mercoledì 27 febbraio 2013

Il valore positivo delle esperienze negative: il Benefit Finding


Ho scritto molto spesso della 'resilienza' ossia la capacità di resistere all'impatto degli eventi negativi dell'esistenza senza soccombere. Una capacità psicologica mutuata dalla fisica dei materiali: di fronte ad un urto violento ad esempio il vetro va in mille pezzi mentre il plexiglas assorbe l'urto con poche conseguenze. Mentre leggevo un libro sulla psicologia della salute mi sono imbattuta in un concetto analogo e altrettanto interessante: di fronte ai traumi e al dolore ci si concentra sugli effetti negativi nel tentativo di curarli o minimizzarli e si trascura spesso invece il valore positivo di queste esperienze. Non a caso il dolore è spiacevole ma necessario a crescere e rappresenta una fase di adattamento, la forma più moderna di evoluzione naturale. Insomma la teoria del 'benefit finding' sostiene che gli eventi stressanti di matrice negativa  possano essere traumatici, certo, ma portare con sè un corollario positivo e benefico per l'individuo. Eppure è molto raro che di fronte ad un trauma ci si soffermi proprio sugli aspetti vitali e di crescita.
Sarebbe bene invece imparare a leggere la medaglia da entrambi i lati. Studi su pazienti con Disturbo Post TRaumatico da Stress hanno rivelato che il 70% dei soggetti intervistati dopo forti traumi riferiscono di aver tratto qualcosa di positivo da quella esperienza. Se pensiamo ad esempio ad un terremoto, avremo soggetti che perdono completamente la fiducia nel futuro o la speranza e si aggrappano a ciò che avevano perpetuando il senso di perdita e di desolazione e altri che, dotati di una psicologia 'positiva' riferiscono di aver scoperto un maggiore senso di responsabilità, di solidarietà, di aver stretto i legami con i familiari, aver rivalutato i rapporti umani, aver trovato dentro di sé nuove motivazioni aver trovato dentro di sè empatia o maggiore forza. Inoltre secondo altri autori (Tennen, Affleck, 2002) le persone che si confrontano frequentemente con le difficoltà 'imparano' a individuarne i lati benefici. Ecco come al posto di 'disturbo' un filone della psicologia della salute propone il termine di 'sviluppo post traumatico' in cui all'interno di un contesto di sofferenza si riscontrano e coltivano elementi di conoscenza e crescita. L'obiettivo di una terapia quindi non sempre deve essere un 'ritorno allo stato precedente' ma può essere il raggiungimento di uno stato nuovo e spesso più elevato.

Il bacio della mamma...ti salva la vita



Si chiama 'mother's kiss' ed è una tecnica di salvataggio poco nota ma che ha da poco ricevuto la conferma di efficacia dai ricercatori dell'Oxford University Hospital coordinati dalla dottoressa Stephanie Cook. E' una manovra di disostruzione delle vie aeree efficace nel rimuovere gli oggetti che i bambini piccoli possono accidentalmente inserirsi nelle cavità nasali. Inventata nel 1965 da un medico di medicina generale del New Jersey, Vladimir Ctibor, prevede che la madre (o comunque un adulto) ponga la bocca su quella del bambino allo stesso modo in cui si esegue una rianimazione cardio polmonare, occlude la narice libera con un dito, espira sino a che non avverte la chiusura della glottide del bambino e quindi soffia con decisione. In sostanza, il getto d'aria emesso dalla madre passa con forza nella narice chiusa e spinge l'oggetto estraneo verso l'esterno. La manovra è semplice, si apprende con facilità e può essere tentata senza che il bambino senta dolore e senza effetti collaterali. Il tasso di successo ammonta circa al 59% e in caso non si riesca a liberare la narice dall'oggetto inserito allora occorre rivolgersi al Pronto Soccorso. Nonostante sia una manovra molto preziosa e facile da praticare non è molto nota. Un articolo sul mensile della Società Italiana di Pediatria ne conferma la validità e speriamo che i medici la spieghino ai genitori in maniera diffusa.

