’Australian National University, che prevede per il cromosoma Y “soltanto” altri cinque milioni di anni di vita. Gravers, nel corso di una lezione tenuta al Royal College of Surgeon in Irlanda e chiamata “Declino e caduta del cromosoma Y e del futuro degli uomini”, ha dichiarato che “il cromosoma Y sta morendo, ma il vero problema è capire cosa succederà dopo”. Esso, infatti, contiene un gene, lo SRY, che permette lo sviluppo dei testicoli e la produzione degli ormoni sessuali maschili.
La tesi dell’estinzione si basa in gran parte sulla perdita di geni nel corso del tempo e sul fatto che l’Y è un cromosoma solitario, che non ha in altre parole una controparte con cui ricombinarsi durante la formazione delle cellule germinali (spermatozoi e ovociti). La ricombinazione è un processo durante il quale cromosomi omologhi (cromosomi morfologicamente uguali) si incrociano e si scambiano delle parti di Dna. “Questo meccanismo ha un effetto terapeutico perché consente ai geni danneggiati di essere riparati dai loro compagni sani sul cromosoma non danneggiato prima di intraprendere una via diversa come spermatozoi o uova. I cromosomi che non possono avvantaggiarsi di questo passaggio, diventano sempre più malati, e le mutazioni, che per la maggior parte sono inevitabilmente dannose, silenziano un gene dopo l’altro”, ha scritto nel suo saggio Bryan Sykes.
Secondo Sykes il cromosoma Y è colpito dalle mutazioni più di qualunque altro cromosoma perché deve trascorrere tutta la propria vita all’interno delle cellule degli uomini, nei loro testicoli che attraverso la divisione cellulare producono continuamente nuovi spermatozoi. Durante ogni divisione c’è il rischio di una mutazione, un errore casuale e quindi maggiore è il numero di divisioni e più alta è la probabilità di mutazioni.
A portare un po’ di speranza a questo povero e solitario grumo di Dna è stato uno studio del 2003 condotto da David Page e dal suo gruppo di ricercatori del Whitehead Institute for Biomedical Research di Cambridge (Massachusetts, Usa). La ricerca ha mostrato che il cromosoma Y è in grado di ricombinarsi con se stesso e che molte regioni, soprattutto quelle essenziali per la fertilità maschile, sono ripetute numerose volte e contengono sequenze di Dna identiche in ogni direzione (come un palindromo). Questo arrangiamento permette ai geni di appaiarsi correttamente e di ripararsi a vicenda in un processo chiamato conversione genica. “L’Y ha un meccanismo di autocorrezione, una potente forza selettiva per garantire la sua conservazione”, ha commentato Scott Hawley dello Stower Institute for Medical Research di Kansas City.
Inoltre molti dei caratteri che differenziano maschi e femmine sono portati anche da altri cromosomi; ci sono anche molte specie di roditori che pur non possedendo né cromosoma Y né gene SRY continuano a riprodursi senza problemi e a generare sia maschi sia femmine. Inoltre esistono anche molti candidati a sostituire il gene SRY. Questa possibilità di sostituzione apre però secondo la ricercatrice australiana una possibilità fantascientifica: il fatto che si sviluppino diversi meccanismi di determinazione del sesso in differenti popolazioni umane. “Queste non potranno più riprodursi tra loro, portando alla formazione di specie diverse di uomini”, ha affermato la Gravers.
(Fonte: Galileonet.it)

lunedì 15 giugno 2009

Citrullinazione??????


Io amo il mio lavoro. Lo amo perchè mi sorprende ancora dopo 13 anni di dedizione alla scienza. Mi sorprende e mi diverte come un minuto fa. Non puoi non amare qualcosa che ti mette di fronte, nel corso di una traduzione di uno studio clinico, al concetto di 'citrullinazione'.

Bellissimo...buffo e divertente. Insomma esisterebbero (temo uno Scherzi a Parte medico-scientifico) delle proteine anticorpali anti-citrullinazione, che sono spesso rinvenute nei pazienti affetti da Artrite Reumatoide. Cosa facciano non lo so, ma le trovo così carine e trovo anche che possano essermi utili, a me che ogni tanto mi 'citrullo', 'incittrullino', 'incitrullisco'????? Beh, buonanotte a tutti.

