martedì 20 febbraio 2007

Che fine ha fatto l'Aids? E' tra noi, più attivo che mai...


Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, dall’inizio dell’epidemia, nel nostro Paese sono stati segnalati 57221 casi di AIDS, ma se si corregge per il cosiddetto ritardo della notifica, il totale cumulativo si avvicina a quota 57500. Di questi pazienti, 35046 sono deceduti. “L’incidenza di nuovi casi di AIDS è decisamente diminuita rispetto al passato, grazie all’uso dei cocktail di farmaci antiretrovirali, anche se il decremento tende ora a rallentare.” dichiara il Dr. Gianni Rezza, Direttore del Centro Operativo AIDS, Istituto Superiore di Sanità, Roma, “L’incremento della sopravvivenza determina un aumento nel numero di persone che vivono con una diagnosi di AIDS, che si stima abbiano ormai superato quota 22000. Si modificano le caratteristiche delle persone affette da AIDS: aumenta l’età media alla diagnosi (43 anni per gli uomini e 39 per le donne), aumenta la proporzione di casi diagnosticati in stranieri, diminuiscono fortemente i casi riscontrati in tossicodipendenti mentre, al contrario, aumenta l’impatto della trasmissione sessuale.”
Per quanto riguarda la situazione in Friuli Venezia Giulia, alla fine del 2005, ultimo dato disponibile, sono stati diagnosticati 440 casi di AIDS conclamato, con un calo di incidenza nel 2005 verso il 2004 ed il 2003 (8 casi nel 2005 vs 18 casi nel 2004 e 14 casi nel 2003). D’altra parte vi è anche nella nostra regione una preponderanza netta dei casi trasmessi per via sessuale, soprattutto per via eterosessuale, in quanto degli 8 casi del 2005 ben 6 erano per via eterosessuale, dei 18 casi del 2004 ben 10 erano per via eterosessuale e 2 per via omo o bisessuale, dei 14 casi del 2003, ben 9 erano per via eterosessuale e 2 per via omo- bisessuale. “Anche nella nostra regione, la via sessuale è diventata preponderante, come nel resto del paese, ed è soprattutto la via eterosessuale la via di trasmissione più frequente dell’infezione da HIV nei cittadini del Friuli Venezia Giulia” commenta il Prof. Tirelli.
“L’AIDS non è comunque assolutamente una malattia sotto controllo, anche se nell’immaginario collettivo l’HIV è considerato curabile ed i pazienti con infezione da HIV sono considerati erroneamente poco o per nulla infettivi. In generale bisogna convincere i giovani ed i meno giovani (sono infatti i piu’ anziani oggi quelli piu’ a rischio) a modificare i loro comportamenti sessuali tenendo conto dell’attuale epidemia AIDS che non è assolutamente terminata ma che è in atto, complicata anche dal fatto dell’immigrazione da paesi dove l’HIV/AIDS è molto più diffuso che da noi.” Ma quali sono i comportamenti nello stile di vita sessuale? “Si può consigliare questa strategia, famosa in tutto il mondo come ABC (abstinence, be faithful, condom): 1. l’astinenza, anche temporanea; 2. rapporti sessuali con un unico partner HIV negativo e che sia fedele; 3. uso del preservativo quando non si è nei punti 1. e 2”, continua il Prof. Tirelli. “Anche l’assistenza domiciliare è un fiore all’occhiello della nostra attività AIDS in questi 20 anni. Ben 401 interventi di assistenza domiciliare sono stati compiuti soltanto nell’anno 2006 con oltre 1480 prestazioni di educazione sanitaria, prelievi, counselling, infusioni venose effettuate nelle province di Pordenone e Udine dal nostro team di assistenza domiciliare. A proposito, l’attivita’ delle nostre infermiere professionali è stata encomiabile e senza di loro non si sarebbe potuto portare avanti l’attivita’ che abbiamo prodotto in questi anni.


Eppure, di Aids e dei metodi per prevenirlo non si parla praticamente più. Lupo Alberto, aiutaci tu. Lo hanno in messo in pensione poveretto, eppure faceva un buon lavoro. Perchè il Monistero della Salute non investe più in campagne di prevenzione che tanto bene farebbero ai giovani?

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