giovedì 1 marzo 2007

La storia del Coso.


Confesso di amare molto le storie e le persone che hanno la generosità di regalarmele.
Questa è una storia che ho implorato la mia amica Susy di scrivere perché avrebbe meritato un piccolo libro. Lei non lo ha mai fatto e allora ve la racconto io.

Si chiama: la mia vita con il “Coso”.
Susy è una violoncellista ed ha girato il mondo per studiare e dare concerti. Ovviamente sempre in compagnia del suo strumento, un aggeggio alto quasi due metri e dal costo di svariati milioni (delle compiante vecchie lire).
Dato il valore e la sua delicatezza lo strumento non ha mai viaggiato in stiva, ma data la mole ha sempre avuto bisogno di un “posto a sedere”. Giuro che non scherzo.
E tra l’altro avendo una base larga non era nemmeno possibile farlo stare comodo e quindi era necessario metterlo a testa in giù. Questo però comportava un inconveniente: ossia che il passeggero davanti non potesse in alcun modo abbassare lo schienale.
Questo fatto, durante un viaggio verso la Russia, dove Susy ha poi vissuto alcuni anni, suscitò il risentimento di un passeggero che apostrofò la hostess: “Ma insomma, lei deve spostare questo COSO” e la risposta fu: “Caro Signore, il “coso” paga il biglietto e quindi ha diritto a rimanere dove si trova”.
Fu così che il nome gli rimase e ancora oggi il violoncello di Susy è noto come il “Coso” (la maiuscola gli spetta pure quella).
Ma non è finita qui, anzi è solo l’inizio: Susy è una persona curiosa, forse inquieta, con una straordinaria capacità di adattamento. Dopo la Francia, la Russia e Dio solo sa dove, è approdata negli Stati Uniti, prima a New York, poi a Chicago e ora di nuovo a New York.
Potete immaginare quanto abbiano viaggiato, lei e il “Coso”.
Ma non sempre in business class.
Dato che spesso gli ingaggi non prevedevano il rimborso spese di viaggio, in quei casi bisognava sperava in un passaggio, in un “aerostop” vero e proprio e Susy ha quindi viaggiato gratis: elemosinando un passaggio oltreoceano, più di una volta seduta sugli strapuntini delle hostess. E il Coso? Imbragato in uno dei bagni, legato ben bene come un salame. Se non ricordo male qualche viaggio seduta sul WC, con il Coso in braccio se lo è fatto anche lei.
Quando mi ha raccontato i “viaggi del Coso” l’ho implorata di scrivere un pamphlet e mi sarei occupata volentieri di trovarle un editore.
Ci eravamo conosciute da pochissimo, vittime di un guasto aereo che ci ha tenute bloccate (insieme al mio amico Franco) oltre 26 ore all’aeroporto di Chicago. Siamo diventate amiche e ora chattiamo via msn io da Roma e lei direttamente dalla Grande Mela dove credo faccia una vita alla Sex & the city. E il Coso, non so se ha acquisito la cittadinanza americana pure lui.
Ah dimenticavo, nel caso in cui voleste consigliare ai vostri figli uno strumento da suonare, che ne dite del flauto traverso?

2 commenti:

Unknown ha detto...

Grazie Jo!
Susy & il Coso

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe conoscerlo.