Sweet drops

Prodotto da una gioielleria di Copenhagen, è un braccialetto di pelle su cui sono montate gocce di diversi materiali, tra cui oro bianco a pavè e lavorato a traforo con qualche brillante buttato qua e là. Molto carino, non ho idea del prezzo, ma è perchè non voglio saperlo, tanto non me lo posso permettere.

domenica 14 giugno 2009

Kim Raver, bella perchè imperfetta


Viso lungo, bocca non perfetta, occhi grandi e tondi valorizzati da un trucco magnifico, Kim Raver è una delle protagoniste di Lipstick Jungle, serie che gradisco nettamente di più di Sex and The City. Parla di tre quarantenni alle prese con i soliti maschi impauriti e che quindi devono, semplicemente, farne a meno, trovare altre risorse e contare sulle amiche. Non del tutto lontano dalla realtà, ha Kim Raver che recita in maniera molto convincente. Una bellissima che nell'insieme ha un grande fascino ma che, esattamente come me, se la prendi pezzo per pezzo, le trovi un sacco di piccole magagne. Alla faccia, è il caso di dire. Poco botulino, necessario se hai le glabellari dall'età di 5 anni, e un leggero quanto raffinato apporto di filler a base di acido ialuronico (consiglio il più moderno e durevole Glytone, che cura le rughe dall'interno stimolando la sintesi di collagene e soprattutto grazie all'azione antiossidante del mannitolo, evita che durante l'iniezione si verifichino fenomeni ossidativi che minimizzano l'effetto del filler).
Nel mio caso un filler a basso peso molecolare serve a riempire in maniera soft le glabellari, alcuni esiti cicatriziali, mentre quello a peso molecolare maggiore servirà a restituire un po' di volume agli zigomi (il vecchio tentativo con Restilane subQ non mi piacque e infatti non è stato ripetuto, pompa troppo). Le zampe di gallina? Me le tengo, fanno personalità.
Baci Kim :)

Scoperta evoluzionistica

Dopo lunghi periodi di studio e riflessione, dopo aver letto con attenzione Dawkins contro Gould (Raffaello Cortina) sulle due tesi sulla teoria evoluzionistica, dopo prove e riprove ho la risposta.
Ho scoperto a cosa serve il 'pollice opponibile' che abbiamo in comune con i primati più in alto nella scala evolutiva:

A-MANDARE-GLI-SMS!

Illum Bolighus







Posto nel cuore della capitale danese, Illum Bolighus è una sorta di Rinascente completamente declinata nel senso del design e del meglio della made in Denmark (e non solo). Ecco quindi gli oggetti più simpatici e soprattutto superflui apprezzati durante la nostra allegra gita sotto l'ombrello:
lo shopnic - cestello chiudibile utile per la spesa o per un pic nic, molto carino, in vari colori ha l'unicapecca di pesare un quintale già da vuoto, figuriamoci pieno di roba;
le calosce - bellissime, raffinate, in materiali probabilmente testati dalla NASA ed adatti anche a due passi sulla luna, costano come un paio di Manolo
il termometro da the - piacerebbe molto a Carla, l'esperta di the e teiere, ti dice l'esatta temperatura dell'acqua, e se non hai voglia di leggere il termostato, lo metti sulla sua base e te lo dice in digitale.
Last but not least:
il cucchiaino prensile - per quelli che non usano il piattino, nè il vassoio e non sanno dove diavolo mettere il cucchiaino sporco: geniale.



Non si vive di solo pane... o si?

Dipende...se la panetteria è questa, nel pieno centro di Copenhagen, di fianco a Illum Bolighus, dove il profumo di farina calda esce dalla porta e si insinua tra le strade della città umida di pioggia. Allora si, si può vivere di solo pane, ma di ogni tipo, forma e grado di cottura, mollicosità, crosta. Rivoli di sesamo e granelli di papavero, farine mai sentite prima, il caldo umido delle panetterie. Un sogno, un'oasi di buono in una giornata dominata dalle pozzanghere. Siamo entrati a razzo. E ci siamo beati di odori.

Finalmente a casa...











Figlia di un globetrotter ne ho ereditato la facilità di movimento. Stanca ma felice sono tornata alla base anche se il letto dell'Adina Hotel & Apartments non era affatto male e ci ho trascorso volentieri qualche ora. Copanhagen non ci ha accolti come avrebbe dovuto e fare un minimo di shopping sotto la pioggia è stato un problema ma figurati se io e Franco ci siamo fatti spaventare. E infatti sono tornata con la mia piccola dose di novità: tovagliolini, cucchiai colorati, un uccellino di stoffa ma soprattutto un nuovo astuccio di Ordning&Reda con evidenziatori e penne colorate, dono del mio amico del cuore. Si sbellica lui, ride come un matto quando tento di comprare lì il barbecue. Era una offerta: 200 euro prima NU 73, sono stata molto tentata.