lunedì 18 febbraio 2013

Del Galateo professionale

Se vivessimo nel Far West probabilmente non farei la messa in piega e indosserei il cappello da cowboy, ma siccome siamo in un paese civile e urbano sarebbe opportuno che anche la correttezza nella concorrenza lavorativa fosse un mantra.
Mi spiego: sono già due volte che due diversi clienti vengono contattati per fornire i servizi che offre la mia agenzia. Peccato che i MIEI clienti mi informano tempestivamente e spesso mi mostrano le loro proposte.
Improbabili agenzie specializzate in turismo che si riciclano nel settore moda, specialisti della moda che approcciano l'alimentare e così via, salvo non sapere cosa sia l'HCCP e molto altro.
E poi le presentazioni, roba che power point di quella qualità mia figlia ha smesso di farli a 7 anni, con la proposta di 'comunicati stampa ILLIMITATI' inviati a liste di centinaia di giornalisti non meglio specificati.
Sono quelle agenzie che a me mandano comunicati sull'architettura o sul turismo in Patagonia (due argomenti di cui non mi sono mai occupata).
Succede allora che il mio cliente spaesato mi dica: parlaci tu. E quelli poverini che tentano di convincermi che possiamo fare 'cose diverse' e certo così a quel poveretto gli facciamo spendere due volte per due agenzie che una sola può fare tutto.
Allora, io ci sono per prima e tu aspetti che il mio cliente sia stufo o insoddisfatto prima di piombargli addosso e darmi nel contempo la lezioncina sulla differenza tra comunicazione e marketing. Già perché la malcapitata signora che ha tentato di convincermi che potevamo 'lavorare sullo stesso cliente senza sovrapporci' mi ha anche chiamata 'cara'.  Il tutto parlando come se le cose fossero fatte e senza capire che a questo punto la palla è passata a me, perchè il MIO cliente si fida del mio giudizio.
Quell'aria di falsa collaborazione, l'ipocrisia, mi danno veramente fastidio. Quindi manda pure la tua orrenda brochure che la archivio...nel cestino.

