mercoledì 4 aprile 2007

Il cervello degli innamorati


Con quale zona del cervello scegliamo il nostro compagno? Se lo sono chiesti i ricercatori del Dipartimento di Antropologia della Rutgers University del New Jersey che hanno utilizzato la Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) su 17 soggetti “molto innamorati”. Sottoposti all’esame gli sono state mostrate le immagini di persone sconosciute e poi quelle dei soggetti amati il che ha fatto “accendere” l’area vetro-tegmentale destra e quella del nucleo caudato, zone ricche di dopamina e associate a motivazione e gratificazione. Si tratta delle stesse zone coinvolte nella tossicodipendenza il che ha fatto sostenere a molti che l’amore fosse una vera e propria droga.
Per la precisione “L’amore è una droga leggera” è il titolo che Michel Reynaud ha dato al suo libro in cui spiega: “il corpo è predisposto per il piacere e quando questo viene a mancare torna ad una condizione neutra, in cui non avverte alcun senso di mancanza.


Non è invece programmato per dosi massicce di piacere, di cui lo sommergono le droghe; quando spariscono, la mancanza diventa intollerabile”. Direttore del dipartimento di Psichiatria e esperto in tossicodipendenze della clinica universitaria Paul-Brousse di Parigi, Reynaud sostiene che ci si possa premunire contro l’uso tossico della passione, delineandone un “buon uso”: non pretendere di provare sempre piacere ed ebbrezza, ma ‘degustare’ sentimenti ed emozioni.

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