domenica 5 agosto 2007

Eccelibro: Lo spirito dell'ateismo

Andrè Comte-Sponville
Lo spirito dell’ateismo
Ponte alle grazie
2007


Il ritorno della religione in genere, e, aggiungo, la crisi della religione cattolica, ha assunto negli ultimi anni una dimensione spettacolare. Basti pensare all’Islam e anche l’Occidente non sembra immune dal fenomeno. E’ quindi particolarmente intrigante il fatto che il filosofo francese abbia deciso di scrivere un libro proprio per chiarire che essere ateo non significa essere privi di morale e spiritualità. Le religioni sono parte della storia, della società e del mondo, ma , si chiede, che cos’è davvero una religione? Ben pochi di noi sarebbero in grado di darne così, all’impronta, una definizione soddisfacente. Insomma Comte-Sponville si interroga sulla possibilità di vivere senza religione, senza divinità, senza il senso di colpa terreno e la speranza di un aldilà. Alcuni di noi hanno bisogno di Dio, per rassicurarsi, per dare un senso all’assurdo, forse per attribuire ad altri la responsabilità degli orrori umani, alla faccia del libero arbitrio. Chi crede ha dalla sua i riti che sottolineano e confermano, siano essi matrimoni o funerali e ammette che i funerali laici siano molto meno suggestivi, più miseri, tanto che oggi molti laici e atei riservano ai propri defunti funerali comunque religiosi; cosa che non può non apparire in fondo un controsenso.
Questo libro ha profonde basi autobiografiche ed è un vero e proprio cammino alla ricerca di un significato che si possa attribuire alla mancanza di fede. Si può essere atei ed avere dei valori sovrapponibili a quelli delle più comuni religiosi. Essere atei e ritenere sbagliato fare del male agli altri, commettere crimini e reati. Si può essere atei ed aspirare ad una società libera, tollerante in cui ciascuno rispetta la fede altrui, cosa che al momento non sembra stia accadendo nel mondo. Insomma è infine un inno contro ogni fanatismo e a favore di una società illuminata e democratica in cui anche chi non crede possa coltivare la propria spiritualità, che non è appannaggio solo di chi professa una fede.
(JRM)

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