Le cento donne del femminicidio


Cento donne nel 2012 e otto dall'inizio del 2013. Sono le vittime del "femminicidio" una parola brutta, cacofonica, che deve essere stridente e odiosa perché è tale il delitto che denomina. Donne. Compagne, amiche, spose, madri, ex mogli, fidanzate. Donne uccise per mano dei 'loro' uomini. Mai tante come negli ultimi anni. Ultimo caso in ordine di tempo il ragazzo che uccide la madre a coltellate per una finta rapina andata male. Quello che era scandalo e obbrobrio ai tempi di Pietro Maso é un copione che si ripete sempre più spesso e che rischia di diventare, quasi normale. E che dire allora di Oscar Pistorius? L'eroe, l'atleta, il disabile che vince contro i normodotati che, roso dal tarlo della gelosia, sembra aver ucciso la fidanzata prima a bastonate e poi a colpi di pistola. Le indagini chiariranno la dinamica e forse lo assolveranno ma traspare l'idea di un uomo fragile dall'insicurezza che lo consuma dall'interno che non regge il confronto con uno che le gambe ce le ha, chiunque sia. Un fenomeno di questo tipo va comunque letto e narra di un maschile in crisi, che sta perdendo terreno. Abituati al potere sia in casa che fuori gli uomini ora perdono terreno e non hanno gli strumenti emotivi e psicologici per adattarsi al cambiamento. Vivono con donne che possono negarsi, che non sono sempre accondiscendenti, che talora lavorano e guadagnano più di loro, che non riescono a controllare. Donne che anche non volendo si sono poste come elementi contro cui competere. E l'animale uomo che anche in natura gestisce il gruppo e dá la direzione, risulta spiazzato. Forse non a caso il capobranco é un termine maschile. Le donne sono abituate ad avere a che fare con l'interiorità l'emotività e l'analisi, gli uomini ci si scontrano per la prima volta da secoli. Prima uccidevano il rivale, ora l'oggetto del desiderio. È una rabbia sorda e c'è lo spettro del desiderio di riscatto. Ti uccido perché mi hai lasciato, ti uccido perché non devi avere altri che me, ti uccido perché mi appartieni, ti uccido perché voglio la libertà di amare chiunque altra senza che tu possa ridire nulla. Quando si infliggono 20 coltellate c'è delitto di impeto e rabbia, quando il corpo non si trova più c'è una fredda determinazione e una pianificazione accurata. una volta gli uomini picchiavano le donne quando bevevano troppo, per farle diventare mansuete, oggi semplicemente le uccidono perché perdono la testa per un'altra o perché non sopportano di essere lasciati, non sanno fare i conti con la frustrazione, ritengono che ciò che possiedono non possa scegliere, decidere, avere una vita. È il segno doloroso che le donne hanno un potere psichico immenso, possibilità, energie, capacità intelligenza. Ma fanno l'errore di non farne mistero e forse talora di ostentarlo. Certo non sono tutte così e questo non giustifica ovviamente una risposta così violenta, ma l'immagine che circola di noi non è certo quella di femmine accomodanti o rassicurami bensì di soggetti aggressivi e dominanti. Mi dicono che stanno iniziando a nascere gruppi in cui gli uomini si fanno aiutare a gestire i propri impulsi distruttivi ma forse anche le donne si dovrebbero fare qualche domanda, globalmente, su come far convivere i due generi non l'un contro l'altro armati ma in maniera più armonica e cooperativa, lasciando, banalmente, che l'uomo possa dimostrare di essere tale, che possa sviluppare la sua natura senza sbattergli in faccia che anche noi possiamo fare le stesse cose e talora anche meglio. Tutto quello che finisce per -ismo non fa bene a nessuno.

La Fisica del cecio... e del SUV

Oggi vi propongo una lezione di fisica spiegata per me (la simpatica lettrice) dalla Fisica Monica Marelli (Miao). La lezione nasce da una mia personale curiosità che mi affligge da sempre e siccome avere la Fisica personale non è da tutti tendo ad approfittarne e la 'utilizzo' per una reciproca stimolazione intellettuale, cosa che mi pare lei apprezzi.
Se siete interessati a capire perchè se getto un cecio e un SUV dal decimo piano nello stesso momento arrivano al suolo insieme...buona lettura!


