venerdì 20 aprile 2007

Eccelibro: veleno


Mi irrita con il suo cancro, lei non ha idea. Inizialmente le hanno prescritto solo un po’ di radiazioni, non doveva essere maligno. Alla fine le hanno fatto nove chemioterapie. A forza di far troppo caso alla propria salute, come dice papà, ha lasciato che la malattia radicasse. A questo punto, non ha più un capello in testa e la parrucca le dà prurito, quindi spesso se la toglie: noi le abbiamo detto che ci turbava un po’, perché il suo cranio calvo mette a disagio, ma lei se la toglie lo stesso.
- Muoviti ti dico, c’è il cinquanta per cento di sconto, ma, se restano solo gli articoli al 20 per cento non vedo dov’è la convenienza, saremo venute per niente. Muoviti, accidenti! E nascondi la sacca del drenaggio, sporge.

Il libro di Claire Castillon è crudele come un bisturi ed è quasi imbarazzante la crudeltà che l’autrice immagina in un rapporto tra madre e figlia. Si tratta di 19 racconti brevi e da ciascuno sgorga veleno. Anche poche gocce possono uccidere.
E’ l’amore-odio tra madre e figlia al microscopio, con i suoi dettagli scomodi, le sue soprese imprevedibili, i suoi pensieri inconfessabili a cui l’autrice da voce. Figlie che odiano le loro madri ma che allo stesso tempo non possono farne a meno, madri che competono con la giovinezza delle proprie figlie e in parte tentano di impossessarsene. Ragazze che ignorano il dolore della madre perché sarebbe anche il loro. Passioni inconfessabili e fantasie malvage. Amori che nutrono e alimentano la gelosia, sentimenti estremi. E poi, da citare, una traduzione efficace e puntuale di Fabrizio Ascari (troppo spesso dimentichiamo l’importanza del traduttore).

In certi punti paradossale, in certi punti visionario il libro di Castillon è crudo, aspro e amaro. Vien da pensare: meno male che è solo un libro, che le storie sono frutto della fantasia dell’autrice. Ma a me non sarebbero mai venute in mente. E la cosa mi sconcerta.
(j.r.m.)

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