martedì 7 aprile 2009

Pretesto o danno reale?


Aver creduto per sette giorni di avere l’Aids non rappresenta alcun danno morale.

La discutibile affermazione della Corte d’appello di Bologna viene confermata dalla Cassazione.
I giudici della terza sezione civile della Suprema Corte infatti, con la sentenza 7999, hanno respinto il ricorso di un uomo che per colpa di una diagnosi sbagliata di una casa di cura bolognese ha creduto di aver contratto l’Aids. Sette giorni più tardi però il laboratorio della struttura gestita dalle Piccole Suore della Sacra Famiglia, dove il giovane era ricoverato per la lesione del tendine d’achille, ripete i controlli e si accorge dell’errore.
Una volta passata la paura, il paziente ha chiesto un risarcimento per il ‘‘danno morale’’ rappresentato dall’aver vissuto per alcuni giorni con la convinzione di aver contratto una patologia gravissima. Ma sia i giudici di merito, sia la Cassazione, hanno stabilito che ‘‘sebbene sia comprensibile la gravissima agitazione’’ che in casi come questi si è costretti a vivere, ‘‘le abituali condizioni di vita’’ della vittima dell’errore non sono cambiate.
Per questo la casa di cura è stata condannata a pagare 25.000 euro a titolo di "sanzione" per la diagnosi sbagliata ma nessun altro tipo di risarcimento per danni. In sostanza, secondo i giudici, il danno morale non c’è dal momento che, per quanto con qualche preoccupazione, ‘‘la vita del ricorrente’’ non è cambiata.

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