Una mia simpaticissima lettrice mi chiede perché un cecio e un suv, lanciati da una rupe, dovrebbero toccare a terra insieme, ovviamente se non ci fosse l'aria a rallentare il cecio.
E' una delle cose meno inuitive e più indigeste delle fisica: nel vuoto e con la sola forza di gravità (considerata uniforme), gli oggetti cadono con la stessa velocità, a prescindere dalla loro massa e della loro forma. Difficile da digerire: d'altra parte se la forza di gravità tira verso il basso, farà meno fatica a tirare una cosa leggera come un cecio piuttosto che un suv, no? No. Perché? Risposta da fisico che ha molto, molta fretta è questa: perché massa inerziale e massa gravitazionale coincidono. Grazie per l'attenzione e tanti saluti.
Ok, vediamo di andare con calma allora. Prima ho parlato di “fatica” della forza di gravità… Ora cercherò di esprimermi meglio. Avete presente quando tentiamo di spostare uno scatolone pieno di libri? Cerchiamo di spingerlo sul pavimento ma soltanto da un certo nostro “sforzo” in poi lo scatolone scivola in avanti. Bene, la colpa è dell'inerzia: è la proprietà degli oggetti e rappresenta la loro resistenza al cambiare lo stato di moto. Si parla allora di massa inerziale che si fa “sentire” quando vogliamo cambiare lo stato di moto di un oggetto: se è fermo, quando vogliamo muoverlo, se è in moto quando vogliamo fermarlo… Ah, potrebbe dire qualcuno: ecco, non capisco niente di fisica! Credevo che spostare lo scatolone fosse faticoso per colpa del peso, non della fantomatica inerzia. Calma, calma, non è il momento di prendere decisioni affrettate.
Esiste anche massa gravitazionale: anche questa è una proprietà degli oggetti che emerge in presenza di un campo gravitazionale. Quindi sulla Terra tutti abbiamo una massa gravitazionale. Si distingue la massa attiva e passiva. Quella attiva è la fonte del campo gravitazionale (per esempio: la Terra), quella passiva è quella che “risponde” a tale campo. Quindi un SUV ha una massa passiva gravitazionale più grande rispetto a quella di un cecio. Come va fin qui? A me sta venendo mal di testa :-D
La forza esercitata sugli oggetti da parte della Terra si chiama “peso”. Quanto rapidamente un oggetto si muove perché la gravità lo “sollecita” (proprio come una persona spinge uno scatolone) cioè quanto accelera sotto l'influenza della gravità dipende da rapporto fra il peso e la sua inerzia, ricordate?, che resiste ai cambiamenti di moto. Insomma, l'inerzia è un po' la pigrizia che hanno addosso gli oggetti per cambiare il loro stato.
Il fatto che un suv e un cecio (in assenza di aria) arrivino a toccare il suolo nello stesso istante ci appare incredibile ma è dovuto al fatto che l'inerzia e la massa passiva gravitazionale coincidono. Si dice che le due proprietà sono misure equivalenti di un'unica proprietà fisica: la quantità di massa di un oggetto. Da qui scaturisce il Principio di Equivalenza. E da esso la Relatività Generale formulata da Einstein ma…non divaghiamo.
Torniamo ai ceci e ai SUV volanti. Il peso è una proprietà che si acquisisce nel momento in cui si è in presenza di un campo gravitazionale. La massa inerziale invece è la sua resistenza al moto. Qundi: suv = grande peso = grande inerzia = grande resistenza al movimento MA una volta messo in moto l'inerzia è “vinta”, il suv cade con accelerazione costante g = 9,8m/s2. Analogamente per il cecio: una volta messa in moto la sua piccola massa, cade con la stessa accelerazione. In altre parole: una volta vinta l'inerzia, si va precipitando a prescindere dal valore della massa.
Sono stati eseguiti diversi esperimenti e tutti hanno confermato che massa inerziale e gravitazionale hanno lo stesso valore.
Morale: per meccanica classica esistono due tipi di massa, gravitazionale (quella che misuriamo con la bilancia) e quella inerziale (quella che resiste al cambiamento di moto). Le due coincidono…ma è un caso? No, e Einstein ci spiegherà con la Teoria della Relatività che tale distinzione è solo apparente. Ma questo è il seguito della storia….

