E' evidente che una vita sola non mi basta e tra quello che mi piacerebbe molto fare c'è il "critico gastronomico". Quindi, ispirata dalla vita e dai libri di Ruth Reichl mi improvviso e vi propongo le mie recensioni dei ristoranti romani.
Ristorante Gallura
Di Alberto Boi
Roma
Un delizioso palazzetto dei parioli, con un piccolo ma rigoglioso e ben curato giardino. Ecco l’ingresso del Gallura il cui nome già contiene una promessa, il profumo del mare e del mirto selvatico. Due hostess ci accolgono con un bel sorriso e prendono i nostri cappotti. Il cameriere ci porta al tavolo, siamo in due, ma mi da il posto che guarda verso il muro, mentre è proprio la donna che dovrebbe godere della vista della sala.
Il locale è arredato sui toni del giallo con tovaglie in fiandra e ceramiche semplici. Peccato che il cestino del pane preveda del pane comune corredato da – orrore – grissimi e crackers confezionati. Cosa inaccettabile per un locale che prevede antipasti da 28 euro l’uno. Il centrotavola è sobrio ma originale anche se , beh, si poteva fare di meglio…
Arriva il mio antipasto, un polpo su un letto di patate bollite e pomodori pachino. Il polpo è troppo e le patate forse avrebbero dovuto essere un po’ meno spesse. Insomma, un piatto sinceramente semplice ma forse banale. Comunque…
L’antipasto arriva prima che abbiamo potuto ordinare il vino, forse andrebbe fatta una migliore gestione tempistica ma potremmo attribuire la colpa al fatto che è venerdi sera e che la sala comincia a riempirsi.
Venerdi sera: un giorno complesso che rappresenta la prova del nove per ogni ristorante, è questo il giorno in cui si misura l’efficienza della macchina organizzativa.
Dopo le piccole delusioni, la riscossa, plateau royal qui significa davvero ‘reale’: tre piani tre di frutti di mare crudi e cotti su un tripudio di ghiaccio tritato. Che meraviglia!
Il maitre recita il menu mitragliando le portate a memoria, cede a lasciarmi la carta per studiarla con calma solo dopo una piccola ma accorata preghiera.Perché????
Le portate sono ottime e gustose, semplici come gli spaghetti ai ricci o i miei ravioli di spigola, forse un po’ troppo abbondanti le porzioni, infatti io rinuncio al secondo. Il mio accompagnatore invece si lancia: è un susseguirsi di pesce, molluschi e frutti di mare più che freschi che è la forza di questo locale insieme alla invidiabile varietà dell’offerta in fatto di pesce.
Per concludere andiamo sul classico: una seadas fatta ‘espressa’ perfettamente equilibrata.
Sarà il vino che mi rende più generosa e affievolisce il mio cronico senso critico?
Il Maitre passa al nostro tavolo per chiedere se tutto è stato di nostro gradimento ed ha scambiato quattro chiacchere con noi (una abitudine troppo spesso dimenticata): alla mia obiezione che quella sarda è una cucina di terra (maialino e formaggi) oppone una singolare che teoria: ossia che proprio i sardi siano l’anello mancante che ci collega al popolo di Atlantide e l’argomentazione è talmente affascinante che l’accetto senza replicare. Mi piace pensare che sia vero ma forse è il sapore del pesce e il gusto grasso e sapido dei molluschi che mi rende meno razionale.
Anche il plateau di frutta fresca, anzi freschissima, ancorché adagiata su un letto di ghiaccio tritato è un’idea geniale nella sua semplicità che copierò alla mia prossima cena.
Voto: una difficile via di mezzo tra 7 e mezzo e 8 meno.
Servizio: buono ma non straordinario
Menu: ricco nella varietà, essenziale nelle ricette.
Carta dei vini: potrebbe essere migliorata
Conto: un po’ fuori misura per gli antipasti e i vini, corretto il resto.
Di Alberto Boi
Roma
Un delizioso palazzetto dei parioli, con un piccolo ma rigoglioso e ben curato giardino. Ecco l’ingresso del Gallura il cui nome già contiene una promessa, il profumo del mare e del mirto selvatico. Due hostess ci accolgono con un bel sorriso e prendono i nostri cappotti. Il cameriere ci porta al tavolo, siamo in due, ma mi da il posto che guarda verso il muro, mentre è proprio la donna che dovrebbe godere della vista della sala.
