domenica 28 settembre 2008

Uranio, la Cassazione si pronuncia: vergogna



Uranio, la Difesa non risponde di presunte vittime
(Cassazione 17693/2008)
I vertici del Ministero della Difesa non saranno coinvolti in nessun processo per la morte dovuta a tumore dei militari italiani impegnati nelle missioni all’estero durante le quali sarebbero entrati in contatto con l’uranio impoverito. Lo ha stabilito la Quarta Sezione Penale della Corte di Cassazione confermando l’archiviazione della denuncia dei familiari di un militare impegnato nella missione in Bosnia e deceduto, al rientro in Italia, a causa di un tumore, disposta dal Gip preso il Tribunale di Cagliari. Il Gip aveva infatti archiviato il procedimento per omicidio colposo promosso nei confronti di ignoti a seguito della denuncia presentata dai familiari del soldato deceduto, escludendo che, allo stato delle attuali conoscenze scientifiche, vi fossero gli estremi per sostenere la responsabilità per “condotta colposa omissiva impropria” dei rappresentanti dei vertici dell’Amministrazione Militare e del Ministero della Difesa. I familiari del militare avevano proposto ricorso in Cassazione contro il provvedimento del Gip sostenendo che l’archiviazione fosse un provvedimento illegittimo in quanto avente un contenuto assolutorio, che esulava dai poteri del Gip. La Suprema Corte, dichiarando inammissibili i ricorsi, ha invece ritenuto corretto il provvedimento del Gip, il quale “non ha fatto altro che prendere atto, innanzitutto, della impossibilità di accertare la sussistenza dell'elemento oggettivo del reato ipotizzato dai denuncianti, sulla base delle attività investigative, per altro approfondite ed agevolate dalla collaborazione dell'amministrazione militare, e confortate dai risultati delle analisi sui reperti biologici”; il Gip aveva infatti ritenuto che le incertezze emerse sia sul piano fattuale che sotto il profilo epidemiologico, in ordine alla possibilità di individuare un nesso causale prevalente ed esclusivo fra la contaminazione da uranio impoverito ed il decesso del militare impedissero in radice di sostenere che la condotta colposa omissiva impropria dei rappresentanti di vertice dell'Amministrazione Militare e del Ministero della Difesa abbia potuto avere un'efficacia condizionante nella produzione dell'evento. In ogni caso, le indagini per la morte dei militari italiani venuti a contatto con l’uranio impoverito possono essere riaperte in qualsiasi momento su richiesta del Pubblico Ministero sollecitato anche dai familiari delle vittime. La questione dunque è ancora aperta.(13 giugno 2008)

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