Per andare sul suo sito:
http://www.monicamarelli.com/content/il-cecio-e-il-suv

lunedì 11 febbraio 2013

Il Tiffany delle agenzie di comunicazione

Ben pochi brand come il marchio di gioielleria americano hanno saputo creare una fedeltà e una 'identity' precisa: lusso, classe, stile ma allo stesso tempo accessibilità grazie alla famosa linea in argento. Un lavoro lento e preciso che ha ormai reso la marca tra le più identificabili in tutto il mondo. Cito questo caso e il titolo provocatorio per descrivere come anche tra le agenzie di comunicazione (come in tutte le professioni) dovrebbero vigere criteri di qualità. La realtà invece è diversa, molte grandi agenzie si sono buttate nel campo della salute dove hanno intravisto la possibilità di acquisire nuovi budget senza conoscere nulla della delicatezza di questo settore. Negli ultimi anni quindi non solo sono stati aperti settori 'healtcare' ma sono nate 'agenzie' che promuovono dai detersivi agli pneumatici, passando, se capita, per farmaci e malattie. Il tutto senza avere l'umiltà di studiare, approfondire, aggiornarsi, capire o dotarsi di un consulente esperto di queste tematiche. Sono stati mandati allo sbaraglio stagisti con una lista di contatti e un telefono. Gente che brandisce i comunicati come armi. C'è anche la volta però che la presunzione e l'inadeguatezza emergono in tutto il loro splendore. Il caso più recente è quello di una agenzia che ha attribuito a un suo opinion leader la qualifica di consulente della serie televisiva Grey's Anatomy invece della consulenza nella stesura del Manuale di Medicina Anatomia del Grey. Inutile dire che l'esilarante email di rettifica ha fatto il giro dei giornalisti e delle altre agenzie e poi a macchia d'olio di altri soggetti dotati di senso dell'umorismo. L'ilarità dovuta alla stoltezza della cosa non è passata affatto inosservata e il danno di immagine temo sarà deflagrante. Anche perchè c'è errore ed errore. Passi scambiare un nome di battesimo con un altro, ma questo è indice della totale mancanza di basi e di quello che c'è sul mercato. E allora anche qui vale a mio parere il principio che 'quello che costa poco, vale poco'. La qualità di chi eroga un servizio, la sua esperienza, la preparazione sono elementi che devono essere valutati. Nella mia lunga esperienza da un lato all'altro della barricata della comunicazione, ho constatato che i cosiddetti PR la maggior parte delle volte imparano a memoria due righe del comunicato e non hanno la più pallida idea di cosa stiamo blaterando. Scegliete, quindi, l'agenzia che si prepara sull'argomento e lo conosce come se fosse il Vostro direttore marketing di prodotto. Un piccolo investimento, un grande valore. 

venerdì 8 febbraio 2013

Letto per voi: Biberon al piombo


Se sino a cinquant'anni fa il maggior rischio per lo sviluppo dei bambini era la malnutrizione oggi abbiamo problemi di abbondanza, eccesso di nutrienti ma soprattutto la vasta gamma di minacce nascoste nell'ambiente: sostanze chimiche, conservanti, educoranti ma soprattutto inquinanti che arrivano direttamente nel piatto o nel biberon dei nostri figli. Quando ho preso tra le mani il libro della Professoressa Saccuman mi aspettato l'ennesimo saggio sulla corretta alimentazione mentre mi ha favorevolmente sorpresa con un lavoro accurato e intrigante sulla storia delle sostanze 'neurotossiche' che possono danneggiare lo sviluppo del cervello dei bambini. Dal piombo con la sua storia scandalosa all'argento liquido: alcuni sono metalli pesanti con una elevata capacità di accumulo nei tessuti, altre sono sostanze di scarto delle combustioni. Un bambino su 10 ha una disabilità di vario grado che coinvolge il sistema nervoso: disturbi dell'appredimento, deficit dell'attenzione, autismo, ritardo mentale e i dati epidemiologici sembrano indicare che i numeri siano in aumento. Alcuni ritengono che sia un fenomeno moderno, altri che siano migliorate le capacità di diagnosi, sia come sia, sappiamo oggi che questi disturbi non sono dovuti a fattori enetici ed ereditari ma che l'ambiente ha delle responsabilità pressanti. Le sostanze 'neurotossiche' sono ovunque intorno a noi e le aziende non accettano facilmente che un prodotto o un processo utile ed economico possa essere abbandonato in nome della tutela della salute pubblica. Le aziende non sono così altruiste e la storia ci insegna che molte hanno accultato e nascosto per anni ciò che sapevano sulla tossicità dei loro prodotti. L'autrice ci accompagna quindi nell'affascinante quanto inquietante storia del piombo, noto sin dall'antichità e i cui effetti dell'intossicazione sui lavoratori provocava infertilità e danni al cervello. L'avvelenamento acuto provoca una grave forma di anemia, danni ai reni, spasticità, allucinazioni. Nelle donne in gravidanza il metallo si trasferisce al feto e le donne che alla fine dell'Ottocento lavoravano nei pressi delle miniere abortivano o davano alla luce figli morti o prematuri. E poi la lunga saga della benzina che determinò centinaia di casi sanitari prima che negli Stati Uniti si riuscisse ad imputare ad essa la causa dell'avvelenamento dovuto alla tristemente nota Casa delle Farfalle dove, a dispetto del nome romantico, veniva prodotto il tetraetile, un additivo che permetteva la realizzazione di motori più veloci e potenti ma facilmente assorbibile dall'organismo. I lavoratori della Ethil Gasoline Company fondata da General Motors e DuPont ben presto svilupparono allucinazioni, psicosi sino alla morte. Siamo nel 1923 e la lotta della scienza per combattere questo composto sarebbe durata più di 80 anni. Non posso svelare il resto della trattazione per non rovinare il gusto di un libro documentato e scritto con grande accuratezza e piacevolezza. Quindi non mi resta che augurarvi buona lettura.

