Forse non tutti sanno che le radiazioni nucleari conservano la loro radioattività per centinaia, migliaia e milioni di anni. Le radiazioni non conoscono confini e contaminano acqua, cibo, terreni. Il plutonio si sta diffondendo in maniera esponenziale. Ma chi ne parla? Nessuno.
Il plutonio è stato definito la sostanza chimica più tossica che la scienza abbia mai conosciuto.
Nel 1999 un articolo della rivista Spectrum dava metodo di un metodo – già in uso – per disfarsi delle scorie del nucleare: riciclare i metalli radioattivi trasformandoli in prodotti: posate, mobili, gioielli, occhiali…
Dallo staff del Nuclear Information and Resource Service suggeriscono che metalli radioattivi potrebbero trovarsi in braccialetti, argenteria, monete, padelle e anche le spirali contraccettive e batterie per auto, moto e quant’altro.
Il progetto ha avuto l’OK dal Dipartimento dell’Energia e le industrie metallurgiche cercheranno di accaparrarsi le scorie più a buon mercato possibile. Insomma, saremo circondati. I prodotti potranno emettere sino a 10 millirem di radiazioni all’anno e ci assicureranno che una dose così piccola non può essere dannosa per la salute.
Sull’effetto sommatorio, nessun accenno. Perché mai dovremmo, con i nostri stupidi dubbi, rovinare la festa a qualcuno e soprattutto evitare di risolvere un problema così seccante come le scorie? La maggior parte dei paesi non le vuole – mica scemi – una parte sono state abbandonate in fusti al largo degli oceani e dio solo sa cosa potrebbe accadere, un’altra ideona è quella di lanciarle nello spazio, ma la cosa ha un certo costo.
E allora facciamoci servizi di posate da distribuire in tutto il globo e non se ne parli più. Anzi, facciamo così, ne facciamo utensili da vendere a bassissimo costo nel terzo mondo e chissenefrega se poi a quelli viene la leucemia, tanto sono già destinati a morire di aids, tubercolosi e malaria da giovani. Non fa nemmeno in tempo a venirgli, la leucemia.
Secondo la Nuclear Regolatory Commission come riferisce la succitata rivista Spectrum essere esposti per tutta la vita in modo continuativo a una dose di radiazioni di 10 millirem all’anno aumenta il rischio di ammalarsi di cancro dello 0,04%. E che sarà mai?
Diverso è tradurre che ciò significherebbe in 92.755 morti in più dovute al cancro solo negli Stati Uniti.
“Alcuni stati possono ricavare profitti vendendo metalli contaminati a compratori ignari e fornendoli a riciclatori e industriali” spiega un giornalista che ha passato al setaccio l’imponente mole di documenti relativi al riciclaggio nel nucleare.
“Le società pubbliche che operano nel nucleare, la NRC e il Dipartimento per l’energia stanno lavorando fianco a fianco per aumentare il riciclaggio delle scorie radioattive, per indebolire gli standard di protezione dalle radiazioni e per permettere alle società pubbliche di effettuare interventi di bonifica incompleti dei siti contaminati in cui vi sono reattori nucleari” sostiene il NIRS.
Insomma adottando l’archetipo della connivenza tra imprese e governo la NRC sta legalizzando la diffusione dei metalli radioattivi e il Dipartimento dell’Energia americano attualmente sta mandando materiali pericolosi a discariche dove sarà mischiato a “metalli puliti”. Dopo questo ‘lavaggio’ lo si potrà liberamente e pubblicamente (io a casa mia questa la chiamo Ecomafia n.d.r.).
Ma c’è di peggio perché un decennio fa il governo americano decise di dichiarare un terzo delle scorie radioattive “di basso livello” e “sotto la soglia che richiede normative” e le tolse completamente dalla categoria “scorie radioattive”. Oggi queste potrebbero finire in ugni luogo finiscono i rifiuti urbani (scrisse quasi 11 anni fa l’ambientalista Peter Montagne). Il Congresso revocò questa politica perché la gente si ribellò (ma il tempo passa, la gente dimentica e chissà che qualche furbone non pensi di poter riproporre l’affare).
Secondo il NIRS “le scorie e i materiali radioattivi sono già usati per fabbricare oggetti di uso quotidiano tra cui giocattoli, tostapane e fibbie delle cinture.
Insomma, non so a voi ma a me è venuto un attacco di ansia. Un’ansia che mi attanaglia non solo per il futuro dei figli dei miei figli ma al pensiero che per un guadagno immediato si possa mettere a rischio la salute di milioni di persone. Per non parlare della stupidità, perché chi ti dice che un ben tumore incurabile non colpirà proprio i figli di quelli che hanno riciclato le scorie? Come si fa ad essere così avidi e ottusi?
Non facciamo altro che fare cazzate (perdonate il francesismo, ma quando ce vò, ce vò), abbiamo raso al suolo migliaia di ettari di foresta amazzonica, alterato irrimediabilmente il clima globale, continuiamo ad avere una politica energetica fallimentare, stiamo per finire acqua e petrolio, stiamo contaminando i suoli con gli OGM. Almeno i dinosauri quando si sono estinti non si sono dati la zappa sui piedi da soli.
Insomma, a Report l’ardua sentenza.
E siccome non è che a me le informazioni mi vengono in sogno, vi informo che il presente post è tratto (in alcuni punti liberamente) dal libro di Michael Zezima “Nuove gravemente ai luoghi comuni” edito da Nuovi Mondi Media (che Dio li protegga per la loro esistenza e grazie per il lavoro magnifico che fate). Nella speranza che non si arrabbino troppo se ogni tanto ci ho messo in mezzo qualche inciso mio, personale (in corsivo).
Santa Milena Gabanelli, informaci tu.
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