sabato 24 febbraio 2007

Ipod e ricordi di infanzia


Dio salvi l’Ipod e chi lo ha inventato. Posso capire quelli che non ne possono più fare a meno, mille canzoni in un oggetto semplice e bellissimo più sottile di un pacchetto di sigarette da 10, il tuo mondo sempre con te. Ringrazio di cuore l’anima santa che me lo ha regalato e Ele che mi ha avviata su questa strada di non ritorno. Sono una donna completa.

Comunque, non era di questo che volevo parlarvi anche se ogni tanto mi va di celebrare qualcosa e stasera è toccato al piccolo amico nero da 4 Giga.

In questi giorni mi sono tornati alla mente odori e profumi del passato. Personalmente ho una memoria olfattiva molto intensa (chissà magari in una vita precedente ero un cane da tartufo…) e un odore che mi colpisce improvvisamente è in grado di farmi sobbalzare oltre a darmi una emozione molto intensa, spesso di gioiosa sorpresa, come se ritrovassi un amico che non incontravo da tanto tempo. Non ricordo dove fossi oggi ma ad un certo punto è arrivato dritto dritto nel cervello l’odore di erba appena tagliata, un milione di immagini verdi, di sfumature, di prati. Un profumo che adoro. Ho annusato l’aria, avida, ed ho recuperato altri ricordi della mia memoria olfattiva: la cannella ad esempio, il profumo inebriante della mimosa, l’odore perduto per sempre del mare (il mare non profuma più, ci avete fatto caso?) e, legato al mare, l’odore della pelle bruciata dal sole e uno dei miei profumi preferiti, quello della crema solare al cocco che mi spalmava mia mamma quando ero piccola. Non ne ho più trovata una uguale, ora mi accontento di un burro di cacao.
A proposito di burro di cacao, quello della mia infanzia era rosa, la confezione celeste, anzi era bianco con il centro rosa e un aroma di fragola, come si conviene a quella età. Abitavamo in Trentino a quel tempo e, durante la preistoria di internet (parlo degli anni ’70) la gente comunicava con i C.B., i ‘baracchini’, trabiccoli che usavano i camionisti ma che si potevano installare in casa o in macchina pagando lo scotto di una antenna lunghissima. Erano il giurassico dei cellulari, ma qualcuno degli amici di mia madre lo aveva in auto e per parlare si inventavano dei nomi in codice, io ero Fragoletta e mia mamma boh, mi pare Raggio di Luna. Ricordo che si potevano captare anche le onde radio di Polizia e Carabinieri e su questo ci potrebbe raccontare molto di più il mio amico Max che con quell’aggeggio ci ha fondato mezza carriera giornalistica o quasi (vero Max???).


Era un milione di anni che non ricordavo più questa cosa….Chissà da dove diavolo è arrivata così come ricordo una sera che mia mamma mi porto in un locale, lei aveva una camicetta di seta bianca e un paio di jeans, la sua mise preferita per essere carina senza doversi agghindare, e sopra la sua pelliccia di volpe siberiana con delle immense maniche di lana. In realtà non lo ha mai saputo neanche lei se esistesse sto cavolo di volpe siberiana, ma non c’è mai stato nessuno che abbia avuto il coraggio di obiettare, probabilmente suonava bene.
Insomma, quella sera, che mia mamma era davvero carina ma io avevo comunque circa 5 anni mi addormentai su un divanetto. Non so perché ma l’episodio deve aver rappresentato una sorta di imprinting perché poi mi è capitato di nuovo un milione di volte: mi sono addormentata con la fronte su un tavolino di un bar di Largo Argentina, e una sera in discoteca all’Argentario a vent’anni suonati. Per me locale fa rima con ‘ronfare’.


Per stasera la finisco qui. C’è un limite anche alle memorie,
Notte.

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