giovedì 8 febbraio 2007

Ricordi d'infanzia dalla cucina di nonna


Ho vissuto gran parte della mia infanzia a casa di mia nonna. Era un amore, la adoravo ed ho un milione di stupendi ricordi di lei e dei suoi modi di dire. Ad esempio mi chiamava la ‘bimba’ o JoJo. E poi mi cantava le canzoni di Iva Zanicchi. Quando ero cattiva (qualche volta lo ero) si vendicava cantandomi ‘partiraaa, la nonna partiraaaa, dove se ne andrà, nessuno lo saprààààà’ e io giù a piangere coi sensi di colpa che mi dilaniavano. Insomma, siccome non mi avrebbe mai toccata neanche con un grissino si vendicava così. Ricordo che in dispensa teneva dei liquori, di sicuro il Rosso Antico e il Cinar, roba che un eventuale ospite si sarebbe suicidato: “casomai viene qualcuno”, diceva, ma a casa nostra non veniva quasi mai nessuno e le bottiglie sono rimaste lì a invecchiare una vita. Ricordo poi i cioccolatini con l’interno di menta, gli After Eight, non so perché ma ne andavo matta e devo aver esagerato perché ora quando li vedo ho una sensazione di nausea.
La cosa che mi faceva più ridere era che io avevo un talento per frugare tra le sue cose e cercare, ad esempio, la cioccolata. Allora se la nascondeva, ma io nel frattempo la trovavo e lei nel frattempo si dimenticava dove l’aveva messa, e anche se avesse ricordato il posto giusto, io l’avevo già pappata e quindi lei diventava matta e diceva “non mi ricordo più dove l’ho nascosta”. Questa faccenda è andata avanti per anni.
Ricordo di aver passato molto tempo in cucina con mia nonna, devo aver imparato respirando e guardando i suoi gesti, che mi sono rimasti attaccati al cuore, alle mani. E quindi in cucina ho molti ricordi.. ad esempio ci fu un periodo in cui ero in fissa con l’aceto. Lo bevevo a garganella dalla bottiglia e lei mi ripeteva che mi faceva male, e io le rispondevo che non era vero sino a che non mi colpì un mal di stomaco tale che dovetti ricredermi.
La faccenda degli avvertimenti che non ascoltavo è stato il leit motiv della mia infanzia. Non so se per stupidità o per pigrizia, mangiavo le olive coi noccioli, le ciliegie pure e infine i semi di girasole con la buccia. Al che la poveretta si sgolava ad avvertirmi che era pericoloso mentre io continuavo stolidamente nella politica del ‘da un’orecchio mi entra e dall’altro mi esce…’. Morale della favola a 11 anni mi hanno operata d’urgenza di appendicite e io sono sicura che sia stata colpa di tutti quei noccioli bastardi.
Stessa solfa quando ci fu l’avvento del walkman che permise a migliaia di adolescenti di estraniarsi dal mondo familiare per entrare in quello della musica. A tutto volume, ovviamente, e anche qui gli avvertimenti si sprecavano: guarda che così ti fa male, guarda che diventi sorda. Ora a 37 anni, dall’orecchio destro ci sento una chiavica e ripenso a quanto siamo sciocchi da ragazzini e soprattutto presuntuosi.

Un altro ricordo localizzato alla cucina di mia nonna è legato a due grossi contenitori in vetro che contenevano dei marron glacés sotto spirito, insomma affogati nell’alcol e che io regolarmente rubavo e pappavo di nascosto. L’alcol non mi piaceva granchè ma i marroni erano stupefacenti e poi la trasgressione, l’averli fregati insomma, li rendeva ancora più buoni. Poi mi ricordo che a nonna piaceva molto comprare quelle bottigliette di liquore da collezione, ce ne erano 6 o 8 tutte diverse. Roba dell’epoca, che ne so, la Grappa Bocchino, l’oro pilla e altre cose (magari voi ve le ricordate meglio), ma dato che a casa nostra nessuno beveva (al massimo nonna si faceva la pesca col vino) sono state li una trentina d’anni e non escludo che ci siano ancora (mia madre conferma che stanno ancora lì).
Da piccola sono stata abituata a mangiare tutto (i miei avevano fatto la guerra ed erano molto intransigenti su questo) ma avevo delle preferenze: la pasta in bianco senza niente praticamente cruda (che ho trasmesso geneticamente a mia figlia) e gli spaghetti con le vongole ma quelle dei sughi Knorr delle lattine piccole, ve le ricordate? L’ho scoperto molti anni dopo che le vongole stavano nel mare. Odiavo invece, la famosa “fettina” di carne, quella specie di suola che non sapeva di nulla e che faceva lamentare sempre mia madre perché era gonfia di acqua e cuocendola diventava minuscola. Beh, per stasera non mi viene in mente molto altro. Solo che mia nonna era nata in Libia e sapeva cucinare uno straordinario cous cous, lo faceva una volta ogni ‘morte di papa’ ma quando accadeva arrivava anche mio zio dalla Puglia, era un evento e se ne mangiava sino a sentirsi male. Mai più assaggiato uno buono così….

3 commenti:

Anonimo ha detto...

certo che tua nonna deve volerti avuto tanto bene per sopportare tutti i tuoi dispetti... ma da come ne parli anche tu l'hai amata tanto.
deve essere stata una nonna molto dolce

Anonimo ha detto...

Signora Johann,
era davvero un diavoletto da bambina!!!!

Unknown ha detto...

Ahah