lunedì 25 marzo 2013

La singolare scelta di una mastectomia...doppia

Non so cosa significhi ricevere una diagnosi di cancro al seno e quindi ciò che scrivo è solo il frutto di letture, non di esperienza diretta. Un giornalista non scrive solo ciò di cui fa esperienza, ma deve saper fotografare e raccontare i fenomeni che caratterizzano il mondo. Mi ha molto sorpresa un recente articolo americano che ha illustrato come al Cancer Center di Houston siano aumentate le richieste di 'doppia mastectomia' dall'8% del 2010, al 12,6% del 2011 sino al 14% del 2012 e che l'intero Paese abbia rilevato un trend analogo già nel 5 anni dal 1998 al 2003 con un aumento del 150%. 
Succede quindi che molte delle donne americane che ricevono diagnosi di tumore ad uno dei due seni decidano di asportare anche quello sano per evitare di dover vivere una seconda volta l'esperienza del tumore. Una scelta che a prima vista appare estrema, radicale, appunto. Un trend indotto da fattori diversi, innanzitutto il maggiore accesso a tecniche di diagnosi genetica, in particolare quelle che identificano la presenza dei due geni predisponenti la malattia il Brca1 e 2 e che aumentano il rischio di contrarre il cancro di un rilevante 87%. Nonostante non ci sia una indicazione medica alla procedura le donne americane sono terrorizzate e i medici accettano di operare anche il seno sano. Una ricerca dell'Università del Michigan sostiene che le doppie mastectomie non necessarie siano circa il 70%. Il secondo fattore è il maggiore accesso alle informazioni che rende le donne molto preparate sull'argomento ma forse non psicologicamente, altrimenti saprebbero che è un tumore curabile dal quale si può guarire. Le pazienti di questo tumore sono spesso giovani e vogliono essere coinvolte nei processi e nelle decisioni di cura. Una ipotesi è che decidere di asportare il seno sano sia una forma di prevenzione e di ipercontrollo di una situazione molto destabilizzante. Terzo fattore non meno importante le tecniche di chirurgia ricostruttiva sempre più avanzate che permettono risultati estetici insperabili sino a 25 anni fa. Le donne che perdevano un seno allora rimanevano nella maggior parte dei casi deturpate, spesso non erano spinte ad eseguire la ricostruzione e vivevano una mutilazione nella psiche. Oggi le tecniche permettono di avere di nuovo un corpo normale magari scegliendo tra il trapianto di grasso autologo o l'inserimento di una protesi. Il che, nel caso di una ricostruzione doppia permette paradossalmente un risultato ancora migliore perché completamente simmetrico. Il fenomeno è tale comunque che alla Stanford University School of Medicine hanno messo online una guida per aiutare le pazienti a decidere se ricorrere a quella che è ormai chiamata 'chirurgia preventiva'. Va detto infine che la cultura americana è fortemente orientata alla soluzione rapida e 'pratica' dei problemi, mentre in Europa abbiamo un approccio più conservativo e forse empatico in cui il rapporto medico-paziente può rappresentare un sostegno e contenere le ansie. 

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