sabato 27 gennaio 2007

Donereste il vostro corpo alla scienza?


Medici in allarme: non ci sono più corpi su cui esercitarsi.
Di Matteo Nucci
Immaginate di dovervi sottoporre a un intervento chirurgico, anche molto semplice, e che il giovane chirurgo a cui siete stati affidati sia alla sua prima operazione. Cosa fareste se vi spiegassero che il ragazzo ha, si, osservato molti interventi, ma di pratica, su un qualsiasi corpo umano, ne ha fatta zero, tanto che non ha nemmeno mai inciso la pelle con il bisturi? Non bastano riproduzioni del corpo umano, per quanto sofisticate. Né bastano gli animali, su cui pure ci si esercita, come il maiale, il cui cuore ha una struttura simile a quella umana e viene utilizzato nelle ‘prove’ di cardiochirurgia. L’anatomia del corpo umano è unica, insostituibile e, che piaccia o no, per diventare chirurgo è necessario prima operare sui cadaveri. Quel che in Italia è ormai impossibile.
“Quarant’anni fa avevamo la possibilità di utilizzare corpi abbandonati negli obitori, poi la legge l’ha vietato” spiega Massimo Martelli, chirurgo del torace, tra i più noti in Italia. “Certo, in qualche modo, uno la mano deve farsela”. Ma come? Senza una legge che spinga a donare il corpo alla medicina è difficile. Molti vanno all’estero, dove è possibile frequentare corsi pratici, in Paesi in cui la donazione del corpo è regolamentata e le salme donate alla scienza non mancano.
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L’alternativa è la clandestinità. “E’ inutile negarlo”racconta Giorgio Captano, dirigente di Chirurgia d’Urgenza all’Opsedale San Pietro di Roma “Io feci esperienza in una struttura organizzata con severità. Andavamo li di notte, verso le 4. I corpi su cui operavamo erano tutti cadaveri che al mattino successivo sarebbero stati sottoposti ad autopsia. (…) Erano i primi anni Ottanta e pagavamo centomila lire a salma, ma c’era un grande decoro.
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Se in anatomia patologica, le autopsie, per quanto in calo, si fanno ancora, chi studia anatomia umana, non ha che speranze remotissime di imparare su un corpo umano. “Abbiamo avuto due corpi in due anni” racconta Eugenio Gaudio, professore di Anatomia Umana a Roma: “due persone che, conoscendo l’importanza del problema, avevano fatto di tutto perché la loro salma fosse affidata alla scienza”.
(Fonte: Il Venerdi)

Personalmente, ho già lasciato chiare disposizioni perché in caso di decesso, non solo venga donato tutto quello che funziona ancora ma che il mio corpo sia messo a disposizione degli studenti di medicina. Quando sei passato a miglior vita non hai mica fretta, un funerale, giorno più o giorno meno, non fa differenza.
E voi, donereste il vostro corpo alla scienza?

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