venerdì 9 febbraio 2007

Sul testamento biologico...il mio.


Se ne è parlato molto, poi il dibattito è diventato rovente quando Piergiorgio Welby ha scritto la lettera al Presidente Napoletano per chiedergli di aiutarlo a morire. La cronaca la sappiamo tutti, quello di cui non si parla è lo stato della legge che dovrebbe definire il Testamento Biologico.
In quei giorni convulsi scrivevo un articolo sull’argomento per Repubblica Salute e leggevo libri sulla bioetica, sia laica che religiosa. Mentre leggevo provavo a immedesimarmi nelle varie situazioni e più ci provavo più ero in difficoltà. Devo confessare di essere rimasta varie notti a pensare cosa avrei fatto nei panni di uno o dell’altro e molte di queste riflessioni sono rimaste senza soluzione. Mi spiego: se rimanessi incinta e mi dicessero che mio figlio non ha il cervello cosa farei? Sceglierei di interrompere la gravidanza o lo farei nascere per donare i suoi organi? Su questo argomento mi sentirei abbastanza sicura di scegliere la seconda soluzione. Ma se mi dicessero che il figlio che deve nascere prima di morire subirà atroci sofferenze, lo farei nascere ugualmente? Che non potrò mai tenerlo tra le braccia, che non sentirà mai la mia voce, che sarà percorso da tubi e da aghi, cosa vorrei per questa creatura sfortunata?
Oppure se mi dicessero che il bambino che sta per nascere sarà per sempre un disabile gravissimo, che non potrà mai avere un rapporto con le persone che lo amano a causa di malformazioni cerebrali, cosa vorrei per lui?
Se mia madre (è solo un esempio) si trovasse in uno stato terminale di malattia e potesse vivere in stato vegetativo, senza coscienza, attaccata ad una macchina ed alimentandosi solo con un sondino, cosa vorrei per lei? E’ vita quella? Oppure mi sentirei di dire ‘lasciate che la natura faccia il suo corso’?
Io non ho risposte a questo e altri dilemmi etici e mi trovo nella stessa difficoltà nel compilare il MIO testamento biologico.
Vorrei comunque provarci e affidarlo a voi, con tutti i dubbi che ciò comporta.
Ad esempio in caso di incidente improvviso vorrei essere rianimata se avesse come esito stare anni ed anni attaccata ad una macchina o in stato vegetativo a gravare sulla vita di mia figlia? Credo abbastanza nei miracoli per volere questo? Forse no ma certo, anche se mi considero una persona che crede nella scienza (non nella sua infallibilità), la notizia di qualcuno che si risveglia da un coma giudicato dai medici irreversibile mi tocca molto profondamente.
Passiamo ad esempio alla persona che ha la responsabilità di far osservare il testamento biologico. Chi sceglierei? Non mia madre, alla quale non darei il compito di far osservare qualcosa in cui non crede. Non mia figlia (se fosse adulta) perché a nessun figlio deve essere data simile responsabilità. Non ad un amico perché alcuni mi hanno profondamente delusa. Al mio compagno, si, all’uomo con cui condivido valori e convinzioni, certa che rispetterebbe il mio volere.

Oggi sull’Avvenire un articolo afferma che gli italiani non sono pronti al testamento biologico. Credo sia proprio vero. Anche se una recente ricerca del Censis ha rivelato che di fronte a una malattia grave il paziente stesso, ma anche i suoi familiari più stretti, hanno diritto di scegliere se interrompere la terapia. La pensa così il 57% degli italiani che dunque, in maggioranza, si schiera contro l’accanimento terapeutico.

1 commento:

Anonimo ha detto...

argomento molto complicato, che sicuramente i nostri rappresentanti al Parlamento dovranno decidersi ad affrontare.
In effetti non saprei darLe delle risposte o consigli ai suoi molteplici dubbi, ritengo che ognuno di noi debba avere la possibilità di scegliere, sulla base di prorpie convinzioni, esperienze, ecc.
Prima di concludere mi soffermo sul designato quale suo esecutore del "Testamento biologico", deve essere una persona veramente speciale, che riesce a dimostrarLe tutto il suo amore, per poter avere questa sua fiducia...