venerdì 26 giugno 2009

Io firmo

Ricevo e MOLTO volentieri divulgo.

Una petizione online e tre giorni di incontri per la sepoltura dei bambini morti in utero.
In Italia ogni anno una gravidanza su 5 esita con la morte naturale del bambino.
Circa 250000 famiglie all&! rsquo;an no subiscono questo lutto che può causare un profondo disagio psichico nei genitori.

MILANO. 19 Giugno 2009. Perdere un bambino durante la gravidanza non è un evento raro purtroppo ed è un vero e proprio lutto. Su 100 gravidanze, 18 si interrompono con la perdita del bambino: di queste, 15 per aborto spontaneo nel primo trimestre, 0,5 per interruzione terapeutica di gravidanza, 0,4 per morte intrauterina nel terzo trimestre, 2 nel periodo perinatale.
L’Associazione CiaoLapo Onlus (www.ciaolapo.it) si occupa della tutela della gravidanza a rischio e del supporto ai genitori, promuovendo in particolare la cultura del lutto perinatale negli operatori sanitari. Dice Claudia Ravaldi, psichiatra e psicoterapeuta, fondatrice e presidente di CiaoLapo Onlus: “I genitori, al momento della morte in utero del loro bambino sono talmente scioccati che spesso non riescono a pensare alla possibilità di dare una sepoltura a loro figlio. Possono occorrere settimane, per realizzare che la gravidanza si è interrotta e il bambino è morto, quindi è del tutto naturale che il genito! re, nei primi giorni, non pensi al funerale e non abbia una chiara idea delle sue intenzioni in proposito.”
Il contatto con la dolorosa realtà avviene spesso dopo le dimissioni, quando ormai la parte burocratica è già stata compiuta. Più tardi (anche anni più tardi), superata la fase di shock, i genitori ripercorrono i momenti successivi alla diagnosi e sentono che il loro lutto è incompleto: molti di loro esprimono rammarico per non sapere dove si trovi il corpo del loro bambino, alcuni avrebbero desiderato svolgere riti funebri, molti altri scoprono amaramente e in ritardo che avrebbero potuto, per legge, dare una destinazione diversa alle spoglie del loro bambino.< /font>
”La nostra società, così timorosa della morte e delle emozioni negative, non è preparata ad affrontare la perdita di un bambino, soprattutto se avviene durante la gravidanza o è collegata a patologie materno infantili. Questo vale anche per gli operatori sanitari” scrive Claudia Ravaldi nel suo testo Piccoli Principi – perdere un bambino in gravidanza o dopo il parto – piccola guida all’auto aiuto per i genitori e per gli operatori “La legge italiana prevede già norme nazionali relative alla sepoltura dei bambini morti in utero, ma tali norme sono spesso ignorate o erroneamente applicate in molti ospedali italiani. Nell’esperienza quotidiana della nostra Associazione, riscontriamo che i genitori no! n sono p reparati alla morte del loro figlio prima della nascita, e dunque si trovano spesso frastornati e confusi dopo questo evento, al punto da necessitare di sostegno ed informazioni esaurienti su tutte le procedure possibili.”
Gli operatori sanitari invece spesso non informano i genitori delle possibilità di seppellire il loro bambino e di celebrare, se vogliono, cerimonie religiose o laiche. “Il rito funebre e la sepoltura assumono una valenza centrale nel processo di elaborazione del lutto: offrire una degna sepoltura implica il riconoscimento non solo della dignità di quel bambino, ma anche della dignità di quel genitore, chiamato a salutare suo figlio ancora prima di averlo conosciu to” continua la dott.ssa Ravaldi “in alcuni casi l’assenza di un luogo fisico inibisce l’elaborazione del lutto che perciò si arresta, complicandosi con lo sviluppo di patologie psichiatriche come ansia, depressione o disturbi alimentari”.
CiaoLapo Onlus, in collaborazione con le associazioni La Quercia Millenaria Onlus e Come-Te, ha elaborato un documento di sensibilizzazione per il Ministero della Salute, con lo scopo di focalizzare l’attenzione del personale sanitario sull’importanza di informare i genitori, in modo che possano compiere una scelta libera e consapevole, anche in un momento così delicato della loro vita.
Numerose sono le testimonianze dei genitori a questo proposito. Scrive ad esempio Roberta, mamma di Alberto: “Il passerotto non c’è più… Sono queste le parole che ancora oggi, a distanza di 11 anni, sento riecheggiare nella mente se penso a quel giorno in cui, nell’ambulatorio del mio medico, dopo l’ecografia lui mi disse che il mio bambino era morto. Due giorni dopo, chiesi a mio marito di informarsi per sapere quando avrebbero seppellito Alberto. Gli risposero che non era possibile assistere alla sepoltura” Da allora ne ha perso ogni traccia. Solo dopo 11 anni, con l’aiuto dei volontari di CiaoLapo Onlus, Roberta riesce a scoprire dove è stato seppellito Alberto, e si reca visitare il cimitero “E’ stato in quel momento, il sapere dove si trovasse, il fatto di sap ere esattamente come fosse stato accudito che mi ha permesso di superare finalmente il mio lutto, e di proseguire la mia vita serenamente,con il mio piccolo Alberto finalmente in un posto tranquillo del cuore.”
Il testo della petizione e le testimonianze complete dei genitori possono essere
scaricate e sottoscritte all’indirizzo
www.firmiamo.it/sepolture
Per promuovere la petizione e diffondere la conoscenza delle proprie attività, CiaoLapo Onlus organizza per questo fine settimana tre giornate di incontri nel nord Italia.

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