lunedì 16 aprile 2007

La Cina è vicina


La Cina è vicina? Più di quanto possiamo immaginare, eppure in Italia non ce ne preoccupiamo se non quando i cinesi prendono possesso di una zona di Milano. La Cina può essere una risorsa o un problema, di certo non si può ignorare. Sono troppi per poterli ignorare. Prossimamente la sintesi dell'intervento dell'ex Ministro degli Esteri Gianni De Michelis raccolta da Sesto Potere.


In un nuovo rapporto, l'organizzazione umanitaria 'Amnesty International' denuncia che i milioni di lavoratori migranti che stanno alimentando la crescita economica della Cina vengono trattati come una "sottoclasse urbana". Nonostante le recenti riforme, secondo Amnesty, sono sistematicamente esclusi dai servizi sanitari ed educativi statali, vivono in ambienti affollati e in condizioni agghiaccianti e sono esposti ad alcune delle peggiori forme di sfruttamento sul lavoro. "Il cosiddetto 'miracolo' economico cinese comporta un costo umano terribile: i lavoratori che migrano dalle campagne verso le citta' subiscono i peggiori soprusi sul posto di lavoro", ha affermato Catherine Baber, direttrice del programma Asia e Pacifico di Amnesty International. "Sono costretti a lunghi periodi di straordinario, spesso non possono assentarsi neanche in caso di malattia e lavorano in condizioni precarie a fronte di paghe misere. Sono sfruttati dai datori d'impiego ma subiscono anche una quotidiana discriminazione da parte dello Stato. Non hanno accesso alle agevolazioni sulla casa e all'assicurazione sanitaria a disposizione per chi ha la residenza in citta' e i loro bambini sono spesso esclusi dai programmi educativi". Si stima che dai 150 ai 200 milioni di persone si siano spostate dalle campagne alle citta' in cerca di lavoro e che il loro numero crescera' nel prossimo decennio. In alcuni centri urbani, ormai costituiscono la maggioranza della popolazione. I lavoratori migranti sono obbligati a registrarsi come ''residenti temporanei'', attraverso una procedura spesso particolarmente complessa, chiamata ''sistema dello hukou''. Ma anche chi riesce a venirne a capo continua a subire discriminazioni nei settori dell'abitazione, dell'educazione, della sanita' e dell'impiego.
Coloro, e sono la maggior parte, che non riescono a completare la procedura, si trovano privi di uno status legale, in una condizione di vulnerabilita' che favorisce lo sfruttamento da parte della polizia, dei proprietari terrieri, dei datori di lavoro e di chi ha la residenza permanente. "Il governo centrale ha preso alcune misure per mitigare la sofferenza dei lavoratori migranti, ma la causa maggiore di essa non e' stata modificata: il 'sistema dello hukou' continua a discriminare le persone sulla base della loro origine sociale", ha commentato Baber. "Il governo deve riformare questo sistema - ha aggiunto il responsabile della Ong - e spingere le autorita' locali ad applicare le leggi esistenti, che dovrebbero assicurare cure mediche, migliori condizioni d'impiego ed educazione primaria gratuita". I datori di lavoro ricorrono a numerose tattiche per impedire ai lavoratori di lasciare l'impiego: chi intende licenziarsi rischia di perdere due o tre mesi di paga; alla vigilia del Capodanno le paghe vengono trattenute in modo da costringere il lavoratore a fare rientro in fabbrica dopo le ferie o da privarlo dei soldi per prendere un treno e dunque impedirgli di lasciare la citta'; spesso i lavoratori sono obbligati a versare un deposito per venir dissuasi dal cambiare lavoro. A causa del loro status vulnerabile, sono pochi i lavoratori migranti che denunciano le iniquita' del ''sistema dello hukou''.

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