giovedì 2 giugno 2011

Due cervelli is meglio che uno...

Si chiama 'bilateralizzazione' ed è una delle più affascinanti scoperte del cervello adulto, di mezza età. Dopo decenni in cui si credeva che il cervello di mezza età fosse condannato ad un innarestabile declino, le più moderne ricerche e indagini di imaging cerebrale hanno dimostrato che le cose non sono affatto così. Lo spiega Barbara Strauch nel suo libro "I tuoi anni migliori devono ancora venire" (Mondadori) che ho letto tutto d'un fiato per capire cosa potrebbe succedere alle mie facoltà cognitive tra una quindicina d'anni. Ebbene, ad un certo punto sviluppiamo la capacità di utilizzare entrambi gli emisferi cerebrali per risolvere i problemi. E' come - dice l'autrice - sollevare una sedia con entrambe le mani. E' sintomo di abilità nel risolvere un problema e non una debolezza. Le ricerche inoltre hanno rivelato che sono proprio i cervelli più brillanti a usare questo espediente, quindi non ci limitiamo ad accettare passivamente non essere efficienti ma mettiamo in campo nuove facoltà usando al meglio quello che abbiamo. Prima delle tecniche di scamsione gli scienziati pensavano che anche il cervello 'andasse in pensione' attivando meno neuroni. Niente di così falso: quello che avviene è invece una iperattivazione, negli studi che prevedevano compiti analoghi svolti da giovani e anziani Cheryl Grady dell'Università di Toronto ha scoperto che i soggetti anziani svolgevano gli stessi compiti attivando più neuroni, ma soprattutto si attivava la potente corteccia prefrontale. Analoghi risultati si sono avuti quando a due gruppi (giovani verso anziani) è stato chiesto di imparare gruppi di parole e poi ricordarli. Come previsto, i giovani usavano solo il lato sinistro dei lobi frontali per apprendere e il lato destro per ricordare, mentre gli anziani attivavano entrambi gli emisferi per il compito complesso di riportare alla memoria. Visto che per svolgere un compito sarà necessario impegnare molte funzioni e altrettante energie, dovremo rinunciare al multitasking che già è stato rivalutato e considerato un fattore non poi così positivo.
Sono i cervelli più svegli, più allenati a studiare ed essere curiosi, che mettono in campo le risorse migliori: gli anziani che usano un emisfero per volta sono quelli con capacità cognitive più scarse e, si è scoperto che un fattore determinante è l'istruzione da giovani e l'aver continuato a studiare e leggere per buona parte della vita. Lo studio infatto crea una impalcatura di neuroni attivi e svegli che rimane come patrimonio per tutta la vita. Ad esempio è stato dimostrato che gli anziani bilingui mostravano un minore declino cognitivo in età avanzata. L'istruzione è quindi un fattore protettivo molto potente, è collegato a vita più lunga e alla protezione da molte malattie neurodegenerative, e influisce più della razza e del reddito, probabilmente perchè lo studio stimola i neuroni a reagire agli stimoli e allena la plasticità. Il resto? Lo racconterò in un altro post dove parlerò della straordinaria "riserva cognitiva".

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