venerdì 23 marzo 2007

Il farmaco che cancella i brutti ricordi? Non sono daccordo


Assolutamente pollice verso all'idea di un farmaco di cancellare i ricordi sgradevoli, anche quelli traumatici. Cancellerebbe così la nostra possibilità e capacità di adattarci a ciò che ci accade, di fare copying, di reagire, di elaborare. Diventeremmo automi capaci solo di avere uno stato d'animo neutro o felice. Invece la sofferenza e il dolore ci cambiano, spesso in meglio, come negare una simile possibilità?

Siamo geni ma l'influenza dell'ambiente e quindi delle esperienze è fondamentale nella costruzione di quello che siamo. Una pillola del genere significa snaturare completamente le nostre potenzialità e addomesticarci. Anche convivere con una brutta esperienza o con un trauma può essere una potenzialità.

Io quindi voto contro, e voi?


New York, un gruppo di scienziati del Centro per le scienze neurologiche ha scoperto che un farmaco può cancellare un singolo evento sgradevole
Addio a traumi e brutti ricordi "Ecco il correttore mnemonico"
Esperti divisi: per alcuni modificare la memoria equivale a trasformare la personalità Secondo altri si potrebbero aiutare le vittime di attentati terroristici, stupri e incidenti.

ROMA - Addio lunghe sedute dallo psicanalista o notti insonni. Presto cancellare dalla memoria un evento traumatico o, più semplicemente, un fastidioso brutto ricordo, potrebbe essere facile come prendere un'aspirina. Un gruppo di scienziati del Centro per le Scienze Neurologiche di New York ha fatto un passo avanti nella direzione indicata da tanti film e libri di fantascienza, mettendo a punto un farmaco capace di rimuovere ricordi sgradevoli che, nostro malgrado, la memoria si ostina a conservare. Per ora i test sui ratti hanno dato risultati molto incoraggianti. In un prossimo futuro la sperimentazione su volontari umani dirà se l'equipe guidata da Joseph LeDoux è sulla strada giusta. I ricercatori sono riusciti ad intervenire sul meccanismo che regola il trasferimento dei ricordi dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine, dove risiedono i ricordi permanenti, usando un farmaco di cui già si sapeva che procurava amnesia. Ai ratti sottoposti all'esperimento, è stato insegnato ad associare due suoni diversi a scariche elettriche lievi, e quindi a temerli anche se non erano più accompagnati da scosse. Poi ad una metà dei roditori è stato iniettato l'U0126. Il giorno dopo ai due gruppi di animaletti è stato fatto quindi ascoltare uno dei due suoni: quelli che avevano ricevuto l'iniezione non ne avevano più paura. Per i ricercatori il farmaco ha impedito il "riconsolidamento" del ricordo nella memoria permanente.

La ricerca del team americano non è comunque la prima nel suo genere: già nel 2004 un gruppo di scienziati di Cambridge aveva ipotizzato di poter alterare il processo di riconsolidamento dei ricordi. Nello stesso anno, studi condotti in parallelo in Francia, Canada, California e New York, furono presentati al convegno della Società di Neuroscienze. Ma questo tipo di ricerca apre il dibattito a problemi etici di non poco conto: anche i ricordi negativi fanno parte dell'apprendimento e quindi ci aiutano a migliorare: è giusto cancellarli?


Quali possono essere le conseguenze delle modifiche chimiche ad uno dei principali meccanismi di autoconservazione dell'uomo, ovvero la paura? Il Comitato di Bioetica della Casa Bianca, si è già schierato contro questo tipo di studi, sostenendo che modificare il contenuto della nostra memoria equivale a modificare la nostra personalità. Di tutt'altro parere Roger Pitman, psichiatra di Harvard, secondo cui la cancellazione della memoria permanente potrebbe aiutare le vittime di attentati terroristici, stupri e incidenti. Questi traumi condizionano negativamente la vita, l'emotività e la serenità di chi li subisce. Dunque questo "correttore mnemonico", potrebbe farci vivere, almeno in teoria, più felici e meno stressati. E, forse, un po' meno consapevoli. (Fonte: La Repubblica 22 marzo 2007)


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