Il locale è arredato sui toni del giallo con tovaglie in fiandra e ceramiche semplici. Peccato che il cestino del pane preveda del pane comune corredato da – orrore – grissimi e crackers confezionati. Cosa inaccettabile per un locale che prevede antipasti da 28 euro l’uno. Il centrotavola è sobrio ma originale anche se , beh, si poteva fare di meglio…
Arriva il mio antipasto, un polpo su un letto di patate bollite e pomodori pachino. Il polpo è troppo e le patate forse avrebbero dovuto essere un po’ meno spesse. Insomma, un piatto sinceramente semplice ma forse banale. Comunque…
L’antipasto arriva prima che abbiamo potuto ordinare il vino, forse andrebbe fatta una migliore gestione tempistica ma potremmo attribuire la colpa al fatto che è venerdi sera e che la sala comincia a riempirsi.
Venerdi sera: un giorno complesso che rappresenta la prova del nove per ogni ristorante, è questo il giorno in cui si misura l’efficienza della macchina organizzativa.
Dopo le piccole delusioni, la riscossa, plateau royal qui significa davvero ‘reale’: tre piani tre di frutti di mare crudi e cotti su un tripudio di ghiaccio tritato. Che meraviglia!
Il maitre recita il menu mitragliando le portate a memoria, cede a lasciarmi la carta per studiarla con calma solo dopo una piccola ma accorata preghiera.Perché????
Le portate sono ottime e gustose, semplici come gli spaghetti ai ricci o i miei ravioli di spigola, forse un po’ troppo abbondanti le porzioni, infatti io rinuncio al secondo. Il mio accompagnatore invece si lancia: è un susseguirsi di pesce, molluschi e frutti di mare più che freschi che è la forza di questo locale insieme alla invidiabile varietà dell’offerta in fatto di pesce.
Per concludere andiamo sul classico: una seadas fatta ‘espressa’ perfettamente equilibrata.
Sarà il vino che mi rende più generosa e affievolisce il mio cronico senso critico?
Il Maitre passa al nostro tavolo per chiedere se tutto è stato di nostro gradimento ed ha scambiato quattro chiacchere con noi (una abitudine troppo spesso dimenticata): alla mia obiezione che quella sarda è una cucina di terra (maialino e formaggi) oppone una singolare che teoria: ossia che proprio i sardi siano l’anello mancante che ci collega al popolo di Atlantide e l’argomentazione è talmente affascinante che l’accetto senza replicare. Mi piace pensare che sia vero ma forse è il sapore del pesce e il gusto grasso e sapido dei molluschi che mi rende meno razionale.
Anche il plateau di frutta fresca, anzi freschissima, ancorché adagiata su un letto di ghiaccio tritato è un’idea geniale nella sua semplicità che copierò alla mia prossima cena.
Voto: una difficile via di mezzo tra 7 e mezzo e 8 meno.
Servizio: buono ma non straordinario
Menu: ricco nella varietà, essenziale nelle ricette.
Carta dei vini: potrebbe essere migliorata
Conto: un po’ fuori misura per gli antipasti e i vini, corretto il resto.
1 commento:
Lo Stacco Via Noto (trav.Ripamonti) Milano
Tel. 0237052223
info@lo-stacco.it
http://www.lo-stacco.it
Prima si mangia. Poi si balla. In un ambiente dai colori caldi, fra sedie e pedane in legno scuro, un imponenete bancone bar in pietra sarda e lampioni liberty a regolare la giusta illuminazione.
Lo Stacco è il posto ideale per organizzare e festeggiare un compleanno, un addio al celibato addio al nubilato una festa di laurea o cena aziendale oppure semplicemente per divertirsi in compagnia. Gli ampi spazi consentono di imbandire lunghe tavolate, mentre, nelle comode poltroncine dotate di tavolini (regolabili in altezza e in lunghezza), ci si può accomodare per un drink o una cenetta.
LA CENA È SERVITA - Di venerdì e sabato, la cena viene cadenzata da piatti mediterranei La scelta è molteplice: tre menu’ fissi (da 25, 32 e 38 euro) clicca qui per vedere i piatti e uno à la carte che cambia periodicamente, con proposte di carne, pesce e pasta fresca.
VIVACE DOPOCENA - Piano piano, la musica soft si fa più energica. E dalle 23 coinvolge il pubblico nel sound: hip-hop, revival, disco-dance, per ballare anche anche sui tavoli. E poi spettacoli a sorpresa, dove si esibiscono artisti da gruppi brasiliani , cabarettisti trasformisti drag-queen e musicisti che reinterpretano brani famosi. Allo Stacco tutti i Venerdi e Live per la programmazione clicca qui Lo stacco da ancora di piu, si può arrivare anche sul tardi, dissetandosi con uno dei cocktail del barman Tyron: Mojito, Long Island Ice Tea, analcolici alla frutta e specialità della casa come la sangria e Lo Stacco, mix azzurro a base di Passoã, tequila, arancia e limone. Scenografici anche i drink preparati nel guscio del cocco (Piña Colada) o nella conca dell'ananas.
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