Maria Cristina Saccuman
Biberon al piombo
Sironi editore
2012
Euro 17,00
Pp. 170

Per comprarlo su Amazon ecco il link

http://www.amazon.it/Biberon-piombo-Limpatto-dellinquinamento-bambini/dp/8851802092/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1360324108&sr=1-1

Letto per voi: Il capitale egoista


Oliver James nasce come psicologo ma ben presto si tramuta in un brillante pensatore e divulgatore. In questo brillante saggio sostiene che 'il denaro e il capitale non danno la felicità né degli individui né tantomeno delle popolazioni' e che la tendenza al materialismo sfrenato ha peggiorato la salute mentale dei Paesi che l'hanno adottato come stile di vita. Lo stress emotivo nelle sue forme interessa il doppio delle persone nei paesi anglosassoni rispetto agli europei, il 23% contro l'11,3%. E tale declino della felicità è imputabile alla tendenza in atto dagli anni Settanta in poi quando, per dare impulso alla produzione dei beni e alla crescita dell'opulenza sono state messe in atto strategie per spingere i cittadini al consumo investendo i prodotti e i beni materiali della capacità di migliorare la vita. Se ciò è stato vero per beni come la lavatrice o il frigorifero, quando il mantra è stato di accelerare il bisogno di cambiare i beni appena ve ne fosse disponibile uno più nuovo e accattivante ha determinato il fenomeno ormai noto come 'consumismo'. Questo impulso con la fallace promessa che tutti ne avrebbero beneficiato. La realtà come spesso accade, si è rivelata diversa: le condizioni di lavoro negli ultimi 40 anni sono progressivamente peggiorate e i salari non hanno avuto la crescita sperata. Il benessere delle famiglie è aumentato unicamente grazie all'ingresso in massa delle donne nel mondo del lavoro, spinte in qualche modo per rispondere alla medesima domanda di consumo. La prosperità delle nazioni è aumentata ma a solo vantaggio delle élite e di coloro che erano già ricchi, mentre i lavoratori e la base della società è semplicemente rimasta a guardare.
James si sofferma anche ad analizzare quali sono le cause di stress nell'esistenza delle persone: abusi infantili, abbandoni, famiglie disgregate, geni, ma alla fine è costretto ad ammettere che un fattore dominante è proprio il materialismo, quella forma secondaria in cui l'accumulo di denaro, fama e potere sono ricercate non per necessità primarie ma per una forma di antagonismo sociale. Rileva inoltre come popolazioni tendenzialmente meno soggette allo stress e al disagio mentale siano influenzate negativamente se emigrano in un Paese ad alto rischio di stress e di come l'ambiente in questo caso abbia un effetto dirompente rispetto ai geni, oggi additati come i responsabili di ogni comportamento o disfunzione. Una lettura molto interessante, un libro che metterei sulla scrivania di tutti i candidati alla attuale campagna elettorale.
http://www.amazon.it/Il-capitalista-egoista-Oliver-James/dp/8875781230/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1360323778&sr=8-1

accattatevillo...

