venerdì 24 giugno 2011

The "popcorn brain"





Elena, il nome è di fantasia, è una giovane trentenne single che lavora in una multinazionale. Dal computer dell'azienda alla possibilità di connettersi in rete e andare su Facebook per mantenere alcuni contatti con gli amici anche durante le ore lavorative. Ma anche al ritorno a casa si connette con il portatile per svariate attività: postare qualche foto, inviare un simpatico tweet, mandare delle e-mail personali, eppure ci sarebbero molte altre cose da fare, più rilassanti, più piacevoli ma è come se il suo cervello avesse bisogno di una stimolazione costante e di comunicare sempre e ovunque. Gli scienziati lo hanno chiamato "pop corn brain” e riferiscono che il fenomeno è in crescita: anche persone che vivono nella stessa casa comunicano tra loro tramite chat, e si rimane in qualche modo mentalmente connessi la maggior parte delle ore di veglia. Purtroppo però i contatti tra persone in remoto stanno portando al singolare fenomeno di appiattire le emozioni e di non renderle più visibile sui volti: è difficile infatti interagire con uno schermo dove appaiono solo caratteri testuali. Inoltre le interazioni umane sono qualcosa che si apprende e sulle quali è necessario far pratica, quindi le amicizie sempre più virtuali hanno mostrato di impoverire le nostre capacità sociali. Anche gli esperti di dipendenza si sono accorti a loro spese che è molto difficile staccarsi dalle proprie estensioni tecnologiche, come se esistesse una vera e propria dipendenza dal BlackBerry. È sempre più difficile spegnere questi dispositivi anche quando si è in vacanza e ciò implica in buona parte l'impossibilità di staccare la spina veramente. Il direttore dell'Istituto nazionale sugli abusi americano spiega che questa stimolazione costante può attivare le cellule dopaminergiche nel nucleo accumbens, il principale centro del piacere cerebrale. Con l'utilizzo costante di queste tecnologie di comunicazione sembra che si stia verificando un vero e proprio cambiamento del cervello: uno studio condotto in Cina su 18 studenti di college che trascorrono circa 10 ore al giorno on-line, studiati con la tecnica della risonanza magnetica, confrontati con un gruppo di controllo che trascorre meno di due ore al giorno davanti al computer, hanno mostrato di avere una minore quantità di materia grigia che rappresenta la parte pensante del cervello. Gli esperti quindi stanno correndo ai ripari suggerendo consigli come il tenere il conto del tempo trascorso on-line in una sorta di diario e, quando ci si rende conto di esagerare definire il tempo massimo di permanenza on-line che non deve comunque superare due ore. Altra indicazione è quella di prendersi qualche minuto per guardare fuori dalla finestra un'attività apparentemente inutile ma che gli esperti dicono possa aiutare ad allenare il cervello a rallentare. Obbligarsi poi a vivere alcune ore liberi dal computer l'iPhone o il BlackBerry innanzitutto spegnendoli la notte e possibilmente tenendoli chiusi per almeno un paio di ore al giorno resistendo alla tentazione di verificare continuamente messaggi ricevuti. Se non si possono incontrare gli amici poi si può ricorrere alla cara vecchia telefonata, chiamando almeno tre amici ogni giorno con cui fare due chiacchiere e disintossicarsi dal computer. Il center for Internet and technology addiction ha messo in rete un test che può aiutarvi a determinare il vostro grado di dipendenza dalla tecnologia e indurvi a cercare dei rimedi per "staccare la spina".

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