Abbiamo mangiato carne e pesce a colazione pranzo e cena e infatti ieri sera mi sono uccisa di linguine aglio e olio. La pace dei sensi. Oggi Home Spa, trattementi, creme, lozioni, spelacchiamenti vari, maschere per il viso, tutto il campionario. Perchè partire è bellissimo ma tornare...è magnifico.

mercoledì 10 giugno 2009

Transito


Vado di corsa, vado di fretta, ma una traccia sul blog la devo lasciare. Milano era più brutta e sporca del solito. Sono distrutta, ma abbastanza soddisfatta. La cosa più bella è stata la cena a casa della zia Ida per festeggiare il diploma di quel gran figo di mio nipote Niccolò: cena in terrazza, fiori, luminarie e ...sushi. Poi una sigaretta, una sola e infine sdraio di legno condita di centododici cuscini e copertina per le chiacchere. Intanto mi rifacevo gli occhi con l'ortensia bianca. Una serata perfetta. Poi ninna e l'indomani il solito bailamme.

Oggi? Valigia, si riparte, sia mai che ti annoi. Cambio valigia, cambio stagione (fa freddo lì): lungo vaggio di lavoro ma due prospettive interessanti: stare un po' col Dottore e incontrare una amica di blog. Ci crederete? Incontro a Copenhagen una ragazza che conosco solo via blog. Una vera figata. Cinnamon, arrivo.

Prima però, lavare capelli e tutto il restiling necessario. Ho fatto tardi ieri, con una telefonata fiume, nessuno dei due avrebbe smesso ma alle 2 di notte si è deciso in comune che era il momento di fare le ninne. Niente mi piace come quelle chiacchere intense, intime, notturne, a bassa voce, dove ci si dice tutto e si consegnano i desideri più segreti, quelli dei quali hai più pudore.

venerdì 5 giugno 2009

A ognuno il suo


Ho la testa come una palla da bowling, stessa consistenza, non ho ancora finito. Manca una sostanziosa bibliografia (la cosa più pallosa) e poi alla grafica ci penserà il Caro Charles. Io potrei invece portarmi avanti sui messaggi chiave e poi ho un congresso da scartabellare, cosa vedere, dove andare, cosa ascoltare, almeno 15 pagine di programma per due reumatismi, that's incredible. Ma sono già le 19 e 40 e il tutto probabilmente sarà rimandato a dopo la puntata di E.R. Dicono che torni nel cast anche il buon George Clooney, ritorno che io stasera celebrerò con un bel Martini. Mescolato e non shakerato, con ghiaccio e oliva, off course, che non significa 'di corsa' come ho tentato di convincere la Gommosa.
Ma prima, un po' di relax e cosa di meglio di un bel sudoku e qualche espressione di quelle del liceo? Lo so, mi hanno già dato della matta, ma che ci posso fare se l'aritmetica (perchè, si badi, non è matematica) mi rilassa? Tutte quelle parentesi di ogni forma, ordinate e rassicuranti. Che spettacolo! Tutti i numeri in fila e poi il risultato, che soddisfazione quanto l'espressione "riesce".
Insomma, vado a rovistare tra i numerosi quaderni iniziati e mai finiti della Gommosa, cerco quello con i quadretti nè troppo piccoli nè troppo grandi. Apro una roller nera e via, corro sui numeri come su un ottovolante, tutto meccanico, nessuna elaborazione, la mera ripetizione e applicazione di regole. A quasi 40 anni ecco qual è uno dei miei passatempi preferiti. Una delle mie 'fisime', insieme alle penne, e quella strana reazione che mi prende quando sono arrabbiata: c'è chi fuma, chi rompe le cose, chi beve, io.... pitturo, prendo lo smalto bianco ad acqua e...pitto tutto quello che mi capita a torno. L'ultima volta è stata la moto: diventata viola a spruzzo dopo una furibonda quanto consueta lite con la mi mamma. Un lampo di terrore appare fugace negli occhi di mia figlia. Una volta le ho pittato il letto, un'altra la porta della camera, un'altra ancora tutti gli stipiti delle finestre e poi un tavolino che proprio non mi convinceva...e non è ancora tutto bianco come dico io...ho ancora occasioni di arrabbiarmi. Nel frattempo...mi alleno a fare le parentesi, che carine!