Oliver James
Il capitalista egoista
Codice edizioni
2009
Euro 18,00


C'ero...e non dormivo

Mi sono accorta con sgomento e orrore che l'ultimo post risale ad aprile dello scorso anno, quindi significa che ho perso completamente la cognizione del tempo. Me ne scuso ma il 2012 è stato un anno incredibilmente intenso e l'attuale non sarà da meno. Ciononostante vorrei fare un fioretto e promettere di alimentare più spesso questo spazio che mi ha dato tanto.
A volte ritornano e io, modestamente, ritorsi...

Letto per voi: Il diabete si combatte al supermercato




Quello del giornalista de La Stampa Marco Accossato e del Diabetologo Alberto Bruno è un libro davvero per tutti perchè nonostante il titolo citi una patologia importante ed ormai epidemica, il suo svolgimento è un facile, agile e gradevole manuale di prevenzione e di buona salute. Forse non siamo solo quello che mangiamo ma ciò che introduciamo nell’organismo può avere un impatto positivo o devastante. Il meccanismo è troppo complesso per essere spiegato in una recensione: vi basti sapere che ad esempio da alcuni anni è stato svelato il meccanismo di azione dei cibi in termini di capacità di indurre il picco glicemico, ossia di innalzare più o meno velocemente il livello di zuccheri nel sangue e che tale meccanismo è uno dei fondamenti sia del controllo del diabete che in parte della sua prevenzione. Prima però gli Autori si sono fatti parte diligente di spiegare la patologia e le raccomandazioni dietetiche generali che interessano la popolazione intera. E poi la dieta, croce anche di soggetti sani perchè nonserve solo a tenere sotto controllo una patologia ma anche ad evitare l’aumento di peso con il suo inevitabile corollario di patologie. Ma mangiare è un comportamento estremamente complesso e legato non solo al bisogno di carburante per far funzionare l’organismo bensì un atto che ha a che fare con le emozioni più profonde e assolve diverse funzioni. Inoltre i cibi e i loro componenti sono in grado di agire anche sul sistema nervoso centrale e sul cervello impattando sul nostro umore. Fare la spesa quindi diventa un momento estremamente delicato che per un diabetico o un suo familiare prevede notevoli scelte, mediazioni e compromessi. Come fare la spesa allora senza perdere la testa o la pazienza? Gli Autori dedicano un capitolo a questo aspetto con consigli pratici e ci aiutano a conoscere e quindi a non cadere nelle sottoli trappole del marketing e della pubblicità. Eccoci quindi alle soglie del supermercato, abbiamo messo la moneta nel carrello e siamo pronti a celebrare uno dei riti più importanti della nostra epoca, l’approvvigionamento che prima era appannaggio maschile per ciò che riguardava le carni e le proteine nobili e alle donne per la raccolta di bacche e semi. Ad alcuni il supermercato sembra un labirinto o un girone infernale con le tentazioni ad ogni scaffale, quindi leggerà con attenzione la seconda parte del libro, dove per ciascun reparto sono indicati i tipi di prodotti e le insidie da cui bisogna guardarsi. Il trucco per fare la spesa e rimanere in salute? Andare al supermercato a stomaco pieno, non lasciarsi sedurre dalle offerte e dall’atmosfera e partire da casa con una lista esauriente, magari riletta due volte per eliminare le voci scritte sull’onda del desiderio e non della necessità. E il cibo gratificante? Si può, ma anche questo con criterio. Seguendo i consigli dei due esperti si potrà tenere sotto controllo il diabete, mantenere in salute il resto della famiglia (lo stesso menu per tutti), trovare piacere nel cibo e lasciarsi guidare dalla bussola rappresentata dalla dieta mediterranea, pilastro alimentare e culturale. Se arrivate a leggere le conclusioni – dicono – significa che siete motivati a intraprendere uno stile alimentare sano e a resistere a qualche tentazione.

Alberto Bruno e Marco Accossato
Il diabete su combatte al supermercato
Vallardi
2012
Euro 12
pp. 171