giovedì 4 ottobre 2007

Un articolo del Corriere

Quel che gli estroversi dovrebbero sapere
Uno psicologo prova a chiarire nel suo sito che cosa significhi essere introversi: per evitare incomprensioni
Timido, asociale, arrogante, apatico: questi sono solo alcuni dei difetti che chi è estroverso affibbia a chi rinuncia a un surplus di vita sociale in cambio di attività e pensieri a proprio uso e consumo. Non c’è nulla di male nell’essere amanti delle relazioni sociali, ma ci sono davvero tutti questi difetti in chi sceglie una strada più solitaria? Secondo Brian Kim no: si tratta semplicemente di un modo diverso, meno diffuso, di vivere la propria vita. Ma, in fondo all’anima, i desideri e i bisogni sono comuni a entrambe le categorie.
I CINQUE PUNTI - Ecco allora le cinque cose principali che un estroverso dovrebbe considerare quando si trova di fronte a una persona con caratteristiche comportamentali opposte alle sue. 1) Se un individuo è introverso non vuol dire che sia timido o asociale. Questa è di sicuro l’accusa più frequente anche se è sbagliata. Chi è dedito al pensiero più interiore presenta una maggior attività cerebrale a livello dei lobi frontali, aree deputate al pensiero complesso e alla soluzione di problemi, mentre l’estroverso ha una maggior attività nella parte posteriore del cervello, vale a dire quella che si occupa degli impulsi sensoriali provenienti dall’esterno. 2) L’introverso non ama la conversazione superficiale. In realtà, la ritiene una perdita di tempo, mentre ama molto le conversazioni profonde, alle quali partecipa con entusiasmo. 3) Gli introversi amano socializzare. Lo fanno in un modo diverso e più raramente degli estroversi, scegliendo i loro interlocutori e non accontentandosi del primo che passa; ma quando decidono di aprirsi con qualcuno sono in grado di mantenere una conversazione e persino di diventarne il centro. 4) L’introverso ha bisogno di stare da solo per ricaricarsi. Gli inviti rifiutati e le occasioni sociali spesso evitate fanno pensare a individui scontrosi; la realtà, però, è che gli introversi parteciperebbero volentieri, ma essendo una pratica che richiede loro molta energia la dosano, diluendo gli impegni. 5) Gli introversi sono socialmente ben inseriti. L’essere più attenti a quello che succede dentro non significa non essere in grado di vivere adeguatamente quello che sta fuori.
INTROVERSI O ESTROVERSI? - E’ perfettamente logico che nella nostra società venga attribuito un valore spesso negativo all’introversione. Non dobbiamo dimenticare che l’umanità si è sviluppata anche grazie ai contatti sociali e alla capacità di comunicare. E’altrettanto importante ricordare che una minore quantità di rapporti sociali non significa essere anormali o asociali. Albert Einstein, Isaac Newton, Charles Darwin erano di sicuro introversi, non per questo qualcuno può dire che fossero persone prive di contatto con la realtà e estranee alla loro società.
Fonte: Corriere.it
Emanuela Di Pasqua
04 ottobre 2007

Nessun commento: